Sesso e minori, gli esperti: “Sì fra coetanei, no con adulti. Attenti al web”

Sta facendo discutere l'indagine Ipsos per Save the Children, che ha avuto risultati davvero inaspettati. Come per esempio che l’incontro sessuale tra un minore e un adulto sia ritenuto "accettabile" da oltre un italiano su tre. Oppure che il 28% degli adulti ha tra i propri contatti sui social network adolescenti che non conosce personalmente e l’81% pensa che le interazioni sessuali tra adulti e adolescenti siano diffuse e trovino il loro input su Internet. Un italiano su dieci, poi, attribuisce la responsabilità dell’iniziativa di contatto agli adolescenti. 

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“L’accesso alla rete da parte dei minori ha aumentato la possibilità, soprattutto per le ragazzine, di mettersi in luce e di esibirsi. A partire dai 13-14 anni una giovanissima deve mettersi in pose ammiccanti, con richiami sessuali espliciti. Non bisogna essere ingenui” ha commentato ai nostri microfoni il pedagogista piacentino Daniele Novara. “Guardando i social network il passaggio dalla realtà virtuale a quella fattuale rischia di essere facile, con una pericolosità psico-evolutivo evidente – ha continuato – .Un adulto non dovrebbe permetetrsi di approcciare sessualmente ragazzini o ragazzine, visto che il livello di maturità è incongruente e si rischiano fenomeni al limite della pedofilia, che peraltro la legge, dal mio punto di vista, persegue giustamente”.  Insomma per Novara “un rapporto tra un 30enne e una 15 è traumatico per la giovane”. E anche il dato, che per 1/10 degli italiani rappresenterebbe un rapporto formativo per il più giovane dei du, è preoccupante perché “l’esperienza sessuale ha implicazioni forti per la costruzione dell’identità e quindi può creare forme di disistima violentissime. Spetta ai genitori fare attenzione e vigilare sui social network. perché finché i figli sono minori sono i genitori ad essere responsabili” ha concluso il pedagogista”.

Dello stesso avviso Mariangela Tiramani, dirigente Servizio famiglia e tutela minori del Comune di Piacenza, che però ci tiene a premettere che “oggi bisogna rendersi conto che i giovani hanno percorsi di crescita che sono completamente cambiati. Parliamo di minori, di 16-17 anni, dove probabilmente la consuetudine alla sessualizzazione precoce si sta diffondendo. Però tra coetanei, come sento tra i giovani che ospitiamo negli spazi di ascolto. Qui la sessualizzazione precoce è un tema per le famiglie che se ne devono occupare”. Ben diverso il giudizio della dottoressa Tiramani verso i rapporti di adulti con giovanissimi: “Qui si inseriscono i social network. Perché i minori non avrebbero scambi abituali con persone più grandi, perché frequentano ambienti diversi. Ora, invece, sono favoriti dalla rete. E’ però uno scenario che mi permetto di non ritenere ne fisiologico ne sano. Non credo che per un minore sia una crescita avere rapporti con un adulto, anche perché sono spesso connotati da ottenimento di benefici di oggetti, acquisti o denaro. Lasciamo che i giovani consumino e vivano i rapporti tra pari”.