Pd, stop a critiche iscritti sui social network. Molinari: “Basta allarmisti”

 Stop alle critiche al Partito Democratico da parte degli iscritti. Lo prevede l'articolo 29 del nuovo regolamento, approvato il 9 giugno scorso durante l'ultima direzione ma che, a qualche giorno di distanza, sta iniziando a far discutere. Il punto critico recita: "Gli iscritti al Partito democratico della Federazione Provinciale di Piacenza debbono astenersi da commenti negativi e acostruttivi rivolti al Partito democratico stesso nella persona dei singoli segretari di circolo, di Unione di vallata, di Unioni d'area o del segretario provinciale tramite social network o altri mezzi di informazione telematica e/o mediatica in generale".
E così più di un iscritto ha storto il naso per un provvedimento che sembra ricalcare quelli del Movimento 5 Stelle. Fattostà che da questa settimana, chi si permetterà di criticare tramite Facebook, Twitter, ma anche sulla carta stampata, attraverso siti, radio e tv sarà fuori. O almeno, verrà deferito alla Commissione di garanzia e rischierà persino l'epulsione. Unica forma di dissenso consentita è sempre prevista dall'articolo 29: "Dopo aver prima richiesto idonea convocazione del circolo di riferimento e affrontato, in tale sede, le tematiche e gli argomenti che lo pongono in conflitto con il partito stesso".
A smorzare gli animi, che comprensibilmente avevano iniziato ad agitarsi, il segretario provinciale del Pd, Gian Luigi Molinari: "Non è un bavaglio, solo che alcuni iscritti scambiano con frequenza la critica, anonima e indiretta tramite social network e dichiarazioni sui media. E così abbiamo voluto sottolineare la necessità di riportare il confronto nei luoghi adatti, ovvero la direzione. Ed evitare, in questo modo, i personalismi del passato". Anzi, il segretario ha voluto fare un passo in più, verso chi ha fatto trapelare preoccupazione eccessiva, a suo dire, per questa modifica del regolamento: "E' proprio l'atteggiamento di questi 'democratici', che si rivolgono alla stampa in modo anonimo creando allarmismo, che vogliamo stigmatizzare. Serve più confronto aperto, coraggioso ma senza ricorrere ai soliti mezzucci della vecchia politica". 

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