Il ricordo di Scalabrini, vescovo Ambrosio: “Andava incontro ai migranti senza scivolare in ideologie di vario tipo”

Attualizzare l’opera del beato Giovanni Battista Scalabrini e di santa Francesca Saverio Cabrini per affrontare e gestire la questione migranti. E’ quanto è emerso nel corso di un incontro legato alle due figure religiose come “Pionieri della sollecitudine pastorale nelle migrazioni”, organizzato nella Casa madre dei missionari scalabriniani a Piacenza.

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“Scalabrini è stato un vescovo che ha pensato in grande e ha avuto una attenzione particolare alle situazioni concrete – ha commentato monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza – non è scivolato in ideologie di vario tipo, ma con il cuore grande e aperto ha pensato a come venire incontro alle persone in migrazione. Ha avuto un aspetto di umanità che dobbiamo tener presente anche oggi”.

“Secondo il beato Giovanni Battista Scalabrini, la migrazione è un fatto naturale e una necessità; infatti, chi potrebbe mai trattenere un popolo affamato, nella speranza di trovare il pane quotidiano in un altro luogo? Lui ha detto che per il migrante la sua patria è la terra che gli dà pane”, ha detto Suor Elizabeth Pedernal, consigliera generale delle suore scalabriniane che ha parlato a nome della superiora generale, suor Neusa de Fatima Mariano.

Padre Luis Antonio Diaz, consigliere generale dei padri scalabriniani, ha sottolineato come si sia trattato di “due grandi ‘santi della carità’ che sono ancora presenti e continuano a ispirare anche le nostre scelte. Le notizie di questi giorni fanno vivere il contesto sociale del tempo di Scalabrini con i ‘mercanti di carne umana’”.

“Oggi si respira un clima generalizzato di criminalizzazione delle migrazioni, è considerato criminale anche colui che difende e promuove la dignità e i diritti degli emigrati – racconta la scalabriniana suor Leocadia Mezzomo – La recente condanna del francese Cedric Herrou, denunciato per aiutare migranti in situazione irregolare e la ostensiva campagna contro le Ong nel Mediterraneo sono due esempi che attestano il clima di ‘demonizzazione della mobilità umana’ e dei suoi difensori. L’amore verso il prossimo oggi è sostituito dall’amore verso prossimo della propria nazionalità’. Poca importa se nella Bibbia, l’unica volta che il comandamento dell’amore al prossimo come a se stesso viene specificato è quanto si fa riferimento all‟amore allo straniero: ‘Il forestiero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui ch’è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso’”.

Nel corso del convegno Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore, ha sottolineato le analogie tra la migrazione degli italiani tra fine Ottocento e inizio Novecento e quella del Mediterraneo negli ultimi anni. “Non si può dire oggi che non siamo stati clandestini: lo siamo stati in gran parte – ha sottolineato – Abbiamo dimenticato tutto. Eppure, come diceva Aristotele, ‘la patria è sempre là dove si prospera’. Calvino era nato all’Avana ma è stato uno scrittore italiano. Settimio Severo nacque in Libia. Non fu un imperatore libico ma romano”. Stella ha concluso dicendo che “sui rifugiati l’Italia non è tra i primi Paesi che li accoglie. Secondo dati Eurostat del 2016 è solo diciassettesima, con 2,4 rifugiati ogni mille abitanti. La Svezia è prima con 23,4, Malta è seconda con 18,3”.