Danza, va in scena: \”Mappugghje\”

Ritorna a Piacenza la compagnia Zerogrammi, e lo fa con uno spettacolo firmato ancora una volta da Stefano Mazzotta ed Emanuele Sciannamea, dove il teatro e la danza si mischiano e nel quale una Penelope moderna resta invischiata nei suoi ricordi, in attesa di un uomo che non arriverà mai.

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Si tratta di “Mappugghje” – Seconda variazione, in scena al Teatro Comunale Filodrammatici venerdì 13 aprile 2012 alle ore 21 per il quarto e ultimo appuntamento del cartellone “Teatro Danza” della Stagione di Prosa 2011/2012 “Tre per Te” organizzata da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione, direzione artistica di Diego Maj, con Fondazione Teatri di Piacenza, Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren. La programmazione di Teatro Danza è realizzata in collaborazione con AterDanza.

Al termine dello spettacolo il geriatra Lucio Luchetti, responsabile del consultorio disturbi cognitivi dell’Ausl di Piacenza, si confronterà con la Compagnia sui temi dello spettacolo, legati alla memoria, al ricordo e al rapporto giovinezza/terza età.

Le mappugghje sono, nel dialetto salentino, le carabattole, cianfrusaglie, quelle cose che si accumulano nel portafogli, nei cassetti, in scatole di latta, a cui si affidano pezzetti di cuore, di viaggi, di ricordi, chiedendo di custodirli nell’attesa di essere pronti per metterle in soffitta. Un’attesa che una singolare Penelope, personaggio di questo racconto narrato per corpo e voce, vive nell’immobilità di una piccola casa, muovendosi in silenzio, paziente, tra le mappugghje del suo cuore. Un lavoro che vede coesistere due differenti linguaggi in dialogo fra loro, voce e corpo, tessuti insieme nella costruzione di un medesimo racconto.

Accade così che la donna sia in scena, al tempo stesso, la giovane Penelope all’alba di un solitario aspettare di là da venire (il corpo della danzatrice Chiara Michelini) e la donna anziana che ha indefinitamente atteso e che, non sempre lucida, dimentica talvolta dell’oggetto di questo persistente attendere, è pronta a farci partecipi, attraverso la voce dell’attrice Maria Cristina Valentini, del suo appassionato, amorevole, a tratti disilluso diario di viaggio.

Un continuo gioco di specchi: una delle due donne danza, l’altra recita; una è giovane, l’altra anziana; una vive, l’altra ricorda. In questo rimando costante si racconta di come una vita trascorre fra speranze e rinunce, di quante porte non abbiamo aperto, ma anche di quanti piccoli brividi ci hanno attraversato nel corso degli anni.

Una riflessione sulla vecchiaia e sulla memoria che il pubblico potrà comprendere meglio anche grazie alla conversazione che gli artisti avranno con il medico Lucio Luchetti al termine della serata.