“Vi abbiamo dato la nostra adolescenza, non ci prenderete la nostra vecchiaia”. Questo lo slogan più emblematico della battaglia che Sel e i lavoratori precoci – oggi riuniti in un incontro all’ex circoscrizione 3 con l’onorevole Monica Gregori, parlamentare in commissione Lavoro del gruppo Sinistra Italiana – portano avanti per introdurre una modifica alla legge Fornero che consenta a chi è entrato nel mondo del lavoro già dalla giovane di accedere alla pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati.
Una battaglia che trova sponda ideale nel ddl 857,il disegno di legge Damiano che prevede la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi e penalizzazioni decrescenti a cominciare dall'8% e la soluzione quota 41 di anzianità contributiva per i lavoratori precoci a prescindere dall'età anagrafica.
Ed è proprio la cosiddetta “quota 41” il limite oltre il quale il gruppo dei “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” non intende retrocedere – come spiega uno dei promotori, Roberto Occhiodoro – preso atto anche del consenso trasversale all’arco politico che si sta sviluppando attorno al tema e che ha trovato conferma nell’incontro a Montecitorio dello scorso 18 febbraio con gli stessi componenti della commissione Lavoro.
Legata all’altro estremo dello stesso filo resta l’annosa questione della carenza di occupazione giovanile che i lavoratori precoci considerano una conseguenza dell’innalzamento dell’età pensionabile: “ Noi facciamo da tappo alla generazione dei nostri figli e la nostra battaglia si lega alla battaglia per l'occupazione giovanile, anche se i media spingono per vederci in contrapposizione” – continua Occhiodoro., trovando eco nelle parole di Marco Mazzoli economista dell’Università di Genova presente oggi all’incontro.
“La proposta Damiano e' condivisibile – spiega. Renzi dovrebbe sostenerla con la stessa urgenza con cui ha detassato il possesso degli yacht e con la stessa urgenza con cui ha deciso di stanziare cifre faraoniche per il ponte sullo stretto di Messina, una condizione, pare, richiesta da Denis Verdini per assicurare la fiducia al governo.
C'è un problema di debito pubblico che può essere ridotto solo nel caso in cui il tasso di interesse sia più basso del tasso di crescita del Pil. Noi non siamo né demagogo ne ideologhi. Per questo, a differenza di chi sta al governo, non abbiamo fiducia cieca nel mercato. Il mercato va regolamentato. E ci sono motivi di ordine etico e di efficienza economica che vanno a favore del ddl Damiano: il primo è che i lavoratori precoci non sono una classe privilegiata, a differenza di coloro che potevano permettersi di pagare l'università ai tempi. Il secondo è che non approvare la proposta Damiano peggiorerebbe il tasso di crescita, poichè le persone a basso reddito spendono quasi tutto quello che hanno e tagliandone le risorse si andrebbe a intaccare direttamente il consumo e quindi la crescita. Sarebbe più corretto invece incidere sulle classi altolocate, sul taglio degli stipendi dei dirigenti o sulla patrimoniale perchè, invece, non cambierebbe la propensione al consumo di queste categorie”.
Il nostro è un vero e proprio calvario che ormai dura da anni – continua Moreno Barbuti – amministratore del gruppo Lavroatori Precoci Uniti. Nel 2011 con la riforma Fornero si è passati dal limite dei 40 anni a quello dei 42 e 6 mesi. Poi, come se non bastasse, questo limite viene ulteriormente aumentato perché adeguato all'aspettativa di vita che cresce ogni anno.
Così facendo però si vive come schiavi, solo per il lavoro. E’ per questo motivo che ho deciso di fondare il gruppo. Abbiamo una speranza, quella rappresentata dal ddl Damiano 857 che prevede la quota 41 per tutti. E dobbiamo quindi supportare i politici come l'onorevole Gregori che ci sta dando una mano in questa battaglia. Equità non significa andare in pensione tutti alla stessa età, ma tutti alle stesse condizioni”.
A supporto dell’iniziativa di Sel e lavoratori preoci anche tanti rappresentanti di realtà extrapiacentine, da Roma, Torino e Milano, oltre al segretario provinciale di Spi Cgil Luigino Baldini che risponde così all’invito lanciato in settimana dagli organizzatori ai sindacati: Il vero obiettivo è cambiare la riforma Fornero, il cui vero bastione da abbattere e' il contributivo puro. Il 50% dei pensionati piacentini sta sotto i 700 euro lordi, cioè sotto la soglia di povertà. Diamoci una mano reciproca, per aumentare le pensioni e abbassare l'età pensionabile”.
Intervento conclusivo affidato all’onorevole Monica Gregori che ammette: “Oltre agli spot del Governo, nel concreto non vediamo ancora nulla. Dall’inizio della legislatura, con Letta, spingiamo per una discussione che si è però spenta con l’arrivo di Renzi. In stabilità abbiamo cercato di far passare l’emendamento sulla flessibilità in uscita, ma è stato respinto. La discussione è ancora aperta, ma serve il più ampio supporto possibile. Non vi dovete fermare in questa battaglia perché se vi fermate, la nostra azione parlamentare e' nulla. Dalla nostra c'è la condivisione della protesta da parte dei componenti della Commissione Lavoro”.