“Ognuno benedica quel che vuole. I Cobas hanno deciso di aprire una sede liberi di farlo, qual è il problema? Anche i Cobas ammettono che per accedere a determinate situazioni devono unirsi a Cgil Cisl e Uil perché firmatari del contratto nazionale. È molto facile rivendicare conquiste ottenute da altri. La pluralità nel sindacato non mi è mai dispiaciuta, è un problema più della Cgil più che nostro, visto quali sono i padrini politici di questa operazione. Noi e la Cisl non abbiamo nulla di cui preoccuparci”.
Così Massimiliano Borotti, segretario provinciale Uil, all’indomani della conferenza stampa nella sezione cittadina di Rifondazione di Comunista, in merito all’apertura di una sede Cobas a Piacenza, scelta derivata dal successo ottenuto con la firma dell’accordo tra i facchini della Tnt e i rappresentanti della cooperativa Gesco Nord e il tesseramento 155 iscritti in meno di tre settimane.
“All’assemblea mercoledì c’è stato chi ha voluto fare l’eroe promettendo mari e monti” puntualizza Borotti “La realtà dell’accordo dice altre cose. Positiva l’applicazione del contratto, ma una serie di promesse che i Cobas avevano fatto ai lavoratori non sono state applicate, come il passaggio di tutti i part time a full time. L’avremo voluto tutti, ma un conto è lavorare su fatti concreti, un altro è fare del populismo”.
In merito alla battaglia per il miglioramento della situazione dei facchini impiegati nella ditta di trasporti di via Dossarelli, inizialmente portata avanti solo dal sindacato alternativo, prosegue “Mi prendo la responsabilità per ciò che ha fatto o non ha fatto la Uil, non per chi oggi si mostra come il primo della classe e cui inizialmente si erano rivolti i facchini. Sono anni che monitoriamo la situazione del polo logistico. La prima denuncia su Tnt con richiesta di un’ispezione Direzione Provinciale del Lavoro è stata fatta da Cgil Cisl e Uil sei anni fa, a cui a fatto seguito il blitz con l’individuazione di situazioni irregolari. Abbiamo preteso la creazione dell’agenzia di vigilanza per la logistica. Da molto tempo chiediamo un atto amministrativo che la renda operativa, alla stessa politica che ora accoglie i Cobas come salvatori”.
Ancora molta la strada da fare, dopo l’ottenimento da parte dei facchini del contratto collettivo nazionale, secondo Borotti “Abbiamo chiesto a Gesco la realizzazione di una commissione per l’integrazione perché crediamo che sia un punto importante, molto più che l’applicazione dei contratti. È chiaro che fare il sindacato con il populismo è molto più semplice nell’immediato. Quando si uscirà dalle tensioni di questi giorni, le cose andranno viste in maniera più seria“.
E conclude “Mi dispiace che noi e la Cisl dobbiamo subire gli scontri interni ad altre realtà, da un modo di fare sindacato che non ci appartiene. Se oggi c’è un conflitto, la divergenza di opinioni tra la Fiom e la Cgil confederale a livello nazionale la dice lunga da questo punto di vista, purtroppo ancora una volta ce ne siamo dovuti fare carico anche per loro. Credo che i panni sporchi ognuno li debba lavare a casa propria”.