Poetry Break- Claudio Arzani, un poeta sulle barricate

L’ospite della puntata di Poetry Break del 14 dicembre è Claudio Arzani, un autore piacentino che ha fatto della poesia impegnata nell’ambito politico e sociale una vera e propria bandiera, la stessa – quella della pace – che spesso porta con sé durante i suoi reading. Fiorenzuolano di nascita vive a Piacenza dove ha un importante incarico amministrativo nell’ambito della sanità, ma la sua grande passione è la poesia.

Radio Sound

 

Esponente del movimento mondiale “Centomila poeti per il cambiamento”, è uno dei poeti inseriti nella prima antologia ‘Piacenza Poesia, poeti all’ultimo km della via Emilia’ recentemente pubblicata dalla piacentina Scritture edizioni.

Ha pubblicato diverse raccolte di poesie. Ha proposto a Poetry Break una poesia tratta da una delle sue più originali sillogi di liriche “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione(canti di lotta, di esistenza, di resistenza)”. Arzani scrive tanto di Piacenza, scrive di strade note, di luoghi che descritti da lui assumono una connotazione universale. Tutti infatti si possono ritrovare in quei luoghi e in quelle suggestione, sia che si parli di Mortizza che di Via Dante. In lui, in particolare, risuona un’eco, quella degli anni settanta, della fantasia, della ribellione e delle speranze che davvero affascinano i lettori. Nelle poesie di Claudio sembra che la speranza esista ancora, che si possa ancora lottare per l’uguaglianza, per un mondo migliore.

Eccovi la poesia che ha dedicato agli spettatori di Radiosound , che si intitola Concludendo, le donne, ed è un inno alla donna intesa soprattutto come dispensatrice di pace, come simbolo di carità e fratellanza, di quiete dopo la tempesta di una guerra che forse non è solo quella combattuta con le armi, ma quella di ogni giorno.

Concludendo, le donne

Le donne pensano ai fidanzati,

le donne sognano l’amore

così quando le bombe non fischiano più

quando scende il buio e finalmente

tacciono i cannoni, si raffreddano i mortai,

le donne scendono nel campo,

curano i feriti, seppelliscono i cadaveri.

Su suggerimento dello stesso Claudio, la canzone abbinata è la storica “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” cantata da Gianni Morandi nel 1966, una delle poche “impegnate” del cantante bolognese.

 E’ bello riascoltarla e immaginare il ragazzo Claudio e tanti della generazione appena precedente alla nostra che hanno lottato per valori in cui credevano e che comunque vivevano i loro ideali.

La poesia di Claudio, comunque tocca tantissimi altri argomenti.

Vi invito a collegarvi con il suo blog, http://arzyncampo.altervista.org/ uno dei più interessanti in cui abbia avuto modo di imbattermi, in cui parla di poesia e di tanto altro. Uno dei motti presenti sul suo spazio web è  “Basta scrivere, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.”

Grazie Claudio della tua visita e, mi raccomando, continua a credere nelle tue bellissime utopie in attesa che diventino realtà!

Alla prossima amici!