Partenza di grande classe per l’edizione 2017 del Piacenza Jazz Fest. Il concerto inaugurale è affidato a un astro nascente del Jazz, conosciuto a livello mondiale. E tanti sono i luoghi del mondo racchiusi nella sua ancora giovane biografia (la ragazza non ha ancora trent’anni). Lei sia chiama Sarah McKenzie, australiana di nascita, studi di pregio e gavetta nei jazz club degli Stati Uniti, da tempo trasferitasi a Parigi, città che torna anche nel titolo del suo ultimo album uscito solo il mese scorso: “Paris in the rain”. Assolutamente imperdibile, dunque, questa prima piacentina resa possibile grazie al Jazz Fest, in programma per domenica 26 febbraio alle ore 21.15 allo Spazio “Le Rotative” di via Benedettine 66 a Piacenza.
Il festival piacentino è organizzato dall’associazione culturale Piacenza Jazz Club, patrocinato dal MiBACT, con il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune di Piacenza, Comune di Fiorenzuola, Regione Emilia-Romagna e con il contributo di alcune realtà istituzionali e imprenditoriali del territorio. I biglietti per questo concerto sono acquistabili nei pomeriggi feriali dalle 15.30 alle 19.30 presso la sede del Piacenza Jazz Club, il sabato mattina dalle 10.30 alle 12.30 presso il negozio Alphaville di Piacenza oppure online sul sito www.liveticket.it.
Dopo aver incantato i fan del jazz con il suo album di debutto del 2015 per la Impulse! Records, “We Could Be Lovers”, Sarah McKenzie torna con il sensazionale seguito, “Paris in the Rain”. Come per il precedente album, la cantante, pianista e compositrice di 28 anni, nata a Melbourne, fa squadra con il grande Brian Bacchus, che ha prodotto i classici di star del calibro di Norah Jones, Lizz Wright e Gregory Porter, per consegnarci un programma avvincente di classici jazz e brani inediti. La cantante e autrice si è trasferita a Parigi dopo la laurea al Berklee College of Music di Boston e questo ultimo album fresco di stampa si può considerare la sua lettera d’amore per la “Ville Lumière”. I testi che giocano tra fantasiose alternanze di francese e inglese, così come le musiche e il ritmo serrato e coinvolgente dei brani, si propongono di catturare della capitale francese la sua bellezza, la sua magia, in una parola il suo spirito.
Non c’è solo Parigi in questo suo ultimo lavoro, ma tanto delle esperienze maturate nei lunghi tour in giro per il mondo con altrettanti omaggi a luoghi dalla cantante molto amati come l’Italia (“When in Rome” di Cy Coleman e Carolyn Leigh), il Portogallo (“Triste” di Jobim) e Londra (“Tea for Two” di Irving Caesar) per concludersi con un omaggio al tema del viaggio in sé con “Road Chops”, scritto dalla stessa McKenzie, che evoca la vertigine dell’esplorazione del mondo in libertà.
Quest’ultimo è già il quarto album per la cantante; i primi due acclamati dalla critica, “Don’t Tempt Me” e “Close Your Eyes”, hanno attirato l’attenzione di molte star internazionali in visita a Melbourne. Grazie alla partecipazione a Umbria Jazz, la McKenzie, ha vinto una borsa di studio che le ha consentito di studiare a Boston, dove si è diplomata al Berklee College of Music. Poi sono venuti i numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, anche se la prima notorietà è arrivata nel 2012 nel suo Paese con la conquista del primo posto nella categoria “Best jazz album” degli Aria Awards (Australian Grammys) con il disco “Close your eyes”. Da quel momento è seguita una serie di partecipazioni a importanti festival e lunghi tour con alcuni grandi del jazz e del pop come Michael Bublé, Chris Botti, John Patitucci e il nostro Enrico Rava. Musicisti che hanno mostrato di apprezzare la sua particolare timbrica e il groove squisitamente jazzy al pianoforte. Influenze e stili che emergeranno nel concerto di domenica sera, dove la musicista si presenterà accompagnata da Hugo Lippi alla chitarra, Pierre Boussaguet al contrabbasso e Marco Valeri alla batteria.
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Il 28 febbraio ci sarà anche il primo degli appuntamenti della rassegna Piacenza Suona Jazz. Al Dubliner’s Irish Pub in via S. Siro a Piacenza alle 21.30 si esibirà il quartetto Herbie’s Spirit che vede Michele Vignali al saxofono, Luca Savazzi al pianoforte, Stefano Carrara al contrabbasso e Paolo Mozzoni alla batteria.
Il progetto nasce nel 2013 da un’idea di Paolo Mozzoni ed è un omaggio al grande Herbie Hancock, il pianista afroamericano che più di ogni altro ha attraversato tutti gli stili del Jazz dagli anni ’50 ai tempi nostri. Grazie alle intuizioni del quartetto, le composizioni più celebri di Hancock, come “Cantalupe Island” o “Watermelon Man”, troveranno nuova luce grazie ad arrangiamenti personalizzati del gruppo. Alle più famose saranno affiancate anche composizioni meno note del pianista, come “First Trio Oliloqui Valley” o “Chan’s Song”, dove si libererà tutta la creatività del quartetto, pur restando nelle tipiche sonorità hard bop degli anni Settanta. Paolo Mozzoni è un batterista parmense che vanta una carriera trentennale nel jazz italiano; Michele Vignali è uno dei più apprezzati boppers del nostro Paese. Luca Savazzi è storico pianista e docente parmense, attivo in diverse importanti formazioni jazzistiche, mentre Stefano Carrara è bassista e compositore parmense, autore di alcune colonne sonore, che da alcuni anni si è avvicinato al Jazz.