Il piacentino Claudio Pelizzeni sta girando il mondo via terra (con un budget di 15 euro e nonostante il diabete che lo accompagna dalla tenera età), ed è giunto all’ottantesimo giorno del viaggio composto da 1000 giorni, proprio come la nota canzone di Claudio Baglioni. Dal villaggio del Nepal, nella Katmandu Valley, dove si trova per aiutare i bambini orfani, si è collegato in diretta con il programma Sound City di Radio Sound 95 (in allegato l'audio). “ I primi 50 giorni sono volati tra Russia, Mongolia e Cina – spiega Pelizzeni – Ogni tanto Piacenza e i miei cari mi mancano, ma sono felice perché non sono ancora nemmeno ad un decimo dell'avventura… anzi ora che sono stato fermo un mese qui nel Nepal ho una gran voglia di ripartire, infatti riparto sabato prossimo. Farò trekking sull'Annapurna, poi meditazione una decina di giorni per essere in agosto in India dove mi fermerò almeno 2 mesi".
Il momento più emozionante del viaggio fino adesso?
Una storia accaduta all’orfanotrofio dove sto prestando aiuto come volontario. Ho visto una famiglia riunirsi ed è stato molto emozionante. La storia dal sito http://www.triptherapy.net/: sette anni fa una bambina nepalese è stata adottata da una donna europea, ora vivono felici e contenti e già questa è una bella storia. Dall’altra parte del mondo, in Nepal, quattro anni fa una ragazza carica di tante speranze sta prestando servizio di volontariato in un orfanotrofio di Kathmandu. Un giorno uno degli orfani le si avvicina e le chiede se sa mantenere un segreto. Lei pensa che sia uno di quei segreti da bambini, lui ha solo dieci anni d’altronde. Le confida invece di non essere un orfano, che sua mamma era ancora viva e vegeta, che suo fratello viveva nel suo stesso orfanotrofio e che sua sorella era stata portata via tre anni prima.
Bene, fermiamoci un secondo a riflettere. Analizziamo questa situazione e proviamo ad immaginarla nella nostra testa. Come avremmo reagito? A cosa avremmo pensato? Avremmo creduto al bambino? Personalmente non so se sarei riuscito a fare lo stesso.
Con estremo sangue freddo invece la ragazza ha cominciato a fare delle ricerche e addirittura un pomeriggio si è convinta a lasciarsi accompagnare dal ragazzino al suo villaggio di origine, sicuro di ricordarsi la strada.
Fermiamoci ancora un attimo: il ragazzo non parla bene inglese e il villaggio si raggiunge con un paio di ore di bus e oltre mezz’ora di cammino nei boschi. Complicazioni e mistero, ma questa ragazza prosegue oltre le razionali incertezze e raggiunge il villaggio dove finalmente incontrano la madre naturale.
La madre è giovane e bella ed è stata abbandonata dal marito. Qui le caste sono ancora presenti e rifarsi una vita è quasi impossibile. Il marito non ne voleva sapere dei figli e così decide di affidarsi ad un signore di Kathmandu, la CAPITALE, che le promette una educazione ed un tetto per i suoi tre figli. È un dolore immenso separarsi dalla propria prole, ma decide di affrontarlo, firma qualche documento pur essendo semianalfabeta e consegna i suoi figli a questo signorotto. Qualche mese più tardi si reca in città per andare a trovare i figli, ma le viene negato l’ingresso alla struttura. Il distinto signore le conferma quanto aveva iniziato a capire. Ora i figli sono i suoi, sua unica proprietà e la madre non avrebbe più potuto vederli.
A distanza di anni la madre rivede i suoi figli, l’emozione è enorme, ma subito l’estasi del momento è interrotta da un brutto presagio presto diventato realtà. “Dov’è vostra sorella?”
Un brivido le deve aver attraversato la schiena e di colpo le paure di anni che diventano realtà. La figlia era stata portata via dall’orfanotrofio, probabilmente adottata da qualche occidentale.
