Sgomitano le donne. E sempre di più si trovano, per meriti acquisiti sul campo, a ricoprire ruoli di comando nella società. Ne è un esempio la nostra città dove numerose donne si trovano al timone di comando di importanti istituzioni, enti ed associazioni. Non altrettanto bene, in fatto di quote rosa, si comportano i cda delle aziende italiane partecipate e quotate, dove le donne rappresentano una presenza solo marginale (solo 6,8%), ma dove si dovrà intervenire quanto prima se non si vorrà incappare nelle sanzioni previste dalla nuova legge che il Governo sta per varare. La proposta di legge, che domani stesso potrebbe essere portata da Giulio Tremonti in Consiglio dei ministri, prevede una quota di un terzo del consiglio al genere meno rappresentato per la durata di tre mandati consecutivi. Pena il decadimento dei consiglieri dalla carica. E la quota è prevista anche per i collegi sindacali.
Una vera rivoluzione in un sistema che vede ancora il 50% delle società quotate senza alcuna rappresentanza femminile nei “board”, compresi i grandi gruppi che rappresentano l’Italia all’estero come Fiat Group, Enel, Eni, Finmeccanica e Telecom Italia.
A Piacenza la futura legge, che porta la firma delle deputate Lella Golfo (Pdl) e Alessia Mosca (Pd), si applicherà alla sola Iren, la multiutility quotata in Borsa dove il Comune di Piacenza detiene una partecipazione dell’1,6%. Ebbene, ipotizzando che la legge fosse già in vigore, Iren sarebbe costretta a subire gli effetti della scure del legislatore visto che nel suo ambìto cda, non solo le quote rosa imposte non sono ad oggi rispettate, ma addirittura di donne non c’è la benché minima traccia. Tredici componenti, tredici uomini (il piacentino è Marco Elefanti). Chiaro come Iren, se la legge dovesse essere approvata, sarà in futuro costretta a correre ai ripari inserendo almeno quattro donne nel cda.