“L’elezione di Mattarella non è un successo di Renzi ma di Bersani”. Ne è convinto il senatore piacentino Pierluigi Petrini, che nella sua lunga carriera ha avuto modo di conoscere direttamente il neo presidente della Repubblica (vedi foto in allegato). “Sì, lo apprezzo e lo stimo – ha detto il senatore – e sono felice della scelta. La sua caratteristica principale è la serietà. Per questo sono certo che non ci delizierà con i tweet, non farà battute irriverenti e irriguardose, ma saprà interpretare nel pieno rigore costituzionale il suo mandato”.
Petrini, residente a Rottofreno, proprio oggi si trovava a Roma per partecipare, benché indirettamente, all’elezione del capo dello Stato. Ed è li che lo abbiamo contattato, per chiedergli un’analisi di questo passaggio storico per il nostro paese. Per il senatore, nonostante la voglia di etichettare Sergio Mattarella, non ha più senso ricordare le profezie per ricordare la sua antica appartenenza alla Dc (“risorgeremo come Lazzaro”) o addirittura ad una specifica corrente (quella morotea, cioè sostenitore del pensiero e della linea politica di Aldo Moro). “Non parlerei di Democrazia Cristiana, ma di una classe dirigente che aveva crismi che si sono persi nel tempo. Sarebbe potuto appartenere alla Dc, come al Pci o al Pri, dei quali ho avuto il piacere di conoscere anche Napolitano, Zanone o La Malfa. Parlerei invece di una classe politica che aveva una caratura diversa da quella attuale. Aveva capacità decisamente superiori”.
Una caratteristica, però – secondo Petrini – si può attribuire alla figura di Sergio Mattarella. E cioè il non essere stato fra i candidati usciti dal patto del Nazareno: “Credo che quello che viene attribuito come successo di Renzi sia invece di Bersani. Perché quando ha riunito 140 deputati del Pd su una linea di dissenso, Renzi ha capito il rischio che stava correndo. Ha temuto che potesse coagularsi un numero congruo di preferenze su Prodi che lo avrebbe messo con le spalle al muro, dovendo essere lui stesso ad affossarne la candidatura. Così ha giocato d’anticipo, non ha annunciato il candidato alla vigilia della quarta elezione, come aveva detto, ma subito all’inizio della prima. Ha disinnescato la miccia, ma alla dissidenza piddina va il merito di aver fatto capire a Renzi quanto potesse essere pericolosa la strada del Patto del Nazareno”.
Il commento a caldo su Facebook di Pierluigi Petrini: “L'indicazione di Mattarella (ottima scelta) contravviene al patto del Nazareno. Lo dice, con nostra grande soddisfazione, Silvio Berlusconi. Eppure non c'è renziano che non accusi quanti denunciavano quel patto, sottraendosi ai peana in gloria del loro leader, di vergognose dietrologie. "Avete visto!" è il motto dei corifei. Neppure li sfiora che a questo risultato si sia giunti proprio grazie alla levata di scudi dei 140 dissenzienti che hanno denunciato l'inaccettabilità di quel patto e il timore per Renzi di trovarsi di fronte ad una nuova designazione di Prodi nell'impossibilità di affossarla senza disgustare l'elettorato Pd”.