L’intesa tra le Regioni Emilia Romagna e Liguria sulla necessità di trovare un accordo per incrementare il rifornimento di acqua in Val Trebbia dalla diga del Brugneto è un importante passo per trovare risposte non contingenti al problema della siccità ormai diventato strutturale in Emilia Romagna a causa dei cambiamenti climatici. È questo il commento di Coldiretti Emilia Romagna dopo aver incontrato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che davanti alla Giunta direttiva dell’organizzazione ha annunciato la sottoscrizione dell’accordo con il collega ligure.
L’estate bollente, con temperature massime mai registrate in Emilia Romagna (soprattutto nella settimana 31 luglio 6 agosto) e un calo di precipitazioni del 60% rispetto alla media 2001-2015 hanno creato un mix esplosivo per le campagne dell’Emilia Romagna. È quanto afferma Coldiretti sulla base dei dati Arpae. La combinazione di caldo, siccità e in alcuni casi anche grandine, secondo Coldiretti Emilia Romagna ha determinato danni per circa 300 milioni di euro, 100 dei quali concentrati nelle province di Piacenza e Parma, le prime e le più intensamente colpite dalla siccità.
Secondo la principale organizzazione degli agricoltori la situazione delle varie colture in Emilia Romagna è la seguente:
Pomodoro: il caldo e la siccità, oltre a far crollare la produttività per chi non ha potuto irrigare, hanno accorciato la stagione di raccolta a causa della maturazione più veloce, creando problemi nella fase di trasformazione. I produttori hanno dovuto sostenere maggiori costi produttivi (più irrigazione), pur ottenendo una resa più contenuta, con inevitabili ripercussioni sul reddito. In linea di massima non ci sarà un calo produttivo, non tanto per le rese, ma quanto perché probabilmente sono stati seminati più ettari di quelli concordati nell’accordo interprofessionale.
Vino: Coldiretti stima un calo produttivo del vino del 20% rispetto al 2016, passando da 7,8 a 6,2 milioni di ettolitri. La produzione sarà ottima.
Frutta: il problema principale non è dovuto tanto alla siccità, ma all’eccessivo caldo che ha determinato una concentrazione delle maturazioni con conseguente eccesso di offerta sul mercato. Questa situazione, rileva Coldiretti regionale, ha portato i prezzi pagati ai produttori ben al di sotto dei costi di produzione. Ad esempio le pesche vengono pagate al produttore attorno i 20-25 centesimi, mentre il costo di produzione è di circa 38 centesimi. Mediamente i prezzi della frutta pagati al produttore sono diminuiti tra il 10 e il 40% rispetto allo scorso anno nonostante si stimi, sotto la spinta del caldo, un aumento dei consumi di frutta di circa il 3%. Come spesso accade in questi casi al calo del prezzo alla produzione non corrisponde un calo dei prezzi pagati dal consumatore.
Grano: caldo e mancanza di acqua hanno sicuramente ridotto la produttività con un calo stimato da Coldiretti regionale attorno al 15%, ma con qualità altissime, soprattutto per il grano duro che quest’anno ha grandi caratteristiche per la produzione di pasta.
Mais: secondo Coldiretti Emilia Romagna è una delle produzioni che ha maggiormente risentito del caldo e della siccità, con produzioni più che dimezzate nelle aree dove non è stato possibile irrigare (dagli oltre 100 quintali per ettaro di chi ha potuto irrigare ai 50-60 quintali senza irrigazione). I vantaggi di una maggiore produzione delle zone irrigue, vengono però mortificati dai maggiori costi di produzione con conseguenti tagli al reddito. La situazione di stress cui sono state sottoposte le piante in molti casi ha favorito l’insorgere di aflatossine, un fungo dannoso per le colture e per la salute che in Italia ha cominciato a diffondersi nel 2000 a causa delle mutate condizioni climatiche con il ripetersi di estati eccessivamente calde. Solo chi ha condotto adeguati interventi preventivi con i ceppi biologici di Aspergillus Flavus messi a punto dall’Università Cattolica del sacro Cuore di Piacenza, in collaborazione con DuPont Pioneer, Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia è riuscito ad evitare anche questa calamità.
Riso: un discorso a parte merita il riso, che a causa del caldo avrà quest’anno un anticipo di raccolta di una decina di giorni (si partirà attorno al 10-15 di settembre). La coltivazione del riso secondo Coldiretti costituisce un contraltare alla siccità in quanto trattiene l’acqua quando c’è, favorendo un lento rilascio, e mantiene intere aree umide e assicurando il rimpinguamento delle falde e favorendo la pioggia con l’evapotraspirazione. Si tratta di un “lago artificiale” di 230 mila ettari in tutta Italia e di 7.200 ettari in Emilia Romagna che contribuisce anche a creare un habitat favorevole per pesci e uccelli e, nella nostra regione, rallenta il fenomeno della subsidenza.
Miele: prima le gelate primaverili che hanno “bruciato” i fiori, poi il caldo e la siccità che li hanno seccati, hanno privato le api del loro bottino. Secondo Coldiretti Emilia Romagna, la produzione di miele sarà dimezzata in Emilia Romagna, con un calo più accentuato nella parte orientale della regione. A subire il danno maggiore sarà soprattutto il miele di acacia praticamente azzerato. La produzione di miele è stata invece ottima per gli apicoltori che hanno disposto le arnie presso i campi dei produttori di mais che hanno aderito al progetto della Società italiana Sementi (Sis) piantando un ettaro di Facelia (pianta particolarmente mellifera) ogni dieci ettari di mais, proprio per salvare gli allevamenti di api. In questo caso sembra procedere bene l’andamento dei prezzi aumentati anche del 50% rispetto allo scorso anno (da 4 a 6 euro al chilogrammo). Nel 2016 in Emilia Romagna furono prodotti circa 2.400 tonnellate di miele da circa 6.000 apicoltori per un totale di oltre 108 mila alveari.
Latte: gli animali stressati dall’eccessivo caldo, bevono di più, ma producono meno latte. Coldiretti Emilia Romagna stima un calo produttivo di latte attorno al 15% per i mesi estivi.
Castagne: caldo e siccità hanno messo in crisi anche la produzione di castagne e marroni. Le piante nelle aree di maggiore pendenza e maggior altitudine hanno quasi tutte perse le foglie e i frutti, si salvano ancora le piante in aree meno in pendenza dove c’è una maggiore umidità. Allo stato attuale si può parlare di un danno produttivo del 50%, ma se non piovesse entro la prima decade di settembre, Coldiretti Emilia Romagna stima che verrebbe a mancare il 70-80% della produzione.
A fronte di questa situazione, la principale organizzazione agricola regionale ha chiesto al presidente della Regione di intervenire per delimitare le aree colpite per delimitare le aree colpite in modo da consentire il riconoscimento dello stato di calamità.