Il Comando Provinciale dei carabinieri di Piacenza coordinato dalla Procura della Repubblica, ha concluso importanti operazioni nell’ambito dell’attività anti-droga che hanno permesso di assicurare alla Giustizia ben 56 persone, arrestate. Altre 67 sono state denunciate in stato di libertà e 238 segnalate come assuntori di sostanza stupefacente. Nella prima attività condotta dalla Compagnia di Fiorenzuola, denominata “MYOCASTOR” è stato arrestato un magrebino, residente nel milanese, che reclutava clandestini per farli diventare spacciatori. L’uomo è stato arrestato insieme ad altri suoi 14 collaboratori e sono stati eseguiti 23 ordini di cattura con altre 28 persone denunciate in stato di libertà, sradicando una pericolosa organizzazione di spaccio a cavallo fra Lombardia ed Emilia.
Dalla metà dell’anno 2015 la provincia di Piacenza è stata oggetto di una invasione di spacciatori magrebini provenienti dall’hinterland milanese che hanno creato numerose piazze di spaccio nelle zone rurali. L’insediamento di tali attività criminose ha determinato un forte afflusso di tossicodipendenti provenienti anche dalle vicine province di Parma, Cremona e Lodi. Il modus operandi di queste batterie di magrebini, solitamente composte da 3 o 4 elementi per ogni luogo di spaccio (vedette, telefonista e addetto allo spaccio), è quello tipico dello smercio di stupefacenti. La scelta dei luoghi di spaccio veniva agevolata da alcuni loro connazionali e clienti piacentini e che conoscevano bene le zone rurali. I luoghi venivano scelti in maniera certosina poiché dovevano essere controllabili dagli spacciatori in modo da prevenire i controlli delle forze di polizia e garantire una fuga immediata. Gli spacciatori avevano l’abitudine a nascondere lo stupefacente in buoni quantitativi sotterrandolo in modo tale da poter muoversi più tranquillamente ma l’evolversi delle investigazioni ha permesso di capire quando giungevano i rifornimenti e pertanto intercettare la droga. Gli spacciatori giungevano sui luoghi di spaccio con le rubriche telefoniche già piene dei numeri dei clienti della zona e una volta sul posto li contattavano tramite sms e facendo loro sapere che avevano la droga di buona qualità. Da questo numero, una volta contattati, fornivano indicazioni per raggiungere i luoghi di spaccio e ricevevano gli ordinativi di “bianca” o “la bella” (cocaina) e “scura” o “la brutta” (eroina). In particolare venivano create piazze in Pontenure – Monticelli D’Ongina (Isola Serafini ed Olza) – Castelvetro – Fiorenzuola D’Arda (San Protaso e Felina) – Cadeo (Saliceto) – Castell’Arquato (loc. Dossi) – Carpaneto Piacentino (Travazzano e Nicrosi) – Alseno (Chiaravalle) – Caorso – San Pietro in Cerro – Cortemaggiore oltre che in altri comuni delle limitrofe province quali Busseto (PR), Castelnuovo Bocca d’Adda (LO), Santa Cristina e Bissone (PV) e Cremona.
Spesso gli spacciatori erano anche muniti di armi come fucili, pistole, roncole e bastoni che utilizzavano per intimidire i clienti evitando così ogni discussione sia sulla qualità sia sulla quantità di stupefacente ceduto. In una circostanza un cliente aveva addirittura offerto agli spacciatori una pistola in cambio dell’eroina. Che fossero soggetti determinati e senza scrupoli è apparso in maniera palese quando, al momento di essere fermati a bordo di auto rubata e con la droga addosso, non hanno avuto remore nello speronare un’auto civetta dei Carabinieri ferendo un maresciallo o colpendo un brigadiere con un calcio per garantirsi la fuga ed evitare l’identificazione. Nel corso degli accertamenti si apprendeva che esisteva la volontà di estendere questa colonizzazione del territorio sino alla provincia di Parma grazie all’aiuto di alcuni tossicodipendenti, cosa non avvenuta grazie all’operazione conclusa brillantemente.
