"Non c'è dubbio che questo pronunciamento sia anche una risposta per la città di Piacenza. Fu un fatto che destò molto allarme sociale". Così il procuratore capo Salvatore Cappelleri ha commentato la sentenza di condanna per l'omicidio alla Lupa (via Colombo davanti al Baraonda) di Sadik Haiderj avvenuto il primo settembre 2013 nell'ambito di una lotta tra gang albanesi sul racket della prostituzione. Due ergastoli ai fratelli Mersin e Donard Uku, il primo autore materiale degli spari; 16 anni a Ramadani Bujar e 6 anni a Suada Zylyfi. A stabilirlo il giudice Adele Savastano nel processo in primo grado che si è celebrato con rito abbreviato. In linea con quanto sostenuto nelle richieste dal piemme Emilio Pisante, il giudice ha riconosciuto l'aggravante della premeditazione del delitto e allo stesso tempo le attenuanti generiche per Ramadani (anche per lui era stato chiesto l'ergastolo). Per Suada Zayfiri, che dopo la lettura della sentenza è stata colta da una crisi di panico, la condanna è arrivata per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Ad assistere alla sentenza anche il procuratore capo Cappelleri: "Questa sentenza accoglie in pieno l'impostazione formulata dl colleg Pisante – ha commentato – La procura ha fatto il suo dovere e si è vista accogliere l'impostazione. Fu uan vicenda eclatante perché sparare in strada in una città come Piacenza è un fatto inusuale". Di diverso avviso gli avvocati difensori Luca Curatti e Mauro Pontini. "Non c'è assolutamente soddisfazione. Non concordiamo con la sentenza di condanna e ci riserviamo di leggere le motivazioni. Sicuramente verrà presentato appello. E' un momento carico di tensione per le parti che hanno ascoltato la sentenza e dunque questo è il momento di riflettere". Le motivazioni della sentenza entro 40 giorni.