“Pugnalato alle spalle”, “fatto fuori da pressioni politiche”, “scaricato dal Partito Democratico”. Sono le espressioni pronunciate dall’ex assessore al Bilancio Pierangelo Romersi che dopo settimane di silenzio, ha deciso di esternare tutta la sua delusione ed amarezza per l’epilogo della sua avventura come amministratore a Palazzo Mercanti. Una fine decretata sabato scorso quando fino all’ultimo aveva avuto la sensazione di poter proseguire nel suo mandato.
“Sono stato estromesso perché mi sono fidato delle persone sbagliate e perché non ho padri, padroni e padrini. Ma se nel primo caso a tutti può capitare di fidarsi delle persone sbagliate, di non avere padroni ne vado fiero. Constato in maniera amara che non c’è differenza tra la nuova e la vecchia politica”.
“Ho sempre cercato di unire, soprattutto in fase pre-elettorale dove dopo le primarie si rischiava la rottura. Un tentativo proseguito in questi 18 mesi, ma evidentemente non erano le modalità richieste dal sindaco”. Già, l’amico Paolo Dosi, con cui Romersi dice di aver condiviso molte scelte in giunta, di non aver ricevuto mai appunti sul suo operato. E al quale oggi, “dopo tutto quello che è successo”, dice di non voler muovere accuse particolari. Salvo un paio, pesanti come macigni ma dette con velenoso candore. “Dosi non è Reggi. Doveva crearsi una sua leadership e non scimmiottare il suo predecessore. E’ rimasto prigioniero dei suoi slogan, gli anni più belli devono ancora venire etc”. E poi: “A proposito di Reggi: non si capisce perché allora Reggi aveva un ottimo vicesindaco come Cacciatore, non si capisce perché per Dosi non sia stato così ottimo”.
L’ex assessore, che lunedì riprenderà servizio in Provincia (dove era in aspettativa), usa parole forti. “Sono stato pugnalato alle spalle. Fino al 7 gennaio ho sentito il sostegno di Dosi e condiviso con lui ogni scelta fatta. Di fronte alle richieste di rimpasto, lui aveva sempre ribadito di avere fiducia in noi. Sentirsi dire da un giorno all’altro che si è fuori, è una pugnalata. Ammetto che a un certo punto mi sembrava quasi di essere su Scherzi a Parte per le modalità adottate”.
Usa anche la parola “epurazione”, quella che il sindaco non accettava, quando legge le motivazioni contenute nella lettera di revoca. “Testuale: tenuto conto delle sollecitazioni delle forze politiche di maggioranza …. Più chiaro di così: sono stato fatto fuori da pressioni politiche, scaricato dal Pd, da altri che volevano la mia poltrona”. Aggiunge rivolto in maniera sarcastica al segretario del partito Gian Luigi Molinari: “Condivido quello che ha detto quando parlava di cambio di passo soprattutto in alcune direzioni: Expo 2015, Sviluppo Economico e centro storico (stilettate agli ex colleghi Tarasconi e Timpano che detengono le deleghe, ndr)”.
Va oltre quando parla di “dopo-Dosi già iniziato”. “Chissà se lo faranno governare. Chi oggi gli ha fatto pressioni per cambiare, magari si augura che non finisca il mandato…”. Comunque sia Romersi resta nel Pd, “la politica è anzitutto passione. E per il dopo Dosi ci sono anch’io”.
Rivendica alcuni risultati raggiunti in questi 18 mesi, “a testimonianza del lavoro svolto”: il piano di razionalizzazione una tassazione più equa, il pagamento dei fornitori del Comune grazie al lavoro svolto con Stato e Regione; l’organizzazione di un ente più lineare, il piano di formazione e progettazione per accedere a Fondi europei, il mercato elettronico dei fornitori e il primo laboratorio protetto del mondo della cooperazione sociale.
Poi dà qualche consiglio al sindaco: “Dovrà stare attento all’assalto alla diligenza; sarebbe meglio che dicesse sempre la verità e non faccesse del cinema (quello lo sapeva fare bene Reggi); si ricordi che il Comune è dei cittadini, non del sindaco o del partito”. “Ogni giorno – ha promesso – pregherò per lui e per la città”. Infine l’ultimo sassolino: “Anche se nessuno dei miei colleghi di giunta finora si è fatto vivo, formulo alla nuova giunta i miei più sinceri auguri”.