Carini (Pd): \”Giudici di pace in provincia di Piacenza a rischio\”

Una lettera inviata dalla vicepresidente della Regione Emilia Romagna Simonetta Saliera al Ministero della Giustizia per proporre un tavolo di concertazione nel quale riesaminare la revisione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari. “E’ l’azione che la Regione ha deciso di promuovere – informa il consigliere regionale piacentino del Partito Democratico Marco Carini – per evitare che un progetto di riforma che mira a razionalizzare la macchina della giustizia a livello nazionale abbia effetti indiscriminati anche sulle realtà virtuose emiliane. In provincia di Piacenza sono messe a rischio dal piano del Ministero le sedi periferiche dei Giudici di Pace dislocate a Bobbio, Bettola, Fiorenzuola e Borgonovo, che verrebbero di fatto soppresse e accorpate a quella del capoluogo, già afflitta dall’endemico problema dell’accumulo delle cause”.

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“Nella lettera a firma della vicepresidente Saliera – spiega Carini – si fa presente come le finalità che sono alla base del disegno di riorganizzazione territoriale delle sedi debba essere frutto di scelte condivise e di un’ampia concertazione. Inoltre occorre considerare che la soppressione di uffici giudiziari in comuni di montagna comporterebbe per i cittadini residenti la perdita di un presidio importante di legalità e anche ai disagi legati alla necessità di raggiungere sedi lontane”. “Per questo la Regione propone al Ministero – continua Carini – di rivedere i parametri alla base del piano di revisione, inserendo anche fattori di virtuosità connessi al rapporto tra il personale in servizio nei singoli uffici e numero di pratiche evase. Anche per quanto riguarda le sedi piacentine che rischiano di scomparire, è necessario scongiurare tagli indifferenziati che non tengano conto della loro produttività e della funzione sociale”.

“La Regione ha così manifestato – conclude Carini – la piena disponibilità a dar vita a un tavolo di concertazione con i rappresentanti dello Stato e degli enti locali, non per fermare un processo di riforma necessario, ma per renderlo realmente conforme ai principi di economicità, di efficienza, e di risposta ai bisogni del territorio”.