Bando giornalista, 7 candidati. Dosi: “Nessuno svilimento della professione”

"Non sono né un manipolitore dell'informazione nè un censore del diritto di cronaca". Così il sindaco Paolo Dosi torna sul bando  “Io non ho paura”, l’iniziativa con la quale il Comune cerca un giornalista che a 9mila euro lordi per sette mesi dovrebbe occuparsi di “costituire un network fra modo dell'informazione locale e operatori della sicurezza, utile a veicolare dati e notizie corrette”. Bando per il quale sono giunte sette candidature. Un progetto contestato da numerosi addetti al settore, da Aser (Associazione della stampa Emilia Romagna) e Fnsi (Federazione nazionale della stampa). Dosi porta l'esempio di Roma dove il corso registrò numerose adesioni: "Evidentemente, né i principi fondanti dell’iniziativa, né la sua strutturazione come percorso formativo furono recepiti come un’ingerenza o un’offesa alla professione" dice il sindaco. "Il nostro errore forse sta nel non aver coinvolto subito le rappresentanze di categoria – continua – errore che può aver dato adito a interpretazioni fuorvianti".

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LA LETTERA DEL SINDACO PAOLO DOSI
E’ ironico, quasi paradossale: il sindaco accusato di non essere capace di comunicare si trasforma, all’improvviso, in un manipolatore dell’informazione, in un censore del diritto di cronaca che punterebbe, attraverso un bando pubblico che risponde a tutti i requisiti di trasparenza e divulgazione, a ordire un piano per “edulcorare la realtà”. Sono sincero, fatico a riconoscermi in questo ritratto, perché ho sempre creduto – e continuo a farlo, con profondo rispetto – nella libertà di stampa come strumento di verità e di consapevolezza. 
Ritengo però sia doveroso, innanzitutto nei confronti dei cittadini, chiarire alcuni punti dell’iniziativa “Io non ho paura”, oggetto nei giorni scorsi di strumentalizzazioni politiche che hanno generato spiacevoli equivoci. Il progetto è stato presentato nell’agosto 2012 alla Regione Emilia Romagna, per ottenere contributi messi a disposizione nell’ambito della sicurezza urbana. Negli anni scorsi, grazie ai finanziamenti ricevuti in questo settore, abbiamo potuto riqualificare largo Baciocchi e il campus di via Negri; attualmente, non essendo previste opere pubbliche di analoga portata, per dare continuità alla collaborazione con la rete regionale abbiamo avanzato una proposta diversa, di carattere culturale. 
L’esempio che abbiamo seguito è quello del Comune di Roma, che qualche anno fa promosse un corso rivolto agli operatori dell’informazione, avendo come partner l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, l’Associazione della Stampa romana e l’agenzia Redattore Sociale. Le adesioni, una sessantina, furono doppie rispetto al numero previsto di partecipanti. Evidentemente, né i principi fondanti dell’iniziativa, né la sua strutturazione come percorso formativo furono recepiti come un’ingerenza o un’offesa alla professione. 
Certo, in quel caso il coinvolgimento delle rappresentanze di categoria fu immediato, ed è qui che va ricercato, da parte nostra, l’errore che può aver dato adito a interpretazioni fuorvianti. La selezione indetta dal Comune di Piacenza – per la quale sono giunte sette candidature – mira a cercare innanzitutto una figura qualificata per lo svolgimento di una ricerca sui termini utilizzati, dai media locali, nel resoconto di episodi di cronaca inerenti al tema della sicurezza. Un lavoro scientifico, oggettivo e imparziale, scevro da giudizi, che si è ritenuto opportuno affidare a un giornalista, iscritto almeno all’Albo dei Pubblicisti, affinché l’analisi dei dati venisse effettuata da una persona competente, che conoscesse sia i processi produttivi e le dinamiche della notizia, sia i fondamenti etici e deontologici del mestiere. A cominciare, per fare un esempio tra i tanti possibili, dalla Carta di Roma siglata nel 2008 da Fnsi e Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, riguardante il corretto trattamento delle informazioni relative a persone rifugiate, richiedenti asilo, vittime di tratta e migranti presenti sul territorio. 
Per quanto riguarda le fasi successive del progetto, ovvero l’attivazione di un Tavolo di confronto – che implica reciprocità, certo non indottrinamento! – tra giornalisti e operatori degli uffici comunali interessati alla questione (Stampa, Comunicazione, Piacenza Sicura e Polizia Municipale), nonché la preparazione di uno o più momenti di aggiornamento rivolte agli organi di informazione, alla figura selezionata si richiede un mero supporto organizzativo. Nessun ruolo di formazione diretta, ma un contributo, retto proprio dalle competenze professionali, a far sì che questi incontri possano costituire occasioni di crescita per tutti i partecipanti, con un livello di alto profilo. In tal senso, c’era – e l’auspicio è che si possa ancora concretizzare – l’intento di avviare un percorso condiviso con l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna e Aser, anche alla luce delle nuove normative che prevedono l’obbligo di formazione per gli iscritti all’Albo. Con l’idea, che speriamo sia percorribile, di poter accreditare l’evento e aprirlo a un pubblico il più possibile vasto, proveniente anche da altre realtà emiliano-romagnole. 
In conclusione, c’è il rammarico per le mistificazioni e le polemiche che hanno attribuito, a questa iniziativa, finalità ben lontane da quelle effettive, ma anche la volontà di portare avanti il progetto in maniera costruttiva e coinvolgente, perché possa essere un’opportunità di valorizzare la professione giornalistica, non una minaccia o un presunto tentativo di svilirla.

Paolo Dosi
Sindaco di Piacenza