Ipotesi chiusura San Damiano, FdI: “La Regione si opponga”

"La soppressione del 50^ Stormo, che di fatto comporterebbe prima il declassamento e poi la chiusura dell'Aeroporto Militare di San Damiano, nel comune di San Giorgio Piacentino, va evitata. Appaiono pertanto urgenti e necessari adeguati confronti istituzionali volti a conoscere quali siano le reali intenzioni del ministero della Difesa a riguardo di questa ipotesi ".

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E' quanto, in sintesi, sostiene Tommaso Foti (Fdi), firmatario di una risoluzione nella quale si impegna la Giunta regionale a "richiedere un incontro urgente con il ministro della Difesa e con il Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, o loro delegati, al fine di esprimere loro una ferma opposizione all'ipotizzata chiusura e a ricercare, ogni possibile iniziativa volta a fare sì che la sede operativa ed unica del 50^ Stormo resti quella di San Damiano, nel Piacentino".

All'interno dell'aeroporto di San Damiano – ricorda il consigliere – lavorano circa 800 dipendenti, tra civili e militari del ministero della Difesa, mentre l'indotto locale che ne deriva rappresenta un aspetto socio-economico di fondamentale rilevanza nelle eventuali decisioni da adottare nel caso fosse confermata la cessazione delle attività all'interno.

 

TRENI. RISOLUZIONE FDI: IN VISTA DI EXPO' POTENZIARE E MIGLIORARE SERVIZIO TRATTA PIACENZA-MILANO, AGGIUSTAMENTI NON BASTANO

L'Expo si avvicina, ma il collegamento ferroviario tra Piacenza e Milano continua ad essere insufficiente per il numero delle corse e inadatto per il tipo di materiale rotabile utilizzato: è pertanto necessario adottare interventi che producano "un'effettiva trasformazione del servizio".

È quanto segnala Tommaso Foti (FdI) in premessa ad una risoluzione nella quale ricorda che contrariamente a quanto indicato in una riunione tenutasi il 21 luglio 2014 a Bologna alla presenza di tutte le istituzioni coinvolte, nell'agosto successivo in un incontro a Milano "la proposta veniva sostituita da un'altra, drasticamente peggiorativa, che prevedeva la gestione del servizio da parte di Trenord, 4 corse in più in una direzione con treni noleggiati, 12 corse ancora effettuate con i treni del 1965; il servizio svolto per soli 6 mesi; nessuna partecipazione ai costi del servizio da parte della Regione Lombardia".

La prima proposta, ricorda Foti, prevedeva che "una parte aggiuntiva del servizio venisse svolta da Tper; due treni venissero noleggiati dalle ferrovie svizzere; venissero effettuate 7 più 7 corse verso Milano Centrale, con arrivo a Rogoredo in 35 minuti; venissero sostituiti tutti i treni del 1965; il servizio venisse eseguito per sei mesi".

Nella risoluzione si impegna pertanto la Giunta regionale a voler promuovere una nuova riunione dei soggetti istituzionali interessati e partecipanti alle precedenti iniziative, in quanto – si legge nel documento –  "il servizio ferroviario Piacenza-Milano-Piacenza non necessita di un qualche precario aggiustamento, ma di un'effettiva trasformazione che consenta alle due città di potere essere effettivamente collegate via rotaia". Cosa che oggi non avviene, sottolinea ancora Foti, sia per il fatto che i collegamenti non coprono tutto l'arco della giornata, sia per il fatto che nelle ore di punta i treni non risultano adeguati, in termini quantitativi e qualitativi, fatta eccezione per il Freccia Bianca.