Un grosso consenso verso il Governo Berlusconi e, al contempo, pesanti critiche al comportamento di Fini e di Futuro e libertà.
Questi gli umori del popolo del centrodestra che, secondo il parlamentare Tommaso Foti e il presidente della Provincia Massimo Trespidi, ha affollato in questi giorni i gazebo del Pdl per apporre una firma a sostegno dell’esecutivo.
«In poche ore abbiamo raccolto più di 2mila firme a sostegno del Governo Berlusconi. Piacenza si conferma una città di centrodestra» ha detto Foti. «Da parte nostra c’è grande soddisfazione per un risultato importante e per certi versi inaspettato. Un risultato che dimostra come tutti coloro che stanno facendo di tutto per mandare a casa questo Governo sono decisamente poco in sintonia con l’opinione pubblica». Ancora una volta, dunque, grande fiducia nelle possibilità di Berlusconi di accaparrarsi i numeri necessari per la fiducia martedì in Parlamento quando si voterà. «Non posso avere la certezza di avere i voti per vincere in aula» ha aggiunto il parlamentare del Pdl che, tuttavia, sulla partita che si gioca tra la gente, «sconsiglio ai detrattori di andare a vedere i voti che abbiamo nelle urne». Foti non ha mancato poi di piazzare una stoccata contro contro Pierluigi Bersani dopo la manifestazione di sabato del Pd in piazza San Giovanni: «Un discorso da bocciofila che ha riscosso applausi striminziti. E il fatto che il corteo si sia rivelato un flop lo dimostra che per la prima volta nessuno si è levato a dire che hanno partecipato milioni di persone».
A dare man forte a Foti c’era anche Trespidi. Il presidente della Provincia ha parlato di «una mobilitazione massiccia da parte del Popolo della libertà, un movimento che è ormai saldamente radicato nella gente». «C’è un consenso esplicito verso l’operato di questo Governo, molto più di quanto non si percepisca dagli organi di informazione. L’invito della gente al Governo è quello di continuare a lavorare negli interessi degli Italiani, a dimostrazione di come questo sia l’esecutivo del fare e del fare bene».
Marcello Pollastri