Ambiente Piacenza, audizione Comitati No Carbonext, la politica di divide

Questo pomeriggio a Bologna in commissione Ambiente territorio mobilità , presieduta da Manuela Rontini, maggioranza e opposizione si sono confrontati sul metodo e sul merito del progetto del cementificio Buzzi-Unicem per la lavorazione in combustibile dei rifiuti a Vernasca, in provincia di Piacenza, dopo aver ascoltato i comitati che sul territorio si battono per fermare l’opera. La maggioranza ha difeso le proprie scelte e i percorsi che le hanno precedute, la minoranza lamenta la scarsa partecipazione democratica. Da una parte il confronto sul livello di partecipazione garantito ai cittadini, dall’altra i dubbi sulla tecnologia Carbonext in quanto tale.
La presidente della commissione Rontini ha aperto il dibattito invitando tutti a “non dubitare per principio della correttezza delle istituzioni, altrimenti il dialogo diventa impossibile. La commissione ha dedicato 12 sedute e più di 25 ore di dibattito all’analisi delle 2.450 pagine del Piano rifiuti: “quindi riteniamo di conoscere il tema, e non si può accusare noi consiglieri di non averlo a cuore”, ha detto Rontini.
Gianluca Molinari (Pd) respinge molte delle critiche ricevute: “Negli incontri la presenza delle istituzioni c’è stata, ma ricordiamo che le istituzioni si muovono secondo le leggi: abbiamo chiarito la nostra contrarietà alla scorciatoia prevista dal decreto Clini, cioè l’autorizzazione all’interno del rinnovo dell’Autorizzazione di impatto ambientale- spiega-. E oggi infatti abbiamo una Via, una procedura che ha dato la possibilità anche di confronto tra le parti. Ogni dubbio sulla mancanza o la scarsa serietà dei controlli è un dubbio sulla terzietà delle istituzioni. Abbiamo sottoscritto la richiesta di questa audizione proprio perché crediamo il confronto sia importante: vogliamo capire quali proposte dei comitati siano recepibili, ma partendo dal rispetto del ruolo e del lavoro altrui”.
Secondo Matteo Rancan (Ln) invece “le mancanze di rispetto sono state altre, soprattutto da parte della Regione, a partire dal fatto che per avere un incontro tra assessore e cittadini è servito convocare una commissione ad hoc, quando in tutti gli altri incontri Gazzolo non è pervenuta. La nostra posizione di contrarietà al progetto è nota, ora vogliamo chiarimenti da parte dell’ assessore”.
Per Tommaso Foti (Fdi-An) “bisognava lasciare il tempo, ai cittadini e alla politica, per impugnare gli atti– spiega-, e sarebbe opportuno che la Regione si pronunciasse in merito, invece di pretendere di essere un passacarte”. Inoltre, accusa Foti, “chi istruiva ieri la pratica in Provincia, oggi istruisce la delibera ad Arpae per l’autorizzazione, e la delibera di Giunta è stata approvata di lunedì quando i documenti erano stati consegnati venerdì: sotto il profilo amministrativo chiedo di rianalizzare gli atti che i tecnici hanno approvato tra sabato e domenica”.
Paolo Calvano (Pd) è intervenuto per richiamare “piena fiducia nel ruolo delle istituzioni sul lavoro che i soggetti coinvolti hanno svolto: vogliamo dare tutte le garanzie ai cittadini, nei passaggi che ci sono stati e in quelli che ci saranno: praticare il dubbio costante provoca solo caos”.
Secondo Igor Taruffi (Sel) “chi porta dati dovrebbe risparmiarsi provocazioni che deviano solo dal merito dei provvedimenti. Nemmeno io ho dubbi sulla correttezza delle istituzioni- sostiene- ma si poteva comunque prendere più tempo per chiarire le preoccupazioni di chi sul territorio ci vive”.
Non ha dubbi invece Gianluca Sassi (M5s): “E’ giusto che i cittadini ricorrano all’ironia per criticare l’operato delle istituzioni: a mancare di rispetto è stato chi non si è presentato agli incontri con i cittadini”.
Per Katia Tarasconi (Pd) “servivano dati tecnici, non ironia: l’unica alternativa alla strada che abbiamo intrapreso è chiudere il cementificio: tutti teniamo alla salute dei cittadini e alla qualità dell’aria, ma questo scenario ideale non è realizzabile oggi”.
Ha chiuso il dibattito l’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo: “Secondo noi per primi era obbligatorio lo screening, da cui è poi arrivata la Valutazione di impatto ambientale, che per noi è stata una ottima occasione di approfondimento”. Per il resto, spiega l’assessore, “molti passaggi tecnici della discussione di oggi mi lasciano perplessa, mentre non sono disposta ad accettare alcun dubbio sulla correttezza delle istituzioni: tutta la politica della Regione è ispirata a principio di sostenibilità”. Così l’assessore regionale all’Ambiente, Paola Gazzolo, è intervenuta nel corso dell’audizione della commissione Ambiente, territorio e mobilità che, in Assemblea legislativa, ha ascoltato comitati e associazioni ambientaliste sul caso Buzzi Unicem. “Pieno rispetto della legge, massimo rigore nella procedura di valutazione di impatto ambientale, miglioramento della qualità dell’aria, previsione di uno stringente sistema di controlli a partire da quelli sulle emissioni: questi i principi che hanno guidato la Giunta regionale nelle scelte relative alla richiesta di utilizzo di Carbonext presso il cementificio di Vernasca” e ha proseguito “Nelle more delle decisioni sul futuro del Decreto Clini penso che l’esperienza dell’Emilia-Romagna sia  un punto  di riferimento avanzato  a livello nazionale per quanto riguarda l’impiego del combustibile solido secondario: abbiamo previsto le soglie sul prodotto e sulle emissioni più restrittive possibili, anche anticipando le norme che entreranno in vigore dal 2017, affiancandole ad un sistema di monitoraggio e a controlli cogenti e trasparenti, capaci di assicurare le garanzie richieste dai cittadini”, conclude Gazzolo. “La Regione ha operato all’insegna dell’innovazione: è questo che denota la serietà delle Istituzioni e che contribuisce a costruire  le garanzie di sostenibilità”

