Perché un nuovo convegno sul Po? Effettivamente molti cominciano ad esprimere una certa insofferenza ai numerosi convegni che si sono succeduti negli anni, mentre le condizioni delle acque e delle sponde non accennano a migliorare. Legambiente da anni sviluppa la campagna Operazione Po, proprio per segnalare le cose che non vanno e proporre iniziative di valorizzazione non solo ambientale ma anche turistica del nostro fiume.
Certo il congelamento del Progetto “valle del fiume Po”, per cui il presidente Boiardi si era fortemente impegnato nell’ambito della Consulta delle 13 province del Po, ha lasciato l’amaro in bocca, ed un effetto delusione che sarà difficile da recuperare, rispetto speranze suscitate dalle iniziative che erano state programmate e ormai finanziate dal CIPE.
In più aleggia, più che mai, la minaccia di un nuovo insediamento di un impianto nucleare a Caorso, che a prescindere da ogni posizione sulla sostenibilità ed economicità di tale fonte energetica, significherebbe la parola “fine” su ogni velleità di recupero del nostro amato fiume.
Ma il 2010 è anche l’anno internazionale della biodiversità. Non molti se ne sono accorti ma è drammatico rilevare la distanza fra gli obiettivi che si era proposta l’Unione Europea e i risultati finora ottenuti. C’è una inaccettabile lentezza da parte delle amministrazioni e una diffusa mancanza di consapevolezza sulla necessità di salvaguardare la biodiversità, a fronte di un’enorme sviluppo della cementificazione e della artificializzazione delle campagne, di cui gli allagamenti diffusi di questi giorni sono l’effetto più evidente e drammatico; non un lusso quindi o il capriccio di qualche ambientalista appassionato ma il bisogno di ricreare e proteggere delicati equilibri di cui l’uomo è peraltro il primo a trarne vantaggio. Altroché ridurre i SIC e le ZPS.
Se non si fosse privato il Po delle sue golene e casse di espansione e se non si fossero rettificati con opere di regimazione spesso inutili i suoi affluenti, riempiendoli di costruzioni, le piene di questi anni non avrebbero certamente avuto gli stessi effetti deleteri ed avremmo fiumi e torrenti in grado di adempiere alle loro funzioni vitali.
Quindi questo convegno è l’occasione per fare il punto della situazione rispetto ai progetti di rinaturalizzazione del Po in cantiere da tempo, di compensazione rispetto alle opere impattanti che sono state realizzate (ponti, ferrovia ad dell’alta velocità, nuova conca di isola Serafini, cave, ecc.) o che sono in programma. E’ l’occasione anche per mettere in comunicazione le iniziative e i programmi di Comuni rivieraschi, anche della sponda lombarda, che dovrebbero dialogare di più, perché la natura non conosce i confini amministrativi o regionali.
Entro l’anno sarà pronto – ce lo auguriamo tutti – il nuovo ponte sul Po e dovrà essere smantellato quello provvisorio, che non ha prodotto un impatto da poco sul sistema ambientale dell’isolotto Maggi e delle due sponde. Abbiamo per questo interessato le amministrazioni competenti perché fossero messe in cantiere – anche a spese dell’ANAS – le necessarie opere di compensazione, possibilmente in coerenza con i progetti di rinaturalizzazione già da tempo esistenti e con i progetti di attracco per la navigazione turistica.
Infine va rilanciato con forza, da parte di amministrazioni, associazioni e cittadini il progetto valle del fiume Po, che permetterebbe di investire risorse importanti sul versante della sicurezza, della tutela e della fruibilità delle sponde.
Il Convegno sarà anche l’occasione, da parte dell’Autorità di bacino del Po, di informarci sulle azioni previste dal Piano di gestione del Po, approvato nel febbraio di quest’anno e che impone importanti azioni per il raggiungimento, entro il 2015 di più elevati standard di qualità delle acque, per fortuna imposti dalle Direttive europee. Bisognerà agire sul livello dei nitrati, della depurazione degli scarichi civili e industriali, e sul potenziamento dei sistemi ecologici naturali. Tutto questo non potrà prescindere da un vero e proprio “contratto di fiume”, già sperimentato in altri paesi europei e che dovrà prevedere uno nuovo concetto di partecipazione che Legambiente si candida a stimolare e sostenere.
Spiace infine rilevare che nella recente “summer school” del Politecnico piacentino, sia stata ignorata una parte importante della società civile, che da sempre è attenta alle problematiche dell’ambiente fluviale e della fruizione turistica, da cui non è possibile prescindere nella costruzione di disegno urbanistico di scala territoriale. Una pecca che ci auguriamo possa essere al più presto sanata perché l’impegno del mondo scientifico e accademico è ovunque fondamentale per la crescita dell’humus culturale dei territori di cui fanno parte e di cui lo scambio e la partecipazione dovrebbe essere parte integrante ed efficace.
Legambiente Piacenza
Laura Chiappa e Giuseppe Castelnuovo