“Vogliamo scongiurare la chiusura”. Sembrerebbe questo, infatti, il rischio che più temono i facchini della Gls, ditta di logistica che opera a Piacenza e che in mattinata, 31 gennaio, hanno manifestato sotto le insegne del sindacato di base Usb.
Il corteo, arrivato in Piazza Cavalli, aveva come titolo “Schiavi mai” e voleva sollevare la questione del lavoro nel settore, che da tempo in città sta infiammando gli animi tra i dipendenti. E così, sulla falsariga delle proteste che si sono tenute in passato – e quelle che stanno bloccando anche i cancelli della Bormioli a Fidenza con i Si Cobas in prima linea –
il sindacato di base si è ritrovato per far conoscere la situazione dei facchini della Gls: “Contro i licenziamenti discriminatori in atto nello stabilimento e il lavoro precario in tutto il settore della logistica” ha chiarito il delegato Usb, Soumahoro Aboubakar. Il quale ha continuato: “Un gruppo di lavoratori migranti, da anni attivo nelle lotte per i diritti dei lavoratori della logistica, viene licenziato perché non si piega alle decisioni dell’azienda. Contemporaneamente lo stabilimento Gls di Piacenza viene ridimensionato e 50 lavoratori a tempo determinato vengono mandati a casa. Il tutto non in presenza di una reale contrazione delle attività, ma come provvedimento contro i lavoratori che si ribellano. Nei confronti dei lavoratori della logistica – ha continuato -, per la stragrande maggioranza migranti, si vuole continuare ad adottare un sistema discriminatorio che non tiene conto dei contratti e della legislazione sul lavoro. Un sistema senza diritti, nel quale si cerca di cancellare anche la dignità di chi lavora”. Non solo, perché l’aria che tira non sarebbe positiva neppure per la permanenza dello stabilimento sul nostro territorio, come ha sottolineato Maria Teresa Chiarello dell’Usb piacentino: “Girano voci di chiusura ed è l’ultima cosa che vorremmo. Perché i volumi di lavoro non sono certo diminuiti, per cui non si potrebbe spiegare una decisione del genere da parte dei vertici della Gls”.