Un giro di spaccio da oltre 10mila euro a settimana, circa 500 clienti. Un traffico di droga enorme che conferma come a Piacenza e provincia il consumo di sostanze stupefacenti sia davvero una piaga diffusa e radicata. Un traffico interrotto però da una lunga e complessa indagine dei carabinieri, coordinata dal pm Matteo Centini. Tutto si svolgeva nei campi tra Sarmato e Castelsangiovanni. Quattordici le ordinanze di custodia cautelare, due delle quali non eseguite: uno degli arrestati, infatti, è tuttora latitante mentre un altro, considerato tra i capi dell’organizzazione, è morto in un recente incidente stradale. Parliamo dell’operazione portata a termine lunedì mattina alle prime luci dell’alba e di cui abbiamo già fornito un’anticipazione. L’inchiesta è iniziata nell’aprile 2017. I militari dell’Arma hanno gettato luce su un ramificato giro di spaccio, soprattutto cocaina ed eroina, in minor parte hashish. Ai vertici un gruppo di marocchini, irregolari sul territorio italiano e pregiudicati, tutti provenienti dall’hinterland milanese. I nordafricani avevano preso contatti con alcuni pregiudicati piacentini, ogni giorno raggiungevano la Valtidone in treno e insieme ai complici “locali” prendevano posto tra i campi di grano. I clienti chiamavano al cellulare e ordinavano tipologia e quantità di droga: una volta raggiunto il punto preciso concordato, uno degli italiani attraversava il campo con la sostanza stupefacente richiesta, si avvicinava all’auto dell’acquirente e procedeva allo scambio per poi scomparire di nuovo tra le coltivazioni. Il cliente ripartiva. In tre mesi di indagine sono state documentate ben 1200 cessioni di droga per un totale di 2 chili venduti: e si parla solo delle prove raccolte dai carabinieri che di certo non potevano restare appostati h24 e 7 giorni su 7, quindi i numeri sono sicuramente maggiori. Ma lo spaccio non si limitava alla cessione che avveniva nei campi. Alcuni degli italiani, infatti, prendevano in consegna dai marocchini quantitativi di droga che poi andavano a spacciare in altre zone, capoluogo compreso. A complicare ulteriormente le indagini l’attenzione e la “professionalità” degli spacciatori i quali adottavano espedienti di vario tipo per rendersi irraggiungibili: per esempio viaggiavano su auto intestate a prestanome e mai con in tasca droga, comunque facevano in modo di limitare al massimo gli spostamenti.
I carabinieri hanno iniziato appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche fino a quando sono riusciti a ottenere un quadro preciso del sodalizio criminale. A quel punto la Procura ha emesso quattordici ordinanze di custodia cautelare per 8 marocchini e 6 italiani. Come detto, uno dei nordafricani è tuttora ricercato, mentre un altro è deceduto in un sinistro stradale. Tutti gli altri si trovano in carcere, tranne tre italiani per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari. Si trattava di droga di bassa qualità, tagliata più volte e particolarmente accessibile sotto il profilo economico: cocaina a basso costo ma proprio per questo ancora più pericolosa per la salute. Un elemento inquietante e tuttora privo di spiegazione riguarda il denaro generato da queste compravendite, come spiega il pm Centini: “Parliamo di guadagni che si aggirano intorno ai 10mila euro a settimana, soldi che venivano dirottati nel Milanese dove i marocchini avevano stabilito la propria base operativa. I personaggi che gestivano questo traffico di stupefacenti, però, non utilizzavano questo denaro per sé. A chi andava dunque? Come è stato investito? Domande alle quali stiamo cercando di dare risposta”.
Durante le indagini gli inquirenti sono venuti a conoscenza anche di una rapina messa in atto da un cliente ai danni degli stessi spacciatori. In sostanza, uno degli acquirenti abituali ha inviato tre amici ad acquistare droga per conto suo. Quando il pusher è emerso dalla vegetazione, dalla vetura sono usciti due del commando che inizialmente hanno finto di essere carabinieri, poi hanno puntato un arma (non meglio specificata) contro il venditore obbligandolo a consegnare la sostanza stupefacente. Anche su questpo episodio sono in corso accertamenti.
Purtroppo, come detto, questa operazione dimostra ancora una volta come a Piacenza il consumo di droga sia particolarmente diffuso: “Fortunatamente – commentano Centini e il procuratore capo Salvatore Cappelleri – possiamo contare su forze dell’ordine particolarmente abili. In questo caso i carabinieri hanno lavorato con abnegazione e in maniera eccellente dimostrando di essere motivati e preparati”.
I parlamentari della Lega, Murelli e Pisani e il consigliere regionale Rancan: «Complimenti alla procura e ai carabinieri
«Complimenti ai carabinieri che hanno sgominato una grossa gang di spacciatori, ma preoccupazione per il quadro delineato dall’inchiesta. Centinaia di migliaia di euro provenienti da attività criminali che non si sa che fine facciano, se finiscano cioè nei circuiti del crimine o, peggio, se possano essere usati per finanziare movimenti fondamentalisti legati al terrorismo di matrice islamica, visto che buona parte di quei soldi prendevano la strada del Maghreb». Lo affermano i parlamentari della Lega, la deputata Elena Murelli e il senatore Pietro Pisani e il consigliere regionale Matteo Rancan. «Ora pene dure e certe per chi sarà ritenuto colpevole – aggiungono – ed espulsione degli immigrati coinvolti nello spaccio, perché di questa immigrazione non sappiamo che farcene».
L’operazione dei carabinieri, affermano i parlamentari e il consigliere leghisti «ben coordinata dalla procura, ha portato alla luce, come la Lega denuncia da anni e come confermano le relazioni del “Casa” il comitato strategico antiterrorismo del ministero dell’Interno, che il guadagno dello spaccio gli stupefacenti viene utilizzato per foraggiare il terrorismo che si richiama al fondamentalismo islamico». I parlamentari sottolineano che «il controllo del territorio, accompagnato da una intensa attività di indagine, è fondamentale per stroncare i traffici di droga che cercano di radicarsi nella nostra provincia. Infine, preoccupa il numero di persone, purtroppo tanti giovani, che con faciloneria consumano cocaina ed hascisc, non rendendosi conto che il loro denaro alimenta una criminalità spietata e che può portare anche al terrorismo».