“Cambiare tutto perché non cambi nulla. La strategia del Pd ha colpito ancora. La parola d’ordine degli esponenti democratici nei talk-show, nelle interviste, nei media è quella di moralizzare la politica e tagliarne i costi. Ma quando i riflettori si spengono la strategia è sempre esattamente contraria alle dichiarazioni pubbliche”. Duro il movimento FARE per Fermare il Declino nei confronti del centrosinistra. Secondo FARE infatti il Pd vuole ostacolare in tutti i modi l’indagine “Spese Pazze” che sta coinvolgendo la Regione Emilia Romagna.
IL COMUNICATO
Lascia senza parole il blitz del governatore PD dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, di allentare la morsa dei controlli sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali dell’Emilia Romagna e di far passare una clamorosa sanatoria-indulto sulle indagini in corso.
Mentre i cittadini e le aziende affondano sotto un carico fiscale che non ha uguali, il principale pensiero del governatore Errani sembra quello di evitare ai notabili del consiglio regionale i “fastidiosi” controlli della Corte dei Conti e le indagini della guardia di finanza. Ricordiamo che le Fiamme gialle stanno passando al vaglio 30.000 scontrini di spese contestate ai consiglieri regionali dell’Emilia Romagna dal 2005 a oggi: la Guardia di Finanza contesta 673mila euro di ricevute al Pd, 390mila al Pdl, 193mila alla Lega, 147mila all’Italia dei Valori, 126mila a Sel e persino 87mila al Movimento 5 stelle. Contro questa morsa Errani si è mosso, in felpato silenzio, chiedendo al Parlamento di far inserire nel decreto sui risparmi della pubblica amministrazione due emendamenti che mirano a cancellare “i controlli della gestione finanziaria” degli enti territoriali stabiliti nel 2012 da un decreto del governo sull’onda del caso Fiorito. Il primo emendamento chiesto da Errani prevede che la disciplina del decreto anti-Fiorito “si applichi a decorrere dall’esercizio 2013”. Peccato che i fatti più eclatanti si riferiscano agli anni precedenti quando tutti spendevano a piene mani. Dietro questo giro di parole si nasconde una richiesta d’indulto per le spese dei consiglieri regionali. Il secondo emendamento chiede invece spudoratamente di non assoggettare i rendiconti dei gruppi consiliari alla Corte dei conti perché “hanno natura meramente amministrativa”.
I gattopardi del Pd insomma ci provano un’altra volta. A parole sono tutti per la moralizzazione della politica ma, quando sono coinvolte le loro spese, partono i tentativi silenziosi e felpati d’intervenire sui controllori attraverso norme e i ricorsi (ebbene sì, c’è anche l’immancabile ricorso alla Corte costituzionale da parte della giunta emiliana contro le verifiche della Corte dei conti perché “lesivi dell’autonomia della Regione”). Contro il tentativo di Errani Fermare il Declino chiama i cittadini a mobilitarsi e si sta attivando per una petizione e una raccolta di firme e invita tutti gli emiliani a ricordarsi dei nomi coinvolti in questa sordida vicenda per non votarli più quando torneranno alla carica per promettere tutto in cambio del nostro voto. Per esempio Andrea Pollastri, accusato di pagare con i nostri soldi l’affitto del suo ufficio in via Calzolai (dove non entra mai nessuno) e rinfreschi “istituzionali”.