Entra in vigore l’indicazione di origine per i prodotti lattiero caseari: “Finalmente piena trasparenza”

Da domani mettiamo finalmente la parola fine ad uno dei grandi inganni del falso made in Italy. Un inganno che a Piacenza ha messo a rischio la sopravvivenza di oltre 350 stalle da latte ed un sistema che solo nella nostra provincia garantisce 2400 posti di lavoro. Così il presidente di Coldiretti Piacenza Marco Crotti commenta l’entrata in vigore da domani, 19 aprile in via definitiva, dell’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari, ricordando che sono trascorsi i 90 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (numero 15 del 19 gennaio 2017) del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

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“Consumatori e produttori aspettavano da tempo, prosegue il presidente Crotti; dietro ad una semplice scritta, che dice finalmente tutta la verità sull’origine della materia prima utilizzata, ci sono battaglie, sit-in, presidi, mobilitazioni e boicottaggi durati per anni e che finalmente hanno portato all’importante risultato. Questo provvedimento è un segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario che tutela e valorizza il prodotto nazionale e con esso l’agricoltura che ne vive e che al contempo garantisce la trasparenza nei confronti di un consumatore sempre più esigente.”

Il provvedimento – spiega Coldiretti – riguarda l’indicazione di origine del latte anche come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:
a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese.

Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine, qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Il provvedimento è scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso anno da Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori.

I 35 mila capi di mucche da latte presenti a Piacenza possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema italiano di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership mondiale nel settore lattiero caseario.

Coldiretti, ricorda anche che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, trovare sugli scaffali le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.

“Il provvedimento è un banco di prova per dare ai nostri consumatori ulteriori elementi informativi per effettuare acquisti con consapevolezza – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – a seconda della provenienza del latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale, e per quello UHT, in etichetta – spiega Gasparini – andrà indicata la sua origine: Italia, Paesi Ue, Paesi non Ue. Per i formaggi Dop e Igp e per il latte fresco continuano ad applicarsi le disposizioni previste dalla normativa vigente anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto, dal momento che sono già tracciati”.

Solo per i prodotti con latte munto, condizionato e trasformato in Italia, si potrà scrivere in etichetta ‘Origine del latte: Italia’ – sottolinea Confagricoltura – se non c’è questa dicitura vuol dire che almeno una fase del processo non è stata fatta nel nostro Paese. “Finalmente c’è piena trasparenza – precisa il presidente di Confagricoltura Piacenza – e si permette di identificare il made in Italy, in ossequio alle migliori tradizioni che ci fanno riconoscere nel mondo come eccellenza. Sarà un test per misurare cosa vuole il mercato”.