Le investigazioni svolte a mezzo anche di indagini indirette hanno permesso nel corso di questo anno di smantellare ben ventuno piazze di spaccio partendo nel dicembre scorso con l’arresto in flagranza di quattro extracomunitari in località Riglio, a cavallo dei comuni di Cadeo e Pontenure, poiché trovati in possesso di grammi 100 circa di cocaina mentre si apprestavano ad iniziare la loro illecita attività. Poi sono stati monitorati i vari gruppi di spaccio presenti sul territorio e sono stati arrestati gli spacciatori. In alcuni casi l’attività investigativa ha privilegiato l’intervento dei carabinieri in flagranza di reato in altri casi si è preferito agire con l’emissione di ordinanze di custodia cautelare in carcere per stroncare queste illecite attività. Nel corso delle indagini sono state arrestate 14 persone in flagranza di reato (due italiani) ed una su cui pendeva un decreto di espiazione di pena. Sono stati emessi, in base alle prove raccolte, dal GIP del Tribunale di Piacenza Bersani 27 ordinanze di custodia cautelare in carcere di cui 23 eseguite (4 soggetti sono ricercati), 4 obblighi di dimora e un divieto di dimora. Sono state denunciate anche 28 persone. Nel corso dell’operazione sono stati recuperati quasi 1 chilo di sostanza stupefacente tra eroina e cocaina. La maggior parte dei soggetti implicati in questa indagine sono di origine magrebina, in particolare marocchina, e sono tutti clandestini in Italia, giovani che vengono reclutati anche nel paese natio per svolgere quest’attività dietro un minimo compenso giornaliero (dai venti ai cinquanta euro) più vitto ed alloggio a Milano. Tra questi anche un minorenne che è stato deferito alla competente che ne ha disposto l’arresto e la reclusione in un’idonea comunità.
Pochi giorni fa, dopo circa 5 mesi di serrate ricerche è stato localizzato ed arrestato a Milano Annaoui Bouazza, di 41 anni, soggetto che dirigeva la maggior parte degli spacciatori identificati in questa indagine, che tra l’altro era ricercato poiché doveva scontare anche una pena di 5 anni e mezzo per alcuni reati commessi in provincia di Rimini negli anni 2003-2007. Si è anche accertato che questo soggetto reclutava la manovalanza facendola giungere clandestina dal Marocco a bordo di autotreni lungo la rotta Marocco-Spagna-Francia-Ventimiglia, dietro corrispettivo che variava dai 1500 ai 2500 euro, per poi ospitarli in due appartamenti siti in Milano, (al momento dell’arresto all’interno dell’abitazione vi erano altri sei connazionali) da dove li avviava all’attività di spaccio nelle aree rurali del piacentino. Inoltre in caso di arresto garantiva loro assistenza legale oltre ad inviare soldi e effetti personali in carcere tramite interposte persone. Infine questa indagine ha confermato che esiste purtroppo un elevato numero di tossicomani anche molto giovani e che l’eroina è una piaga sociale grande poiché è ancora lo stupefacente più utilizzato nonostante sia risaputo che crea una gravissima dipendenza.
Nelle altre due operazioni denominate “DISCOVERY” e “CAPOLINEA 2” della Compagnia di Bobbio e della Stazione Carabinieri di Rivergaro questi sono stati i principali risultati conseguiti.
OPERAZIONE “DISCOVERY”
All’alba del 2 agosto scorso i carabinieri della Compagnia di Bobbio hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare spiccate dal Giudice per le Indagini Preliminari di Piacenza nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso tra loro. I carabinieri hanno dunque arrestato: Kastelov Dimitar Borisov, 20enne bulgaro disoccupato e pregiudicato per reati contro il patrimonio e El Omary Aziz, 32enne marocchino disoccupato e pregiudicato per reati in materia di stupefacenti, già sottoposto al regime degli arresti domiciliari all’atto dell’esecuzione. Inoltre, i militari della Compagnia di Bobbio hanno sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza Marano Marco, 19enne disoccupato di Arena Po (PV).
