L’Emilia-Romagna cambia veste, con un progetto di legge che disegna un nuovo sistema di governo. Approvato oggi dalla Giunta regionale dopo la sottoscrizione di un nuovo patto interistituzionale tra Regione e istituzioni locali (Città metropolitana di Bologna, Province e Comuni), dovrà passare ora all’esame dell’Assemblea legislativa. Di grande rilievo anche l’accordo siglato con le Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, a garanzia di tutto il processo di mobilità del personale.
Il personale della Città metropolitana e delle Province
Nella definizione dei ruoli assegnati a Regione, Città metropolitana di Bologna, Province, Comuni e Unioni di Comuni, la prima preoccupazione è stata quella di garantire ai dipendenti della Città metropolitana e delle Province il mantenimento del posto di lavoro. Molto stringenti i tempi previsti dalla legge per la definizione degli elenchi del personale interessato: entro la fine del 2016 tutte le 3.966 persone interessate avranno una collocazione certa.
Circa 2.000 dipendenti resteranno alle Province per svolgere le funzioni fondamentali indicate dalla legge 56/2014 (cosiddetta “legge Delrio”), come ad esempio la pianificazione dei servizi di trasporto di ambito provinciale e gli interventi per l’edilizia scolastica. Circa un migliaio saranno trasferiti a livello regionale (Regione ed Enti regionali) per lo svolgimento di funzioni regionali in materia, ad esempio, di agricoltura, ambiente, formazione e altro.
Le misure finanziarie straordinarie
Per accompagnare la legge di riordino istituzionale e il percorso verso la costituzione delle Aree vaste, coprire integralmente le spese relative alle funzioni da delegare o mantenere in gestione diretta, garantire il lavoro ai dipendenti della Città metropolitana e delle Province, la Regione ha assicurato sul bilancio 2015 una quota aggiuntiva di 28 milioni di euro, oltre ai 31 ordinariamente previsti.
Uno sforzo straordinario che garantisce la transizione, assicura la continuità dei servizi e offre al sistema degli enti locali condizioni adeguate per gestire l’azione di governo.
Un nuovo modello di governo territoriale
Il progetto dà applicazione alla legge 56/2014, ma al tempo stesso prefigura un nuovo modello di governo territoriale che pone le basi per la realizzazione di Aree vaste interprovinciali, più ampie degli attuali confini territoriali, fondate sull’aggregazione funzionale tra Province.
I territori provinciali potranno fare sistema per sviluppare al meglio nuove strategie territoriali e gestire i servizi in modo unitario (ad esempio in materia di turismo, trasporti o protezione civile), in linea con le esigenze di cittadini e imprese.
Altrettanto importante il ruolo affidato alla Città metropolitana di Bologna, che avrà significative ricadute sia sulla stessa area bolognese, sia sull’intero territorio regionale: la Città metropolitana come hub della regione.
Un ruolo di rilievo assumono anche le Unioni di Comuni, specie in alcuni settori come forestazione e vincolo idrogeologico. In quest’ottica la legge valorizza ulteriormente le Unioni come perno dell’organizzazione dei servizi di prossimità al cittadino (ad esempio gli sportelli unici edilizia e attività produttive).
Forte è anche l’incentivazione alle fusioni di Comuni, che ridurrà il numero dei Comuni in regione.
Ambiente, sicurezza del territorio e lavoro: la riorganizzazione delle funzioni attraverso le Agenzie
Per delicate funzioni quali ambiente, sicurezza del territorio e lavoro, la legge prevede la riorganizzazione, puntando su unificazione, razionalizzazione e semplificazione.
Per assicurare un importante presidio sulle politiche formative e di sostegno al lavoro – uno dei punti nodali del programma di mandato – è istituita l’Agenzia regionale per il lavoro, che porterà gradualmente nell’Agenzia anche gli attuali dipendenti dei Centri per l’impiego provinciali.
Per quanto riguarda l’ambiente, la legge unifica in un centro tecnico di competenza le autorizzazioni ambientali e quelle in materia di energia. Sarà quindi rimodulata l’organizzazione attuale di Arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente), che diventerà Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia.
In coerenza con l’attenzione che la Giunta vuole dedicare al tema della sicurezza del territorio, vengono unificate in capo all’Agenzia regionale di protezione civile anche le funzioni di sicurezza territoriale. Una scelta che punta a valorizzare competenze, risorse e mezzi di intervento delle varie strutture attualmente operative e contemporaneamente a rafforzare i presidi sul territorio.