Per il governo Letta, dopo la fiducia ottenuta da Camera e Senato è l’ora dei sottosegretari, con la corsa degli scontenti di Pd e Pdl. Ma anche di due piacentini che, con ruoli diversi, dopo essersi sfidati a livello locale alle primarie potrebbero ritrovarsi a Roma.
La prima degli scontenti è sicuramente l’onorevole democratica Paola De Micheli. A lei, che era stato attribuito un ministero (il nome era presente nella bozza con la quale il premier si presentò dal presidente della Repubblica) secondo le indiscrezioni dovrebbe andare il ruolo di sottosegretario allo Sviluppo Economico.
Più speranzoso, che deluso per la sconfitta patita al voto che scelse i parlamentari, è Marco Bergonzi. Con la formazione del governo, infatti, potrebbe aumentare la rappresentanza parlamentare piacentina e le porte della Camera potrebbero aprirsi per l’attuale capogruppo Pd in Provincia, candidato nel collegio emiliano al 30esimo posto e risultato secondo dei non eletti. Questo perché, secondo statuto del partito, i neoministri e deputati del Pd emiliano, Dario Franceschini e Cecile Kyenge dovranno ottemperare al codice etico che non prevede cumulo di cariche e quindi dimettersi dal loro seggio a Montecitorio. Bergonzi potrebbe quindi affiancare gli altri parlamentari piacentini del Pd, Paola De Micheli e Maurizio Migliavacca, oltre al segretario dimissionario Pier Luigi Bersani.
Nelle nomine dei sottosegretari del Pd la partita è nelle mani di Dario Franceschini, che dovrà trovare la quadra entro oggi, dopo che Letta sarà tornato dalla Germania e dopo un primo maggio di attento lavoro di tessitura. Tra i democratici serpeggia comunque il malcontento per l'asse troppo spostato al centro.
Martedì, probabilmente, il giuramento. Il numero massimo dei componenti della seconda fila non potrà andare oltre i quaranta, quota fissata dalla legge che pone all’esecutivo un tetto di 63 componenti.
SOTTOSEGRETARI PDL – Anche tra i berlusconiani in molti hanno maldigerito la versione "asso pigliatutto" di Angelino Alfano. A partire da Daniela Santanchè. Qui la partita è in mano a Denis Verdini. Mentre per la Convenzione per le riforme salgono le quotazioni del leghista Giorgetti.