Cacciatori, Pollastri: “Calo del 67,5% in 40 anni, cosa si intende fare?”

“Necessario interrogarsi sulle cause e trovare a breve soluzioni per bloccare il trend negativo” è l’appello che Andrea Pollastri (PdL) rivolge alla Giunta Regionale, accompagnando un’interrogazione sul drastico calo che, ogni anno, subisce il mondo venatorio. “Negli ultimi quarant’anni – rileva il Consigliere – il numero dei cacciatori in Emilia-Romagna ha subito una riduzione del 67,5%, passando da 139.861 nel 1973 a 45.407 nel 2011, e, dai primi dati relativi all’annata che sta per aprirsi, sembra che il 2012 comporti un’ulteriore flessione.”

Radio Sound

“Facendo il caso di Piacenza – prosegue – si è passati da 9.300 nel 1973, con una punta massima di 9.744 nel 1976, per poi calare progressivamente a 8.315 nel 1980, 5.651 nel 1990, 3.995 nel 2000, sino ai 3.092 del 2011.

Analizzando i trend tra il 1977 ed il 1987 vi è stata una perdita del 32%, tra il 1987 ed il 1997 del 36%, tra il 1997 ed il 2007 del 12%, mentre dal 2007 al 2011 del 15%: il numero degli abbandoni, che aveva avuto un rallentamento dopo il 1997, ultimamente ha ripreso a crescere.”

“Le ragioni di questo andamento sono molteplici – dice ancora -: si va dai cambiamenti socio-economici, con la progressiva urbanizzazione della popolazione, a quelli mediatici, con l’ostilità che ogni giorno si vede e si legge, dai film ai giornali, nei confronti della caccia, alla mancanza di una politica informativa rivolta alle scuole, dove quasi sempre si dà della caccia una visione distorta, se non contraria alla realtà.

A questo si deve aggiungere l’asfissiante aumento degli obblighi, dei vincoli e dei costi: a Piacenza, ad esempio, il rinnovo della licenza costa 820 euro, oltre alle spese per attrezzatura, armi e munizioni, acquisto e mantenimento dei cani, carburante per gli spostamenti, senza contare le cifre esorbitanti delle multe in cui è molto facile incappare, anche involontariamente.

Tutto ciò comporta l’invecchiamento degli appassionati a cui è difficile opporre un ricambio generazionale.”

“Il pregiudizio ideologico esistente nella nostra Regione verso la caccia – sostiene l’azzurro – fa si che, anche se non viene abolita tramite legge, cosa di per sé non possibile, si cerca di scoraggiare chi la pratica alzando le spese, aumentando i vincoli e riducendo al minimo le giornate di caccia, con la conseguenza di indurli all’abbandono.

La caccia, invece, ha un’importanza fondamentale nel garantire l’equilibrio faunistico, limitare la presenza di animali che arrecano danni a persone, cose (incidenti d’auto) e all’agricoltura, promuovere la conoscenza del territorio e degli animali che vi vivono, finanziare e realizzare la conservazione dell’ambiente, diffondere valori antichi come l’uomo (l’amicizia, il coraggio, al solidarietà, la cinofilia, ecc.).

Il permanere della caccia ha anche un importante risvolto economico non solo per Stato, Regione e Province che introitano le tasse, ma anche per l’indotto (armerie, allevamenti di cani, negozi di abbigliamento specializzato, ecc.) oltre a ristoranti e trattorie, che beneficiano, soprattutto nelle zone disagiate di montagna, della presenza e del passaggio dei cacciatori.”

“È necessario – afferma Pollastri – che la Regione abbia ben chiari questi aspetti e sia consapevole del fenomeno del lento declino numerico dei cacciatori: chiedo pertanto che se ne esaminino scientificamente le cause e si avvii un percorso, in collaborazione con le Associazioni Venatorie, al fine di analizzare il problema ed individuarne possibili soluzioni.”

Nel’ambito di questa riflessione mi auguro che si condivida il fatto che, oltre alle questioni socio-culturali, questo fenomeno sia agevolato dall’inasprirsi di regole e tasse imposte dalla Regione stessa e che, quindi, vi si possa metter mano a breve.”

“Invito infine la Regione – chiosa – a sostenere azioni di marketing, anche con attività presso le scuole, per far comprendere il reale valore della caccia, al di là dei pregiudizi ideologici.”