Ormai ogni anno, a cadenza regolare, torna d’attualità la questione del campo nomadi di Torre della Razza. E, come sempre, le polemiche ruotano intorno ai fondi che il Comune o la Regione hanno intenzione di stanziare a favore dei sinti che da quasi 15 anni vivono a cavallo tra l’autostrada e via Caorsana.
A sollevare ben più di una perplessità verso lo stanziamento, che dovrebbe essere pari a circa 200mila euro, tutti i gruppi di centrodestra in consiglio comunale, che hanno tuonato verso la giunta Dosi colpevole, a loro dire, di pensare più ai nomadi che ai piacentini in difficoltà.
Ma i sinti non ci stanno e, tramite il loro portavoce, Salvatore Occhipinti, hanno voluto replicare, senza peli sulla lingua proprio verso le forze politiche che li hanno attaccati: “Sono tutte fandonie, al campo non è arrivato niente. I partiti politici che ci attaccano ci dicano dove sono andati a finire i soldi che hanno usato loro. Il problema non sono i sinti ma quello che stanno facendo questi politici”.
E quando gli si fa notare che, a parte questa ultima tranche che dovrebbe coprire due anni, nel passato non sono stati pochi i soldi a favore dell’integrazione dei nomadi, Salvatore sbotta e punta nuovamente il dito verso la classe politica: “Le amministrazioni prendono i soldi dalla Regione e dallo Stato e gli conviene tenere un campo nomadi. Poi ci prendono di mira con i loro slogan per vincere le elezioni. La Lega Nord, per esempio, si è dimostrata per quello che era sulla gestione dei soldi pubblici”.
E, sempre per colpa dei politici, sostiene che la questione campo nomadi non è ancora stata risolta: “I sinti sono persone meno fortunate di noi e che sono state messe in un ghetto. Fa comodo a tanta gente, tranne a loro che certo non vivono nel lusso. I partiti, invece, cos’hanno fatto? Pdl e Lega Nord sono stati al governo e a parte spostare 100 persone da una zona ad un’altra, sfavorendo così la scolarizzazione dei bambini che è dovuta ripartire da capo, cosa hanno realizzato? I nomadi sono persone come le altre, sono i politici che fanno danni e sono anche pagati per farli”.
Da un anno e mezzo, inoltre, i sinti del campo di Torre della Razza pagano autonomamente la corrente elettrica che, come ci ha raccontato Salvatore, è fondamentale per loro non solo per la luce ma anche per il riscaldamento: “Devono pagare bollette da 2-300 euro, perché tutti i boiler per scaldare l’acqua sono elettrici”. Così, a parte i soldi stanziati per pagare le bollette (rimane a carico dell’amministrazione ancora l’acqua), pare che per i sinti sarebbe più importante la regolarizzazione del mestiere del ferrovecchio: “Sì, in Germania hanno eliminato ogni burocrazia su questo mestiere. In Italia, invece, hanno classificato il ferro come rifiuto speciale. In questo modo, un sinti che volesse aprire una ditta come artigiano, dovrebbe avere alle spalle 2-300mila euro. Basterebbe cambiare questa disposizione e ogni nomade potrebbe mettersi in regola e vivere dignitosamente”.