Il mondo della musica rock, ma in generale della musica, in lutto. E’ morto ieri, 28 dicembre, all’età di 70 anni Lemmy Kilmister, storico volto dell’altrettanto storica band Motorhead. Nato il 24 dicembre 1945 a Stoke-on-Trent, in Inghilterra, Ian Fraser Kilmister, detto Lemmy, fonda nel 1975 i Motorhead, band destinata a scrivere la storia dell’heavy metal, nella quale canta e suona il basso elettrico. Una discografia composta da 23 album ufficiali, con brani come Bomber o Ace of Spades divenuti veri e propri inni, classici, le tipiche canzoni conosciute anche da chi il Metal non lo ha mai ascoltato, un’infinità di collaborazioni con i più grandi musicisti della storia. A livello mondiale i Motorhead hanno venduto più di 50 milioni di dischi. Lemmy è divenuto un simbolo di coerenza culturale e musicale, mai un compromesso, mai un passo indietro per guadagnare qualcosa in più, mai un riff un po’ più morbido per raggiungere un pubblico più vasto. Lemmy faceva quello che voleva e proprio per questo è divenuto un simbolo. Un simbolo anche per il proprio, inconfondibile, aspetto: basette e baffi unite in un’acconciatura d’altri tempi, le divise militari, il cappello da cowboy, gli stivali, il bicchiere di whisky sempre in mano, il suo cantare con il collo proteso verso l’alto verso un microfono altissimo, il suo modo unico di suonare il basso. Insomma un’icona, consacrata per sempre nell’universo della musica. Il 26 dicembre scorso a Lemmy viene diagnosticato un tumore, una forma terribilmente aggressiva che ne causa la morte appena due giorni dopo.
Lo ricorda Alessandro Battini, musicista della band metal piacentina Dark Horizon nonché giornalista, sportivo in primis, ma anche musicale e collaboratore per la nota rivista on line Metallus.it: "Lo incontrai nel 2006, entrai nel backstage per un'intervista che poi in realtà durò pochi minuti perché dietro di me erano in attesa decine e decine di altri colleghi. Ma sembrava quasi che Lemmy sapesse di poter concedere solo poche parole, parole che quindi dovevano essere significative: in poche frasi era in grado di colpirti, di lasciare il segno. Io ricordo di avergli chiesto: 'Tu sei la perfetta incarnazione del detto Sex, drugs and rock 'n roll, avresti mai pensato di vivere così a lungo? E lui mi rispose ridendo: 'Assolutamente no!'. Lo incontrai per pochi minuti ma sprigionava un'energia indimenticabile, come d'altra parte ha fatto fino all'ultimo dei suoi concerti".