Qualcuno l’ha definita la cospirazione Shakespeare, considerando che le tesi che riguardano il grande letterato inglese lo vogliono diverso da come la storia ce l’ha raccontato fin ora.
I primi dubbi sulla vera identità di William Shakespeare (Scuoti-Lancia, se volessimo tradurre il suo cognome) sono sorte intorno all’800 per via delle scarse conoscenze riguardo alla biografia dell’illustre scrittore. Si sa solo che è nato a Stratford-upon-Avon, dove, sposato e con figli, faceva il granaio. A un certo punto, decide di lasciare la provincia e tentare la fortuna a Londra, come drammaturgo. E la fortuna sembra lo stesse attendendo con le braccia aperte, perché poco dopo il suo arrivo nella capitale, Shakespeare diventa un nome molto importante dei teatri inglesi.
Gli studiosi che hanno messo in dubbio l’identità del sommo poeta hanno sottolineato alcuni aspetti a dir poco controversi. Il ritratto sul First Folio – la prima pubblicazione firmata da Shakespeare – sembra esser stato realizzato da un bambino talentato e non dal miglior ritrattista del tempo. Secondo elemento sospetto è la somma ingente di denaro che Shakespeare di Straford riceve a un certo punto. Che si trattasse degli incassi dei diritti d’autore risulta difficile, la somma è troppo alta persino per un drammaturgo di successo. Anzi, la stessa florida carriera di Shakespeare come attore e drammaturgo è messa in discussione, per il sol fatto che doveva avere un accento fortemente provinciale, affatto apprezzato negli ambienti teatrali. Prova schiacciante, per gli studiosi cospiratori, è il contenuto dei testi: conoscenze notevoli di autori latini classici non ancora tradotti in inglese. Ricordiamo che non esisteva ancora un vocabolario inglese e la stessa grafia era molto incerta, tant’è che Shakespeare lo troviamo scritto in differenti modi.
Quei soldi, cospira qualche autorevole studioso, forse servivano a mantenere il silenzio. Chi nascondeva la sua identità dietro alle forme semplici di un granaio? Il candidato più convincente sembra sia un certo Edward de Vere, di Oxford, noto viaggiatore anche in Italia, a stretto contatto con la regina e abbastanza ricco e influente da dover tenere segreta la sua attività drammaturgica, deplorevole ai tempi per un nobile. Sembra sia un buon candidato anche per via delle conoscenze dei testi latini classici, suo zio lavorava a una traduzione in materia, pare avesse avuto la sifilide, esattamente come uno dei personaggi di Shakespeare, e aveva amato una Venere, forse addirittura la regina Elisabetta. Nemmeno il nome Will gli era sconosciuto a De Vere. Anzi, una delle sue amanti aveva l’abitudine di chiamarlo così.
Il mistero è fitto e nella lista dei candidati vi è finito anche un certo Florio, uno scrittore italiano.
La lista dei candidati è ancora aperta, ovviamente, per cui chi volesse addentrarsi in questa appassionante vicenda troverà senz’altro un eccezionale terreno da studiare.