Carbonext nell'impianto di Castelletto di Vernasca: "Ricorrere a principio di precauzione". Con queste parole nel corso di una interrogazione alla Giunta, il consigliere regionale della Lega Nord Matteo Rancan segnala che l'impianto nel piacentino è gestito dalla stessa società che gestisce anche l'impianto di incenerimento di rifiuti del cementificio di Barletta in Puglia, "progetto similare a quello che dovrebbe essere realizzato a Vernasca, sulla cui gestione avrebbe aperto un'inchiesta la Procura di Trani". Di qui, l'invito alla Giunta di fermare il progetto
La richiesta della società Buzzi Unicem di “utilizzare nel cementificio di Macomero di Castelletto di Vernasca, nel piacentino, 60.000 tonnellate di Carbonext (Css, cioè combustibile solido secondario)” è al centro di un’interrogazione alla Giunta del consigliere Matteo Rancan (Ln), che ricorda come la Regione, il 15 novembre 2013, abbia espresso un parere rispetto a questa richiesta, evidenziando che questo intervento avrebbe dovuto essere “assoggettato alla procedura di verifica (screening) ai sensi della legge regionale 9/99 (Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale), in quanto poteva essere considerato come modifica all’impianto esistente”.
Rancan segnala anche l’approvazione da parte dell’Assemblea di una risoluzione, con cui si impegnava la Giunta ad attivarsi per “rendere accessibili tutti i dati riguardanti le emissioni dello stabilimento Buzzi Unicem” ubicato nel piacentino, e a “effettuare controlli sull’utilizzo di Carbonext e tutelare la salute della popolazione interessata”.
A questo riguardo, il consigliere evidenzia che la stessa società gestisce anche l’impianto di incenerimento di rifiuti del cementificio di Barletta in Puglia, “progetto similare a quello che dovrebbe essere realizzato a Vernasca”, sulla cui gestione avrebbe aperto un’inchiesta la Procura di Trani, a parere della quale- si legge nell’interrogazione- “per effetto di questa nuova attività, ‘fatta risultare apparentemente come incremento di una attività autorizzata di combustione di rifiuti’ a servizio dell'impianto di produzione di cemento, calcestruzzo e aggregati naturali, si sarebbe consentito la diffusione di sostanze inquinanti superiori ai limiti di legge, esponendo la popolazione della città a rischi per la salute”.
Rancan chiede quindi se la Giunta intenda fermare il progetto relativo al cementificio nel piacentino, a fronte dell’azione in atto da parte della Magistratura, che, se confermata, proverebbe l’effettiva nocività ambientale e sanitaria dell’impianto e vuole sapere se si ritenga opportuno ricorrere al principio di precauzione, “introdotto dal Trattato di Maastricht (poi ripreso dalla Costituzione europea art. III-233[5]) attualmente enunciato all'art. 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea[6]”, vista l'ampiezza dell'incertezza scientifica e l’identificazione di potenziali danni ambientali e sanitari.
TRASPORTO PUBBLICO. RANCAN, DELMONTE, BARGI (LN): "65% MEZZI SETA SOTTO CLASSE MINIMA INQUINAMENTO, SI PROGETTA DI SOSTITUIRLI?"
In una interrogazione alla Giunta, i consiglieri chiedono di avere il quadro analitico del parco mezzi utilizzato dalla società di trasporto pubblico locale a Piacenza, Reggio Emilia e Modena e invitano a introdurre, all'interno dei nuovi bandi di gara per l'affidamento del trasporto pubblico locale, "parametri relativi alle classi d'inquinamento dei mezzi in dotazione alle ditte partecipanti"
I consiglieri Matteo Rancan, Gabriele Delmonte e Stefano Bargi (Ln) hanno chiesto alla Giunta di avere il quadro analitico del parco mezzi attualmente utilizzato dalla società Seta, che gestisce il trasporto pubblico locale a Piacenza, Reggio Emilia e Modena, suddiviso per categoria di emissione.
Lo hanno fatto in una interrogazione alla Giunta, in cui citano le misure di limitazione alla circolazione, entrate in vigore in Emilia-Romagna, in particolare quelle nuove, da applicare nel territorio dei comuni capoluogo e di quelli con popolazione superiore a 50.000 abitanti, che riguardano “i mezzi diesel fino all'Euro 3, benzina fino all'Euro 1 e ciclomotori fino all'Euro 0”. A questo proposito, i consiglieri segnalano che molti mezzi di trasporto pubblico su gomma risulterebbero datati e non rispetterebbero, dunque, le limitazioni di classi di inquinamento imposte dalla normativa. L’esempio riportato nel testo è quello di Piacenza, dove “il parco mezzi Seta comprende 170 autobus la cui età media è di 10,8 anni. Di questi, 84 sono i mezzi diesel Euro 2; 25 gli Euro 3; 21 gli Euro 5 e 40 quelli a metano”. “Il 65% circa dei mezzi pubblici su gomma piacentini- evidenziano- risulta essere al di sotto della classe minima di inquinamento richiesta per circolare nelle aree urbane senza limitazioni” e la stessa situazione si ripeterebbe a Reggio Emilia e Modena.
Considerando che “tra le principali motivazioni di emissione di sostanze inquinanti degli autoveicoli primeggiano le frequenze elevate di ‘stop and go’ e le basse velocità medie, tipiche del traffico urbano”, i consiglieri vogliono sapere se Seta intenda provvedere all’ acquisizione di mezzi di trasporto a basso tasso d’ inquinamento per sostituire quelli datati in uso e se, all’interno dei nuovi bandi di gara per l’affidamento del trasporto pubblico locale, si consideri opportuno introdurre parametri relativi alle classi d’inquinamento dei mezzi in dotazione alle ditte partecipanti, escludendo mezzi non compatibili alle direttive.