La Diocesi di Piacenza ricorda Ersilio Tonini: “Maestro di vita cristiana”

La diocesi di Piacenza-Bobbio ricorda il cardinale Ersilio Tonini nel centenario della nascita. Oggi pomeriggio, 19 luglio, nella Cattedrale di Piacenza, il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha presieduto una Santa Messa solenne; domani, domenica 20 luglio, alle 21, sempre nella Cattedrale di Piacenza, verrà eseguita la “Messa da Requiem” di Giuseppe  Verdi dall’orchestra sinfonica “La Verdi” e Coro sinfonico di Milano “Giuseppe Verdi”.

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L’OMELIA DEL VESCOVO MONS. GIANNI AMBROSIO

Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. ”Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?”, domandano i servi. La risposta del padrone è perentoria: “No”, perché in questo modo si rischia di strappare anche il grano. La parabola della zizzania che cresce insieme al buon grano è chiamata ‘parabola della crescita’, insieme a quelle della senape e del lievito: con diverse immagini Gesù annuncia il Regno dei cieli e rivela alla folla e poi ai discepoli il disegno di grazia e di salvezza di Dio, quelle ‘cose nascoste’ svelate ai piccoli. Nel grande campo che è la storia del mondo, il buon grano e la zizzania crescono insieme. Anzi la zizzania – l’erba infestante, il male – cresce più in fretta e con più vigore. Oggi sembra che l’erba cattiva non venga seminata solo di notte, ma sia sparsa a piene mani anche di giorno, sotto gli occhi di tutti: il male viene esibito e pubblicizzato. Ma anche il buon grano continua ad essere seminato: è necessario riconoscerlo perché sappiamo che il bene non fa rumore e non viene pubblicizzato. I servi sono sorpresi e preoccupati: è stato seminato il buon seme nel campo e ora l’erba della zizzania rischia di rovinare il raccolto. Perché non andare ad estirparla? Ma il padrone non è dello stesso avviso. Solo quando arriverà l’ora della mietitura, si farà la cernita, con la zizzania raccolta da una parte per essere bruciata e con il grano che, dall’altra parte, verrà deposto nei granai. Se i servi erano sorpresi per la crescita dell’erba infestante, ora sono meravigliati. E lo sono pure i discepoli che si rivolgeranno a Gesù, quando egli si troverà in casa, lontano dalla folla, per chiedere spiegazioni.

2. Il centro della parabola è lo sguardo e il cuore di Dio. Uno sguardo che non si fissa sulle erbacce ma sul buon grano che cresce, un cuore che ama e attende con pazienza. Gesù annuncia il regno di Dio rivelandoci, con il suo insegnamento e con la sua stessa vita, l’amore di Dio, la sua attesa paziente, la sua paterna misericordia, la sua fiducia senza limiti. Accogliere l’annuncio di Gesù vuol dire accogliere su di noi e in noi lo sguardo e il cuore di Dio. Per questo i discepoli di Gesù non devono avere la rigidezza dei servi della parabola che vogliono subito sradicare subito l’erba, così come non possono avere la pretesa di giudicare con la presunzione di ritenersi buone spighe di grano. Questo non significa avere un atteggiamento di rinuncia, come se non vi fosse differenza fra ciò che è bene e ciò che è male, fra ciò che distrugge e ciò che fa crescere. Significa invece uno ‘stile’ nuovo, un atteggiamento evangelico: i discepoli sono invitato a scoprire tutto ciò che di bello, buono e promettente Dio ha seminato e continua a seminare e ad impegnarci per far sì che il seme porti frutti buoni. Questo ‘stile’ ci predispone ad apprezzare e a mettere in luce i molti germi di vita buona, i molti segni di bontà, di generosità, di accoglienza che Dio semina nei suoi figli. Siamo chiamati a coltivare con fiducia questi germi di vita buona, a rendere visibili i segni di bontà, riconoscendo, come ci ricorda l’apostolo Paolo, che “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”.

3. Carissimi fratelli e sorelle, siamo qui, questa sera, per ricordare, nella preghiera di lode e di ringraziamento, il nostro fratello Ersilio Tonini, nato nella Chiesa piacentina e diventato vescovo di Macerata e poi di Ravenna, creato cardinale da san Giovanni Paolo II. Nel centenario della sua nascita su questa terra e a un anno dalla sua nascita al cielo, preghiamo perché, per la misericordia del Signore, si compiano le parole che il Cardinale ha scritto: “quella preoccupazione per la salvezza dell’anima, ereditata da mia madre, si farà sentire anche là, alla fine della vita, e non potrò non esclamare: «com’era vero tutto quello che ho creduto e com’era santo quello che ho amato e splendido quanto ho sperato. E come valeva la pena stare vigilanti in attesa dell’arrivo di Lui a volto scoperto»” (parole che troviamo sul retro immagine-ricordo diffusa in occasione dei funerali del cardinale). Ringraziamo il Signore per il dono di questo padre e pastore, di questo maestro di vita cristiana, di questo semplice e incisivo comunicatore: egli ha accolto in sé l’amore di Cristo ed è diventato un limpido comunicatore di quello ‘stile’ evangelico che la parabola ci ha rivelato. Così il Cardinale ha illuminato le coscienze e ha infuso speranza nei cuori, trasmettendo fiducia con la sua umanità e la sua sapienza. La sua grande disponibilità al dialogo sui temi più diversi e più controversi nasceva dall’ascolto dell’interlocutore fino a far emergere il positivo – il buon seme – che scorgeva in lui e nelle sue posizioni, mai trascurando di offrire la verità luminosa del Vangelo. Rendiamo grazie al Signore per il dono di questo figlio della nostra Chiesa piacentina, Chiesa che il Cardinale ha sempre amato come madre che lo ha generato alla vita cristiana. Anche questa sua Chiesa continuerà ad amare il suo caro Cardinale. Amen. 

Gianni Ambrosio