Entriamo al palazzetto di via Alberici e cerchiamo i pugili della Salus et Virtus. Percorriamo il corridoio, giriamo a destra e veniamo sfiorati da un pallone. Devono essere le nuove tecniche di allenamento dei pugili. Poi alziamo lo sguardo e vediamo una rete in mezzo al campo. Abbiamo sbagliato strada. Qua giocano a pallavolo. Torniamo indietro e vediamo una signora con gli occhiali al tavolo dell'ufficio. Le chiediamo dov'è che s'allenano i boxeur e lei ci accompagna gentilmente a destinazione. Man mano che ci avviciniamo sentiamo colpi sordi e sbuffi. Ci siamo. Chi s'aspetta di trovarsi davanti i sacchi appesi al muro con la musica in sottofondo e giovani manager in carriera che saltellano e tirano pugni, be', si sbaglia. Questa è boxe. Meglio, è l'arte della boxe. Quella vera. Quella senza musica. Giovani pugili saltellano sulla corda, altri scandiscono colpi contro una protezione appesa al muro, altri fanno addominali sulla panca. A un certo punto dalla porta dello spogliatoio esce il maestro Roberto Alberti. Siamo qui per un motivo ben preciso. Proprio oggi, 25 febbraio 2014, sono passati 50 anni dalla vittoria del primo titolo mondiale di Cassius Clay. Era il 25 febbraio 1964 e Cassius Clay non era ancora Muhammad Ali. Era un giovane pugile che si giocava il titolo del mondo sul ring di Miami contro Charles "Sonny" Liston, il grande favorito. "Un giovane cronista del New York Times – ha raccontato il Corriere della Sera – si disegnò su un foglietto il miglior tragitto per recarsi dalla Miami Convention Hall all’ospedale. Perché lì, si diceva, doveva finire Cassius Marcellus Clay dopo la cura-Liston". Andò diversamente. Clay, allora 22enne, vinse al settimo round per abbandono dell'avversario, dolorante a una spalla, e conquistò il suo primo titolo mondiale tra le polemiche (qualcuno parlò di match truccato).
"Cassius Clay – dice Alberti – è stato uno dei più grandi campioni dei pesi massimi della storia. Col suo stile ha rivoluzionato il pugilato, che prima di lui era potente e statico, mentre con Clay subentrarono velocità, schivate, e movimenti che all'epoca, per i pesi massimi, erano inusuali". Accanto ad Alberti c'è Giordano Mosconi, altro storico maestro della Salus et Virtus. "Clay, per me, è stato il miglior pugile di quell'epoca. Era un peso massimo, ma faceva giochi di gambe straordinari. Era un personaggio e un pugile unico". Clay è stato un esempio per tanti pugili di ieri e di oggi. A proposito: qual è il livello della boxe piacentina? "Non ci possiamo lamentare. Da 5-6 anni siamo la prima società in Emilia Romagna e quest'anno abbiamo ben tre pugili alle World Series regionali. Stiamo portando avanti un progetto serio e produttivo ". Poi ci sono i professionisti. "Nel passato – spiega Mosconi – abbiamo avuto quattro campioni d'Italia, significa che abbiamo lavorato bene. Oggi abbiamo la possibilità di conquistarne un altro con Paolo Lazzari nei pesi welter. Il 29 marzo, invece, il nostro Gheorghe Sabau sarà sul ring di Berlino per giocarsi il titolo mondiale junior contro il campione in carica". "Qui – prosegue Alberti – vengono studenti, operai, figli di dottori e avvocati, fino al rumeno e all'albanese, e convivono benissimo. Da noi si parla solo di pugilato, del resto si parla fuori. C'è rispetto reciproco, proprio come insegna la boxe. Abbiamo più di venti pugili e un bel gruppo di amatori che viene qui per sfogare lo stress, donne comprese".
Torniamo in palestra, dove Sabau tira pugni al vento nel riscaldamento. Dice che ha iniziato a fare boxe molti anni fa in Romania e sull'incontro di Berlino ha le idee piuttosto chiare: "Sono pronto e voglio vincere". Accanto a lui c'è il peso massimo Dimitri Micevski. "Ho iniziato a fare kick boxing a 4-5 anni – racconta – e poi, a 13 anni, sono passato al pugilato. Non ho idoli particolari, i pugili mi piacciono tutti". Alberti e Mosconi, nel frattempo, hanno indossato le protezioni sulle mani e hanno cominciato ad allenare i pugili. Incassano botte tremende e suggeriscono le combinazioni: "Destro, sinistro, sinistro, destro, destro!". I pugili sono concentratissimi. I pugni sui sacchi rimbombano nella palestra, i pugili saltellano sul posto, schivano, non stanno mai fermi. Come Cassius Clay.