Un’antica leggenda cherokee racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero e gli disse:
“Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai conquistato con fatica.
Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.
È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.
Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.
A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.”
Al che, il ragazzo chiese ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?”
Con voce ferma, il capo rispose:
“Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”
Confuso, il ragazzo chiese:
“Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”
Il capo continuò:
“Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.”
Poi il capo tirò fuori due pezzi di carne dalla sacca e li gettò a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indicò e disse:
“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.
Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”
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Che messaggio ci porta questa leggenda?
Il lupo bianco sembra albergare nel nostro cuore, laddove coltiviamo sentimenti di bontà, gentilezza, comprensione, gioia, perdono, il lupo nero nella nostra mente, dove prendono forma i “mostri” creati dalla rabbia, dal dubbio, dalla paura, dall’odio. Nutrire questa nostra parte “buia” significa riconoscerla, comprenderla, accettarla e trasformarla.
Quando la paura sembra assumere il controllo dei pensieri, quando la fiducia in sé stessi diminuisce, quando il dubbio sembra prendere il sopravvento e il mondo sembra crollare abbiamo due alternative:
A) Possiamo ricordarci di tutte le volte in cui abbiamo avuto paura nel passato, in cui abbiamo fallito, quando nel timore di sbagliare abbiamo evitato di agire, e lasciare che tutto ciò sia il cibo mentale che nutre il lupo nero; oppure
B) Possiamo ricordare i momenti felici, di successo, possiamo ricordare le nostre doti e capacità, rammentare parole di incoraggiamento che abbiamo ricevuto, ammirazione che gli altri hanno espresso per noi, per ciò che abbiamo realizzato … tutto ciò è nutrimento per il lupo bianco.
La scelta è solo nostra. E’ sufficiente accedere alla banca della memoria e prelevare ricordi e pensieri. La memoria è semplicemente un magazzino degli avvenimenti della vita da cui preleviamo, più o meno consciamente, pensieri di successo – e così sconfiggere la paura – o pensieri di fallimento e permettere alla paura di vincere.
Come scrive Gerald Jampolsky dimentichiamo che la pace della mente è una cosa interiore e che è da una mente in pace che nasce la percezione del mondo in pace (da “Amare è lasciare andare la paura” Ed. Essere Felici)