In vista della settima assemblea generale di Città comune, che si terrà sabato 15 marzo alle ore 15,30 presso la sede di via Borghetto a Piacenza, abbiamo fatto due chiacchiere con Gianni D’Amo, animatore politico e culturale per anni, consigliere comunale, candidato sindaco alle primarie del Pd o pensatore “eretico” della sinistra piacentina. Oggi, che non ricopre più nessun ruolo nelle istituzioni e ha passato la mano anche all’interno dell’associazione – pur facendone ancora parte attivamente – rimane comunque la figura di riferimento, insieme al presidente Piergiorgio Bellocchio.
A lui abbiamo chiesto, prima di tutto, se pensi, direttamente o indirettamente, a un futuro impegno politico personale o di Città comune: “In questa situazione di grande difficoltà, di disorientamento e di non facile collocazione all’interno delle trasformazioni politiche, che evolvono velocemente, non ci pensiamo in modo ossessivo, ma se tiriamo avanti ancora un paio d’anni sarà obbligatorio” ha risposto.
Insomma, all’assemblea fissata per rinnovare i vertici e redigere il bilancio, come di consueto, le discussioni saranno tutt’altro che tecniche. E non mancherà qualche nota autocritica: “La struttura dell’associazione è lenta e prettamente locale, anche se con collegamenti con altre realtà. Io personalmente ne avrei abbastanza ma ci toccherà dire la nostra, perché siamo di fronte a una serie di problemi che sono stati sciolti in maniera che non approviamo. Per esempio l’idea dell’uomo solo al comando, non va bene, né a Piacenza né a Roma. Un’idea voluta dalla politica e da una parte della popolazione. E’ sbagliata e produce un sacco di guai e la rottura del rapporto tra la città, il paese e le istituzioni. Più aumentano gli uomini soli al comando e più l’elettorato si è dimezzato, così da avere un’enorme visibilità dei politici e un’enorme invisibilità di chi va a votare”.
E tornando a Città comune e al suo peso politico, D’Amo ha ricordato che “siamo stati insufficienti ad avere un ruolo politico amministrativo di primo piano, ma largamente sufficienti per avere un ruolo di testimonianza. Comunque, bisogna riconoscerlo, siamo un po’ lenti. Si discute, si ragiona, fin troppo. E’ uno dei difetti. Già nel 2007, quando prendemmo il 3.5% delle preferenze e 2mila voti, si parlava di Movimento 5 Stelle ma io non so ancora chi siano, a parte il nome di tre consiglieri comunali. Non so cosa facciano, di cosa si occupano. Sono fenomeni largamente mediatici, non solo i 5 Stelle, anche gli altri partiti e non c’è rapporto tra il lavoro che fanno e il tipo di risultato elettorale che ottengono. E riguarda tutti, dal Pd a Forza Italia. Ho l’impressione che non esistano. Se penso solo ad Andrea Paparo, candidato sindaco per il centrodestra neanche due anni fa: giovane, con esperienza, si è fatto da parte ultimamente. Credo sia un problema, perché hai enormi ubriacature mediatiche e non ti ricordi cosa è successo l’anno prima. Hai un sovrappiù di bassa informazione ma solo dell’ultima settimana. Ricordo che abbiamo votato per le politiche un anno fa, con Pier Luigi Bersani che ha ‘non ha vinto’ e sembrano passati 20 anni, mentre siamo con lo stesso quadro istituzionale e parlamentare”.
