Riordino Province, Foti smorza le speranze di Trespidi: “Rischio vicolo cieco”

Tutte le idee che vengono avanti per salvare la provincia di Piacenza sono benvenute. Ma va detto che non tutte le idee aprono autostrade, possono condurre anche a vicoli ciechi. Così il deputato del Pdl Tommaso Foti commenta i nuovi scenari su cui si cui paiono fondarsi le speranze del presidente della Provincia Massimo Trespidi di salvare il territorio piacentino dal provvedimento di riordino delle Province: e cioè quelle di seguire la strada indicata dall’Upi Lombardia di tracciare nuove deroghe da far recepire al Cal. Premettendo che i pareri di Cal e Regione non sono vincolanti, trattandosi appunto di pareri e proposte, il parlamentare PdL richiama i diversi percorsi seguiti dai due territori, quello lombardo e quello emiliano-romagnolo. La posizione del Cal della Lombardia (che poi  la stessa di quelli del Molise e della Campania) ha un fondamento logico, esclusivamente sotto il profilo politico, dal momento che si contestano i criteri contenuti nel decreto e si intende ricorrere  alla Corte Costituzionale contro di essi. A me per non risulta che l’Emilia Romagna si sia mai sognata di dire di volere impugnare i criteri e  nessun Ente locale emiliano-romagnolo le ha chiesto di farlo. Cosi pure  la nostra Regione non ha ebbe ad impugnare il decreto Salva-Italia quando si declassarono le province ad organi di secondo livello. Il che, secondo Foti, lascerebbe presupporre che Upi e Cal della nostra regione difficilmente accoglieranno la proposta di recepire eventuali nuove deroghe. Che, si badi, sarebbero semmai aggiuntive e non sostitutive. La legge parla chiaro  spiega Foti  i criteri indicati nel decreto sono minimi e quelli sono. Non si può andare in alcun modo contro la legge perche’ se Cal e Regioni lo fanno il Governo cestina la proposta e decide secondo i criteri che ha approvato.

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Seguire il percorso indicato dalla Trespidi, secondo il parlamentare, rischia di fatto di portare a due conseguenze: una, l’inconciliabilità del referendum: Se fosse vera la possibilita’ di derogare agli attuali due criteri fissati dal Governo e, dunque, Piacenza fosse salva, non avrebbe senso il referendum per andare in Lombardia. Seconda conseguenza: Se il Cal, ridotto  com al ruolo di passacarte, non rispetta i criteri del Governo e cosi pure dovesse fare la Regione, il Governo decidera’ per noi sulla base dei due criteri (superficie e popolazione) che ha approvato nel mese di luglio. Ma se sara’ il Governo a decidere  come riordinare le province, l’ipotesi di un’aggregazione Piacenza-Parma-Reggio Emilia, per noi oltremodo svantaggiosa, sarebbe la piu’ probabile, per non dire certa. Foti  poi tornato a spostare l’attenzione anche l’aggregazione con la vicina Parma: Bisognerebbe guardare il conto economico delle società partecipate di Parma ed interrogarsi su come poi andrebbero a declinarsi le aggregazioni: le Università, la mobilità sanitaria, il trasporto pubblico. Bisognerebbe porsi per tempo queste questioni, per non farci trovare impreparati.