A digiuno da più di 30 giorni per esprimere la propria indignazione contro l'immobilità del Parlamento, colpevole di non aver ancora deciso per la riforma della legge elettorale (il cosiddetto Porcellum), Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, è giunto questa sera a Piacenza, all'auditorium Sant'Ilario per esprimere il proprio sostegno a Matteo Renzi in vista delle primarie del Partito Democratico, che si terranno il prossimo 8 dicembre. Una scelta, quella dello sciopero della fame, che anche all'interno del partito ha trovato però diversi contrari. A chi contesta le modalità dell'iniziativa considerandola pretesto per semplici finalità autopromozionali, il vicepresidente ha così risposto: “ A differenza dei miei oppositori, io non vado in televisione. Dobbiamo però distinguere, quando parliamo di favorevoli e contrari, tra una parte dei vertici del partito che mi ha effettivamente lanciato qualche improperio e i cittadini, che condividono l'obiettivo che mi sono dato, ovvero far sì che le promesse fatte in campagna elettorale vengano rispettate”.
D'altra parte crescono, anche a Piacenza coloro che, come l'ex sindaco Roberto Reggi, hanno deciso di seguire l'esempio di Giachetti, iniziando il digiuno. “Un'estrema forma di lotta non violenta, l'ha definita Reggi, motivata dall'ormai chiaro intento del Parlamento di rimandare la soluzione al problema in nome della stabilità”.
Una scusa che secondo Giachetti non regge e rivela anzi l'immobilità della classe dirigente di fronte a problemi reali. “Se ho scelto di iniziare lo sciopero della fame – ha continuato Giachetti – è perchè le altre strade che ho percorso non hanno funzionato. L'assioma sostenuto dai detrattori si basa sull'idea che cambiare la legge elettorale significhi aprire la crisi di governo. Ma la realtà è un'altra: sono anni che diciamo agli elettori di voler cancellare questa legge, ma ogni qualvolta ne abbiamo la possibilità, casualmente la politica devia da un'altra parte. Questo sta alla base della ormai totale perdita di credibilità della politica. Se vogliamo recuperarla dobbiamo cancellare questa legge”.
E sullo stop ai tesseramenti, approvato oggi a maggioranza dal partito, per porre un argine alle polemiche scaturite in seguito allo scandalo delle “tessere gonfiate”, Giachetti è così intervenuto:
“Una decisione tardiva che ormai ha poco senso. Più in generale dobbiamo superare il tema del tesseramento perchè la politica ormai viene fatta con molti altri strumenti e vincolarla alle iscrizioni è sintomo di una mentalità antica. L'adesione a un progetto politico può avvenire in tanti altri modi”.