Un conto è trovare qualcuno in giro per la strada con un coltello in tasca e un bastone appuntito in mano, altro conto è trovarlo in un prato dell’alta Valtrebbia di fianco alla tenda da campeggio e all’attrezzatura per allestirla, per mangiare e per passare la notte. Hanno cercato di spiegarlo, i due appassionati di ufologia arrivati nel Piacentino da Como il 30 luglio dello scorso anno, ma non c’è stato verso: i carabinieri li hanno portati in caserma e denunciati per possesso ingiustificato di oggetti atti all’offesa.
Una denuncia che ha poi fatto il suo corso ed è sfociata, dopo un anno esatto, nel processo che si è concluso questa mattina in Tribunale a Piacenza di fronte al giudice Gianandrea Bussi; il quale, senza pensarci nemmeno troppo, ha assolto con formula piena i due imputati: «Il fatto non sussiste». Ed era questa la richiesta avanzata dall’avvocato difensore Emanuele Solari che, già nel corso dell’istruttoria e poi oggi in fase di discussione, ha spiegato come il coltello e il bastone facessero parte della normalissima attrezzatura da campeggio abitualmente utilizzata da chi, per l’appunto, campeggia.
Nessuna intenzione violenta, dunque, ma solo l’idea di visitare i luoghi di cui qualche giorno prima – siamo sempre nel luglio 2013 – aveva parlato la trasmissione Mediaset “Mistero” riferendo di avvistamenti di oggetti non identificati. Da buoni appassionati di ufologia, quattro amici (due dei quali sono poi finiti a processo) sono partiti dalla provincia di Como e, dopo aver chiesto l’autorizzazione al proprietario del terreno, si sono accampati. Il giorno stesso sono stati controllati e denunciati dai carabinieri. Oggi, dunque, il processo nel corso del quale lo stesso pubblico ministero Arturo Iacovacci, ovvero colui che rappresenza la pubblica accusa, aveva chiesto l’assoluzione degli imputati sebbene con formula dubitativa. Il giudice, lo ripetiamo, li ha invece assolti con formula piena.