Abolizione della Provincia di Piacenza, continua il dibattito

AGGIORNAMENTO – L’abolizione della Provincia di Piacenza, alla quale si aggiunge anche quella della Prefettura, continua a far discutere, tanto che ormai la politica si interroga più sul futuro che sulla difesa degli enti di via Garibaldi e via San Giovanni. In merito sono intervenuti anche gli onorevoli piacentini. POPOLO DELLE LIBERTA’ – Tommaso Foti del Pdl, dal canto suo, ha segnalato che non tutto sarebbe negativo per la nostra provincia. Nel decreto infatti, all’articolo 5, sarebbe previsto l’arrivo di 250 milioni di euro nel 2012 e altrettanti nel 2013, per gli enti locali che privatizzino le proprie aziende municipalizzate. Inoltre, sempre l’articolo consentirebbe, oltre all’utilizzo del ricavo dei fondi di alienazione, anche di  ricevere un premio da parte del Governo per realizzare opere pubbliche, anche al di fuori del calcolo del patto di stabilità. Un tema attuale a Piacenza vista la fusione del trasporto pubblico locale in Seta: “Per i piacentini sarebbe meglio che si concentrasse su un provvedimento come questo, invece che su quello dell’abolizione della Provincia, che comunque entrerebbe in vigore non prima del 2014”.  

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Non è mancata poi una stoccata, da parte di Tommaso Foti, al sindaco di Piacenza Roberto Reggi: “mi pare che coloro i quali, a partire dal sindaco, che i parlamentari dovrebbero già attivarsi, credo che parlino per la gioia di dar fiato alla loro bocca più che attenendosi alla realtà dei fatti” e ha poi concluso: “Soprattutto perché, partendo l’esame di questo emendamento dal Senato, i deputati non possono presentare emendamenti finché non hanno il testo alla Camera. Ma questo è troppo difficile per essere compreso dal nostro sindaco…”.

PARTITO DEMOCRATICO – In casa Partito democratico, invece, l’attenzione è tutta concentrata alle possibili soluzioni all’abolizione della Provincia di Piacenza. Una di queste, illustrata dall’onorevole Paola De Micheli, sarebbe quella riguardante l’accorpamento dei comuni a costi decisamente ridotti. “Sono convinta che 4 livelli di Governo elettivo siano troppi. Non ci sono in nessuno stato federale o a vocazione centralista e non possiamo più permetterceli. Però esistono identità provinciali e necessità di coordinamento di area vasta attorno alle città capoluogo” e ha sottolineato: “La nostra risposta è di costruzione di un coordinamento tra sindaci, realizzando un’entità che non costa e possa garantire il coordinamento delle politiche sui territori. Essendo a costo zero varrebbe la pena provare”.

Anche l’onorevole democratica non ha perso l’occasione per mettere in luce le difficoltà, a suo parere, della maggioranza, soprattutto alla Provincia di Piacenza che per ora rimane muta: “Foti, riferendosi alla parte del decreto sugli eventuali incentivi per chi privatizza le aziende municipalizzate, non cerca altro che di spostare l’attenzione. Perché l’ipotesi di abolire la Provincia di Piacenza crea un sacco di problemi al Pdl e alla Lega Nord locali”.

NOTIZIA 13/08/2011 – La Manovra economica del Governo potrebbe metterebbe a rischio la Provincia di Piacenza e ben 9 comuni del territorio. Una ricetta ad ampio spettro, quella prevista dall’esecutivo nella manovra economica in cantiere. Se da una parte è infatti stata scongiurata la sforbiciata agli stipendi e alle pensioni, dall’altra i costi dovranno essere ridotti nella pubblica amministrazione. Così per l’Ente di via Garibaldi, che si ferma per un soffio a 290 mila abitanti (a fronte dei 300 mila previsti) rischierebbe di  essere accorpato alla Provincia di Parma. Ma non solo, perché dalla manovra è previsto il taglio anche dei comuni sotto i mille abitanti. Così quelli a rischio nel piacentino sono: Besenzone, San Pietro in Cerro, Pecorara, Corte Brugnatella, Piozzano, Ottone, Caminata, Cerignale e Zerba. La notizia ha però provocato contrastanti opinioni.

PROVINCIA – Da una parte il presidente della Provincia Massimo Trespidi, dalla sua vacanza in montagna è sembrato stranamente (o volutamente) disinformato: “Sto facendo una scalata in montagna. Non ho letto i giornali e non ho la televisione” e ha poi aggiunto sarcasticamente: “E ci sto anche bene per la verità”. Ma le reazioni, una volta che il testo sarà reso noto in modo ufficiale non si faranno attendere.

COMUNI – Sicuramente più sul pezzo i sindaci dei comuni che rischiano l’accorpamento. Franco Albertini, primo cittadino di Pecorara non è sembrato turbato, anzi. “E’ ormai da due anni che abbiamo trasformato l’ex Comunità montana della Val Tidone con l’Unione dei comuni il comune di Pianello. C’era già una norma, contenuta nella manovra legata al federalismo fiscale, per l’accorpamento dei servizi sotto i 5 mila abitanti. Questo è solo un passo in più di qualcosa di già previsto”. Sulla stessa linea anche il sindaco di ottone, Giovanni piazza, il quale era già intervenuto sul tema della fusione dei comuni nei mesi scorsi. In aggiunta Piazza ha proposto “Credo che non abbia più ragione di essere avere comuni così piccoli, ma io avevo proposto di fare il super comune di Bobbio”. Su un punto, però, il sindaco di Ottone non è d’accordo. “Sul fatto che questa possa essere una soluzione per i costi della politica. Questa è una soluzione per ottimizzare i servizi, ma non per ridurre i costi della politica. Ritengo che in questo caso bisognerebbe intervenire sui palazzi romani, più che sulle autonomie locali”.