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 IN COMMISSIONE I COMITATI NO CARBONEXT: VOGLIONO TRATTARCI COME CAVIE UMANE

I cittadini avevano già protestato davanti all’Assemblea legislativa: vogliono fermare il progetto a Vernasca per la lavorazione dei rifiuti in combustibile
Hanno paura di diventare cavie umane per valutare i danni dell’inquinamento da Carbonext, ovvero lo smaltimento  e per questo motivo oggi pomeriggio i comitati per la tutela della salute in Val d’Arda sono ripartiti dalla provincia di Piacenza e sono tornati in Assemblea legislativa a chiedere alla Regione di “intervenire prima che sia troppo tardi”.
A luglio avevano protestato durante una seduta del consiglio regionale, oggi pomeriggio invece sono stati ascoltati in audizione della commissione Territorio ambiente mobilità, presieduta da Manuela Rontini, alla presenza anche dell’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo. E se tra i consiglieri è unanime la condanna alle norme contenute nel decreto Clini, la maggioranza difende il percorso svolto, mentre le opposizioni attaccano concentrandosi in particolare sulla mancata disponibilità al dialogo della Regione.
Le critiche nei confronti dell’amministrazione non sono mancate neanche da parte dei cittadini che sono intervenuti a nome dei comitati Basta nocività in Val D’Arda, Aria pulita in Val d’Arda e Comitato cittadini per l’ambiente rurale, oltre che di Legambiente.
“No comment su come la Giunta si rapporta con i cittadini- sostiene Angelo Negri del comitato Basta nocività in Val D’Arda-: in 18 mesi oggi è la prima volta che incontriamo l’assessore”, nonostante, ricorda, “le 4122 firme per richiedere una Vis, una manifestazione con mille persone e 5000 firme, per dire no al progetto, consegnate alla Conferenza dei servizi”.
Ancora più duro un altro esponente dei comitati locali, Renato Barbieri, ingegnere e professore di Fisica all’Università di Ferrara: “Il principio di precauzione viene applicato al contrario, tutelando gli interessi delle aziende e non la salute delle persone: i cittadini della Val D’Arda vengono usati come cavie”. A quanto sostiene, “i controlli sono a posteriori, a danno già avvenuto, e inoltre Arpae effettua controlli programmati con l’azienda e analizza con frequenza annuale i dati forniti da Buzzi-Unicem”. Come se non bastasse, prosegue, “il progetto è stato approvato senza aver definito i controlli: per la definizione delle modalità operative legate al campionamento, ai metodi di analisi, alla durata e alle frequenze del monitoraggio, si rimanda infatti ad un protocollo specifico che dovrà essere stipulato tra proponente, Regione e Comune entro sei mesi”.
Maria Laura Chiappa, presidente di Legambiente Piacenza, parla di “incompatibilità profonde tra il progetto CarboNext, il Piano rifiuti regionale e la legge regionale a sostegno dell’economia circolare approvato lo scorso anno”. Secondo l’ecologista, “le Via non sono elementi di sola valutazione tecnica, le leggi stesse e le sentenze in materia ci testimoniano che si tratta di sentenze semmai politiche”. La richiesta di Chiappa è netta: “Bisognerebbe approvare solo progetti che migliorano la qualità dell’aria, non quelli che al massimo non la peggiorano significativamente”.
Marcello Trabucchi di Basta nocività in Val d’Arda ha proposto tre modifiche alla legge regionale in materia di valutazione di impatto ambientale: “Vogliamo più trasparenza, perchè la Conferenza dei servizi ci ha reso noto il progetto solo dopo averlo realizzato. Vi chiediamo poi che siano ammessi con diritti di voto tutti quei Comuni interessati direttamente dal progetto, non solo chi ospita la sede fisica, e che i proponenti siano obbligati a una presentazione pubblica dei progetti a loro spese”.
A nome di tutti i comitati Diego Cavozzi ha concluso l’audizione lamentando di come “sia stato impedito il corretto funzionamento del processo democratico: da una parte dalla politica non è arrivato altro se non una approvazione preconcetta del progetto, dall’altra i cittadini avrebbero voluto un progetto condiviso con i rappresentanti regionale ma c’è stata una comunicazione evanescente”. Secondo il cittadino “vogliono monitorare le nostre condizioni solo a progetto approvato, come una sorta di cavie umane”.
Come ribadisce successivamente Fabrizio Dinelli, esponente sia dei comitati che di Legambiente: “La prima richiesta del territorio è di democrazia: i cittadini vogliono essere informati, e vogliono poter partecipare, alle decisioni che li riguardano, non possono saperlo dal Bur o dai trafiletti sul giornale. E’ questo il grido di dolore che arriva dagli abitanti della Val D’Arda”.