Piacenza in Lombardia? “La storia dice no” per l’assessore regionale Mezzetti

L’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti è intervenuto sul dibattito che a Piacenza porterà verso il referendum, indetto dalla Provincia, per il passaggio in Lombardia contro l’accorpamento con Parma. “La cultura dice che Piacenza deve rimanere in Emilia” ha spiegato Mezzetti, che sostiene la sua tesi grazie alla storia del nostro territorio.

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“Mi permetto di intervenire nel merito di un dibattito che vedo sta appassionando una parte della società piacentina. Mi risulta difficile, complessivamente, trovare le ragioni della spinta, da parte di alcuni, a proporre un “trasloco” di Piacenza oltre i confini dell’Emilia-Romagna. Molto è stato detto, anche dal partito in cui milito (SEL), a supporto del legame di Piacenza con l’Emilia. Ragioni economiche e sociali, prima di tutto. Ma ci sono anche le ragioni della Storia e della Cultura che la trattengono , fortemente, in Emilia e su queste mi soffermerò.

In Emilia vi è l’humus in cui affondano le radici della storia e cultura di Piacenza. Addirittura duemila anni di storia legano Piacenza alla nostra Regione.

Nel 218 a.C. seimila coloni romani si insediarono stabilmente in una località in destra del Po fondando la 53° colonia latina con il nome bene augurale di Placentia.

Inoltre, nel 187 a.C. il console romano Marco Emilio Lepido costruì la grande via, che da lui trae il nome di Aemilia, congiungendo Piacenza a Rimini e , tramite la via Flaminia, Roma.

La via Emilia , come è noto, è stata ed è l’asse portante della nostra regione su cui si sono formati sette su nove dei capoluoghi di provincia:elemento decisivo di una trasformazione totale, sia del paesaggio che dell’economia del territorio.

E Piacenza ne è da sempre il polo terminale beneficiando, ovviamente, di questa posizione.

Dell’epoca romana, Piacenza conserva l’impianto tradizionale a porta quadrata, con vie che si intersecano ortogonalmente, ancora oggi riconoscibili nel centro storico.

Se alla nascita Piacenza è caratterizzata da Roma, in età moderna, è Parma che la influenza, grazie alla costituzione dei Ducati dei Farnese, diventandone quasi una città gemella.

Con la creazione dei Ducati, le città di Piacenza e Parma marciano in parallelo per circa tre secoli attraversando un periodo di sostanziale pace e serenità arricchendosi di notevoli palazzi nobiliari,chiese e numerose opere d’arte . A Piacenza domina Palazzo Farnese, attribuito al famoso architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, sua città di origine.

Nel 1816 Maria Luigia, illuminata duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, fece realizzare sul Taro il ponte ( all’epoca) più lungo d’Europa per collegare meglio le due province.

E’ a Busseto, a metà strada tra Parma e Piacenza, che nasce a metà Ottocento il musicista emiliano (ed italiano) più famoso nel mondo: Giuseppe Verdi.

Non a caso Piacenza gli ha dedicato il teatro comunale.

Sotto il profilo geologico,poi, l’Appennino piacentino è in continuità con quello emiliano, mentre verso la Lombardia vi è la frontiera naturale del fiume Po, che storicamente è diventato anche un confine geopolitico tra Cispadania eTranspadania.

Pertanto, sono molti ed ovvi i motivi che legano Piacenza all’Emilia, particolarmente a Parma, e che suggeriscono di mantenere tali legami, a partire da profonde ragioni storiche fino ad arrivare a motivazioni puramente linguistiche e dialettologiche.

Un esempio in tal senso, poco noto, è fornito dai nostri emigranti in Francia: il loro circolo, a Parigi, si chiama Ass. PA-PI, acronimo di Parma e Piacenza che oggi, nel definire le nuove province, forse per evitare riferimenti a personaggi d’attualità con nipoti egiziane…, si capovolge in PI-PA”.

Massimo Mezzetti – Assessore Cultura e Sport della Regione Emilia-Romagna