Bruno Galli a Piacenza: “Riforma costituzionale pericolosa per la democrazia”

“La riforma costituzionale Boschi è un pericolo per la qualità della democrazia”. Esordisce così Stefano Bruno Galli, docente di Storia delle Dottrine Politiche, durante il convegno organizzato dal comitato “I Piasintein I Disan No”. Il professore, invitando a votare “no” al referendum di questo autunno, spiega: “La sfida delle democrazie moderne è adeguare le costituzioni al mutare dei tempi, con serietà e competenza. Renzi sta facendo l’esatto contrario, promuovendo una riforma contraddittoria e incostituzionale”.

Radio Sound

Galli, inizialmente, evidenzia l’incoerenza legata al dibattito politico: <<Il presidente del consiglio cerca di ritardare la data del voto, visto che gli ultimi sondaggi rilevano il 60% degli italiani sfavorevoli. Si tratta di una riforma che ha subito un eccessivo numero di passaggi tra Camera e Senato, venendo così snaturata e deformata: è nata male e uscita peggio. Nel 2001 D’Alema fece votare i cittadini su un disegno più vicino al nostro progetto di devolution, totalmente opposto a quello dell’attuale governo: il PD non può permettersi di giocare con la costituzione a proprio piacimento, rendendola una battaglia personalizzata, quasi fosse un giocattolo>>.

Poi entra nel merito tecnico, analizzando il “superamento del bicameralismo perfetto” descritto dal Partito Democratico: “Non è vero che il bicameralismo paritario rallenta i processi. La produzione legislativa italiana, rispetto a quella francese o spagnola, è perfettamente in linea. Piuttosto, è un alibi comune alle classi politiche incapaci”.

Anche la composizione nuova del senato non convince il relatore: “La Camera e il Senato saranno fortemente sbilanciate, dal momento che il numero dei deputati non viene toccato. Ciò significa che il Parlamento sarà monocontrollato da un solo partito, grazie alla nuova legge elettorale. Il senato dovrebbe tornare come concepito dai costituenti: basato sui collegi territoriali rappresentativi dei territori, a seconda della densità di abitanti. Invece, avremo un senato confuso, in cui saranno presenti 5 senatori a vita che, non si sa secondo quale logica, potranno votare su argomenti d’interesse locale”.

Un altro significativo intervento coinvolgerà gli enti territoriali: “L’articolo 5 della Costituzione riconosce e promuove le autonomie locali, evidenziando la loro preesistenza rispetto repubblica. Questa riforma, invece, le massacra, togliendo le materie concorrenti fra stato e regione, e abolendo le province, per far posto alle città metropolitane e alle aree vaste non elette da nessuno. Se ne va una fetta di democrazia in grado di intercettare i problemi concreti dei cittadini”.

Infine la proposta: “Perché non applicare davvero un regionalismo? Il Veneto, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e la Toscana sono realtà virtuose, da premiare. Bisogna decentrare le competenze, prendendo esempio da dove i bilanci funzionano, garantendo servizi di qualità”.