Insomma, D’Amo sarà anche stufo di fare politica ma, appena si attacca il discorso, è difficile frenarlo. E così, uscendo dal seminato, ma non troppo, ci ha spiegato cosa ne pensa del dibattito in corso sulla legge elettorale portato avanti dal neo premier Matteo Renzi. Senza dimenticare un suo intervento, di qualche anno fa, in cui in consiglio comunale già mise in guardia due esponenti oggi di primo piano nella politica nazionale come Roberto Reggi e Paola De Micheli: “L’incostituzionalità della legge elettorale precedente la denunciai almeno 6 anni fa. Durante il bilancio del 2008, primo preventivo del secondo mandato Reggi, parlai di questo scandalo, cioè che con il 30 o 32% potevi governare il paese. E c’era solo un precedente, la legge Acerbo, del 1923, che ha preceduto la definitiva affermazione del Fascismo. E ricordo le facce di Reggi e dell’allora assessore al Bilancio De Micheli, eppure la situazione era quella. Quando la Corte costituzionale arriva prima della politica a me fa impressione. Abbiamo una classe dirigente che per anni ha fatto finta di non sapere che quel tipo di legge era incostituzionale e oggi discute di una riforma elettorale con amplissime caratteristiche di incostituzionalità, per stabilire che vince qualcuno anche se non ha vinto”. Insomma, per l’ex consigliere comunale “il modello tedesco non viene preso in considerazione, anche se la Germania dimostra da anni di avere stabilità politica e ha avuto problemi enormi da risolvere, come l’unificazione ovest-est. Ha una grande stabilità politica, con un solido regime parlamentare e non sappiamo neanche come si chiama il presidente della Repubblica, perché dove funziona questo modello è una carica simbolica. E quando nessuno vince, si mettono intorno a un tavolo per tre mesi e concordano un programma. Eppure di quel modello nessuno discute”.
Insomma, con Gianni D’Amo all’interno del dibattito dell’assemblea di Città comune, come sempre, se ne vedranno delle belle. Di seguito il comunicato che introduce l’appuntamento del 15 marzo.
“Si tratta di fare un bilancio politico del lavoro svolto, di approvare quello economico, di tracciare qualche linea per l’attività futura, di rinnovare cariche e organismi dell’Associazione (Presidente, Direttivo, Tesoriere). È un adempimento statutario, ma noi vorremmo che fosse il meno rituale possibile, un’occasione di discussione reale e orientamento per il futuro. Piergiorgio Bellocchio, Marco Tanzi e Massimo Gardani – rispettivamente Presidente, Coordinatore del Direttivo e Tesoriere uscenti – ci proporranno valutazioni e idee sul fatto e sul da farsi, a partire dalle quali si aprirà la discussione.
Siamo all’ottavo anno di attività, totalmente autofinanziata con tesseramento e sottoscrizioni, e autogestita con lavoro volontario. Più che in passato abbiamo bisogno oggi del contributo e dell’intelligenza di tutti per andare avanti. Critiche e proposte sono sollecitate e ben accette (e magari fa bene anche qualche apprezzamento). Che cosa va del nostro lavoro? In cosa dobbiamo cambiare? Tu cosa vorresti che facessimo e cosa direttamente vorresti fare con noi? Se ci aiuti a mettere a fuoco meglio (e a rispondere a) queste domande, sarà senz’altro una buona assemblea.
Noi che ti scriviamo ci chiamiamo il Direttivo allargato o anche “quelli del giovedì”, cioè quelli che, attraverso un non sempre agevole dibattito interno, coordinano l’attività pubblica
dell’Associazione. Dal nostro punto di osservazione, Cittàcomune è innanzitutto un luogo dove sono ancora possibili un pensiero e un’azione non predeterminati dalle correnti mediatiche.
Opponiamo resistenza alla cattiva omologazione, che ci impedisce di capire l’essenziale del mondo in cui siamo, di elaborare le esperienze, persino di ricordare, in certi casi, ciò che è successo la settimana o il mese scorsi. Se ci dai una mano anche tu, forse possiamo fare di più e meglio.
www.cittacomune.it cittacomune@gmail.com
Dunque, se puoi, ti aspettiamo sabato pomeriggio (15 marzo)
L’assemblea è dalle 15,30 alle 18,30 (aperta a tutti gli interessati). Dalle 16 alle 19 i soci possono votare per Presidente, Direttivo e Tesoriere. E poi non ci faremo mancare un bicchiere di bianco…”.