“Lo vivo con dolore. E’ un grande dispiacere vedere il movimento in questa situazione dopo tanti anni di storia”. Amaro il commento di Massimo Polledri, ex deputato e ora consigliere comunale della Lega Nord, ai risultati del Carroccio alle ultime amministrative. Ma, soprattutto, alla resa dei conti interna tra Bossi e Maroni che sembra condizionare l’intero partito, anche a livello locale. C’è già chi l’ha definita una Caporetto, tanto che ha costretto i vertici ad anticipare il congresso. Il 3 di febbraio 2014, pare essere la data fissata dal segretario nazionale senza attendere la scadenza naturale del mandato, prevista per il 2015.
“Che la batosta sia stata grande, e che faccia il paio con quella delle elezioni politiche, è sotto gli occhi di tutti – ha spiegato Polledri -, non sono più in prima fila, in ruoli di responsabilità, quindi spetta ad altri in posizioni di dirigente la riflessione, che sembra evidente”. Al di là delle frasi di rito, però, il malessere appare evidente. Infatti poi ha spiegato: “Là dove si litiga e si fanno espulsioni poi i voti non arrivano. L’immagine litigiosa che sta dando il partito in questi giorni non viene apprezzata”.
Un flop alle ultime amministrative per la Lega Nord, che comunque si è trovata in buona compagnia. Cioè gli alleati di sempre: “La crisi è in tutto il centrodestra, soprattutto a livello locale dove non si esprimono personalità in grado di rinnovare” ha sottolineato l’ex deputato e candidato sindaco a Piacenza alle ultime amministrative locali.
Sembra comunque essere il dissidio interno tra il fondatore del Carroccio, Umberto Bossi (oggi presidente del partito) e l’attuale segretario Roberto Maroni, la ferita che fa più male: “Lo vivo con dolore, è un grande dispiacere perché ha nuociuto a tutti. Vedere il movimento in questo modo dopo tanti anni di storia mi spiace. Come dispiace a tanta gente che incontro ogni giorno”. Perché Polledri, non lo ha mai nascosto, è sempre stato molto vicino a Bossi, politicamente e anche dal punto di vista personale: “E’ l’unico, a parte mia moglie, che abbia mai chiamato capo” ha precisato. Ma oggi non si sente più così sicuro di vederlo alla testa della Lega, come paventato dallo stesso Senatùr che potrebbe correre per la segreteria al prossimo congresso: “Bossi non so cosa abbia in testa. Doveva essere il padre nobile e così doveva essere trattato. Probabilmente così non è stato. L’uomo resta una grande risorsa. Spero che in qualche modo riescano (lui e Maroni, ndr) per il bene di tutti a chiudere il capitolo di liti. Troppo spesso sono state dette cose non vere che non si sono difese e si doveva avere il coraggio di farlo. Non dopo quindici giorni con conseguente danno elettorale”.
Infine non mancano le amarezze neppure a livello locale per l’ex deputato, che pare essere stato messo sempre più ai margini del partito dopo che per anni lo ha rappresentato a livello nazionale: “Io sono responsabile di quello che faccio. In Consiglio comunale oggi ho presentato una serie di emendamenti migliorativi rispetto al testo del Comune. Penso ci sia bisogno di idee nuove. Sul resto preferirei non esprimermi” ha chiosato.