Un risultato storico per allevatori e consumatori che nella metà dei casi sono disposti a pagare il vero Made in Italy alimentare fino al 20% in più ma c’è addirittura un 12% che è pronto a spendere ancora di più pur di avere la garanzia dell’origine nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare il via libera all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e dei derivati come formaggi o yogurt annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano dove si è svolto oggi l’appuntamento nazionale in occasione del Milk World Day celebrato dalla Fao in tutto il mondo.
Un risultato, fa sapere Coldiretti, che arriva a ben undici anni esatti dall’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine per il latte fresco fortemente voluto dall’associazione di agricoltori, anche per sostenere i consumi di un alimento fondamentale nella dieta degli italiani.
“Questa è una vittoria, tuona Marco Crotti, presidente di Coldiretti Piacenza, degli italiani che in più di 9 casi su 10 hanno espresso l’esigenza di trasparenza considerando molto importante che nell’etichetta del latte e dei derivati venga riportato il Paese d’origine, ma anche degli allevatori. Con l’etichettatura di origine diciamo finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy e abbiamo l’arma per difenderci dai soprusi delle multinazionali che si fregiano del tricolore senza averne diritto e che preferiscono importazioni di bassa qualità a basso costo invece di sostenere le realtà economiche del paese, che lo presidiano attraverso le produzioni di qualità. Il provvedimento annunciato dal premier finalmente porrà un freno ai “furbetti del formaggio” responsabili della chiusura, dal 2005 ad oggi di oltre 220 allevamenti piacentini.”
Nella provincia, fa sapere Coldiretti Piacenza su elaborazioni dei dati della Camera di Commercio, il valore delle importazioni di prodotti dell’industria lattiero casearia dal 2013 al 2015 è aumentato quasi del 31% raggiungendo oltre 45,7 milioni di euro.
“Adesso, ribadisce Giovanni Cremonesi, direttore di Coldiretti Piacenza, possiamo proteggere la nostra produzione da quei 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, che entrano ogni giorno nel nostro paese per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. 1,7 milioni di mucche da latte presenti in Italia, di cui 33.700 a Piacenza, possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt che garantisce livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea che conta 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.”
L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua la Coldiretti – salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razza bovine allevate a livello nazionale. Ad essere tutelati – conclude la Coldiretti – sono 120mila posti di lavoro nell’attività di allevamento da latte che generano lungo la filiera un fatturato di 28 miliardi che è la voce più importante dell’agroalimentare italiano dal punto di vista economico, ma anche da quello dell’immagine del Made in Italy. La scelta di trasparenza fatta in Italia è importante per essere più forti anche nella lotta all’agropirateria internazionale sui mercati esteri dove i formaggi Made in Italy hanno fatturato ben 2,3 miliardi (+5%) nel 2015.