Si dice che una pratica di adozione qui in Nepal frutti circa 10.000 euro tra tasse e pagamenti vari e circa 3000 euro restano all’orfanotrofio. Queste le cifre ufficiose da cui sono escluse ancora le spese “nascoste” inevitabili in un paese tanto corrotto.
Il mercato delle adozioni è pertanto un business interessante per persone senza scrupoli. Ora sappiamo che la storia del ragazzino è vera, una buona parte della famiglia si è riunita, ma adesso che fare? La madre non può prendersi cura dei figli e rivolgersi alla polizia vorrebbe dire mandare a monte tutto questo per le chiare amicizie altolocate del signorotto.
Il caso e la vita, fanno si che arrivi il deus ex machina a risolvere l’ingarbugliata matassa.
La ragazza innanzitutto riporta i fratelli in orfanotrofio e inizia ad indagare negli archivi amministrativi. Ora conosce il nome della madre naturale e tutto risulta più semplice e i documenti di adozione, redatti in inglese, semplificano il resto. La sorella è quella bambina nepalese adottata sette anni fa da una donna europea.
Passa qualche giorno in cui alla ragazza chissà cosa sarà passato per la testa tra mille dubbi e perplessità. In questi giorni è ospite da una persona molto affabile, un aspirante baba, che la mette in contatto con un amico che lavora in un importante consolato europeo. Inoltre le permette di ospitare i fratelli che nel frattempo era riuscita a sottrarre all’orfanotrofio. Il telefono squilla in quei giorni con pesanti minacce, anche di morte, perpetrate dal signorotto e i suoi amici. L’amico diplomatico riesce fortunatamente a fare il resto informando dell’episodio la propria ambasciata, una di quelle meno invischiate in questi problemi. I fratelli ora sono stati presi in carico da una nuova Onlus che li ha spostati, finalmente con i veri nomi, in un’altra struttura. La ragazza, scortata, viene fatta rimpatriare.
La storia è finita?
No, la storia non è finita perché c’è una famiglia che sta vivendo felicemente la propria esistenza completamente all’ignaro delle proprie origini.
Ora immaginatevi di essere una madre e di ricevere la ragazza che lavorava volontaria in Nepal alla porta. Questa persona vi dice che vostra figlia non è mai stata orfana, che ha due fratelli ed una madre. Che i documenti utilizzati per consegnargliela in adozione erano falsi. Se voi foste questa madre come avreste reagito?
I bambini, sono loro l’unica risposta e verità che possiamo consultare senza dubbio alcuno. Così prende in parte la figlia e le chiede se si ricorda di avere fratelli. La bambina prima nega, poi si mette a piangere e conferma la verità.
Sono arrivato in Nepal un mese fa, quattro anni dopo questa storia. Sono un privilegiato perché ho potuto assistere in prima persona a questo meraviglioso lieto fine che sto per raccontarvi.
La madre adottiva ha mostrato grande carattere e intelligenza e ha portato sua figlia in Nepal per ritrovarsi con i suoi fratelli. All’inizio poche parole, solo timidezza e sguardi reciproci curiosi: sono fratelli, ma non parlano più nemmeno la stessa lingua. Poi le prime carezze e abbracci e la lingua universale del volersi bene. Dopo tre giorni è arrivata anche la madre naturale e ora sono tutti e sei insieme in riva ad un lago sotto la montagna dell’Annapurna a godersi qualche giorno insieme. Sei. Perché la famiglia ora si è allargata, ci sono due mamme, due fratelli, una sorella ed una ragazza che resterà per sempre nelle loro vite e nei loro cuori.
Io ero in disparte a godere di queste bellissime scene ed emozioni. Ho assistito ad uno dei più belli spettacoli che la VITA potesse offrirmi. Ho capito che i lieto fine possono esistere davvero. Ci vuole coraggio, fiducia, caparbietà.
Ho visto e capito tutto questo. Sono andato in terrazza e ho pianto di felicità. La vita è meravigliosa".