“In politica non si possono confondere gli ideali con i rapporti personali. Per questo, nonostante la stima profonda che ho del sindaco, lascio l’incarico da assessore”. Queste le parole con cui Luigi Rabuffi ha annunciato oggi la fine della sua esperienza politica nella giunta comunale. Dimissioni che saranno effettive da domani, giovedì 1 gennaio, anche se ancora non si conosce il nome del successore alla poltrona di assessore all’Ambiente. Troppa la distanza tra la politica di governo della città e i punti programmatici con cui Rabuffi si era presentato di fronte ai propri elettori. Mancanza del registro delle unioni civili, nessun rappresentante degli immigrati in Comune, studio di fattibilità sulla gestione pubblica dell’acqua approvato ma mai concretizzato. Questi i temi su cui si è consumata una rottura mai risanata tra Partito Democratico e Sinistra per Piacenza, la lista che raccoglie al suo interno Prc, Sel e Comunisti italiani. “Serve coerenza – ha aggiunto Rabuffi – altrimenti gli elettori, come confermato dalle Regionali, si disaffezionano alla politica e disertano le urne”.
C’è tempo anche per un bilancio in chiaroscuro dell’esperienza da assessore tra soddisfazioni e rimpianti, prima di voltare pagina, ripartendo dall’incarico nella polizia provinciale: “Abbiamo attuato il regolamento sulla partecipazione e favorito l’esperienza della cittadinanza attiva, dotato la città di una classificazione acustica, regolato le attività temporanee e prodotto un allegato ambientale al Psc. Nel 2015 completeremo l’analisi di rischio dell’area ex Acna, potendo presentare a settembre un quadro approfondito dello stato di inquinamento di una zona bellissima su cui Piacenza può costruire il proprio futuro. Senza contare il Piano regionale sulla qualità dell’aria e la gestione dei rifiuti che traguardano il futuro ambientale della città fino al 2020. Ho però anche grandi delusioni da assessore – ha continuato Rabuffi: Chiedo scusa ai pendolari piacentini per non essere riuscito a fare di più, complici i pessimi rapporti tra Emilia e Lombardia. Le problematiche dei pendolari, persone che si sacrificano ogni giorno per il lavoro, sono il mio maggiore cruccio. Sono stato anche amareggiato di vedere tante crisi aziendali. Innumerevoli persone hanno bussato alla mia porta perché avevano perso il lavoro e non sapevano come mantenere la famiglia. Ho fatto quello che potevo, ma so che è stato troppo poco. Mi auguro che in futuro si possa fare meglio di quanto io non abbia fatto per restituire il futuro ai piacentini e ai loro figli”.
E sul travagliato rapporto con il sindaco Paolo Dosi negli ultimi mesi aggiunge: “Stimo il sindaco enormemente come persona e sono legato a lui da un rapporto di affetto che non verrà meno nonostante il finale un po’ deprimente. Se proprio devo muovergli una critica, gli rimprovero di ascoltare troppo gli altri e troppo poco se stesso, che è precisamente quella caratteristica che in genere ti fa prendere le decisioni giuste”.