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotte tra i mesi di marzo e aprile 2016 dai Carabinieri della Stazione di Rivergaro anche mediante attività tecnica di intercettazione audio e video, hanno permesso di acclarare come i predetti fossero molto attivi nell’illecita attività di spaccio di sostanze stupefacenti di tipo hashish, eroina e cocaina nella provincia di Piacenza. In particolare, gli spacciatori sfruttavano la “mimetizzazione” offerta dalla boscaglia sita tra Campremoldo e Gragnano Trebbiense per eludere eventuali controlli da parte delle Forze di Polizia e poter così dedicarsi in maniera pressoché indisturbata ai loro traffici illeciti. Nel corso delle indagini i carabinieri di Rivergaro hanno inoltre sequestrato 50 grammi di sostanze stupefacenti di vario tipo e segnalato alle Autorità competenti 36 soggetti individuati quali assuntori di sostanze stupefacenti e quindi avviati a terapia presso il Servizio per le Tossicodipendenze (Ser.T.) dell’ASL competente per territorio. Inoltre sono stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Piacenza 2 soggetti italiani ritenuti responsabili di favoreggiamento personale verso i predetti pusher.
OPERAZIONE “CAPOLINEA 2”
L’8 agosto scorso i carabinieri della Compagnia di Bobbio hanno dato esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Piacenza nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso tra loro. Gli arrestati sono Ronda Elena, 30enne di Travo (PC) disoccupata e pregiudicata per reati in materia di stupefacenti, Edderdouri Maati, 33enne marocchino disoccupato e pregiudicato per reati in materia di stupefacenti, Edderdouri Hicham, 33enne marocchino disoccupato, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti e già ristretto presso la Casa Circondariale di Piacenza per analoghi reati, Edderdouri Radouan, 38enne marocchino disoccupato e pregiudicato per reati in materia di stupefacenti. Sono stati inoltre sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari Edderdouri Nour Eddine, 28enne marocchino disoccupato e pregiudicato per reati contro il patrimonio e Hristov Vlado, 19enne macedone disoccupato e pregiudicato per reati in materia di stupefacenti. A questo si aggiungono 5 denunce a piede libero nei confronti di altrettanti soggetti, tutti italiani di origine piacentina, ritenuti responsabili dei reati di spaccio di stupefacenti in concorso o di favoreggiamento personale. Le investigazioni, condotte dai carabinieri della Stazione di Rivergaro nel periodo ricompreso tra il novembre 2015 e il maggio 2016 anche mediante l’ausilio di attività tecnica di intercettazione audio/video, hanno consentito di appurare come i soggetti si fossero resi responsabili in concorso tra loro dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti come marijuana, hashish, cocaina, eroina e subutex sul territorio della provincia di Piacenza. Consistenti quantitativi di droga sono stati sequestrati nel corso delle indagini, in totale si parla di circa 300 grammi di stupefacenti di vario tipo, ragione per cui sono state tratte in arresto 15 persone, denunciate a piede libero 10 persone e segnalate alle competenti Prefetture ben 100 assuntori di stupefacenti.
Anche la compagnia di Piacenza, proprio nell’ambito di questa attività sinergica di contrasto allo spaccio delle sostanze stupefacenti, coordinata dal Comando Provinciale, ha concentrato i suoi sforzi anche nel centro della cittadino di Piacenza, portando a compimento un’efficace attività anti-droga in cui sono state arrestate 21 persone, denunciate altre 298 e segnalate 102 con il recupero di oltre 20 kg di hashish, 140 piante di marijuana ed oltre 1 chilo di svariati stupefacenti.
"Il dato allarmante riguarda la piaga del consumo di droga, una situazione drammatica se si considera il numero sempre più alto di clienti minorenni. Un altro aspetto preoccupante è poi l'impiego dei clandestini che vengono portati in Italia proprio per sostenere il traffico di droga" ha commentato il procuratore capo Salvatore Cappelleri.
"Si tratta di gruppi di spacciatori pendolari, gruppi all'interno dei quali ognuno ha il proprio ruolo, a volte i componenti passano da una banda all'altra. Solo in un caso abbiamo scoperto una banda di tipo familiare, composta da fratelli e cugini" spiega il pm Emilio Pisante.
"Lo spaccio avveniva in mezzo ai campi e questo ha reso molto difficili le indagini – commenta il comandante provinciale dei carabinieri Corrado Scattaretico – appostamenti, mimetizzazioni, video, i nostri militari si sono dovuti inventare di tutto per tenere d'occhio le attività di spaccio".