Una lettera di “indignazione”, sottoscritta anche da numerosi amministratori, per protestare contro le regole per il voto alle primarie del centrosinistra che penalizzerebbero la corsa di Matteo Renzi. Se da una parte Roberto Reggi, braccio destro di Matteo Renzi, smentisce le indiscrezioni che vorrebbero il sindaco di Firenze addirittura pronto a chiamarsi fuori dalla corsa a candidato premier (“una cosa iniziata va portata a termine”), dall’altra però non esita a criticare aspramente le regole con le quali l’Assemblea del Pd ha deciso la corsa alle primarie nel timore che esse possano falsare la gara e sbilanciarla a favore del segretario Pierluigi Bersani. “Bisogna avere buon senso – afferma Reggi – e le modalità depositate da Maurizio Migliavacca (coordinatore segreteria nazionale Pd, piacentino, ndr) non vanno certo nella direzione chiesta che era quella di favorire la partecipazione. Siamo pronti a tutto pur di contrastarle”. L’ex sindaco di Piacenza entra nello specifico: “Non si capisce, ad esempio, se il giorno del voto si avrà la possibilità di iscriversi e votare nello stesso luogo. Come si fa a pensare che una persona, magari anziana, debba iscriversi da una parte e poi prendere l’auto per recarsi in un altro seggio. Così si scoraggia la partecipazione”. E ancora: “La pubblicazione dei nomi nell’Albo. Viene mantenuto il meccanismo secondo il quale puoi votare solo se ti impegni a sottoscrivere un manifesto pubblico: penso a un professionista o qualsiasi altro che magari ha problemi a mettere il proprio nome e cognome sotto un manifesto politico. Anche in questo modo si scoraggia la partecipazione. E poi non è prevista l’iscrizione telematica. Per non parlare del secondo turno vincolato al primo. Non esiste in alcun paese del mondo”. Reggi spiega che l’azione diplomatica per cercare di modificare alcune regole è in atto attraverso un dialogo con il collegio dei Garanti. “Dalle prime risposte sembra che qualcosa possa cambiare. Altrimenti faremo di tutto per ostacolare “questi ragazzi” che non fanno le cose con buon senso”. D’altronde basterebbe guardare in rete per rendersi conto dell’ondata di indignazione che regole così concepite stanno scatenando”.