Unione Comuni, Silva e Bergonzi (Pd): «Meno ambiti ma più forti»

“Il processo di riordino dei comuni portato avanti dalla Regione si propone obiettivi
certamente condivisibili di razionalizzazione e riforma del livello di governo del
territorio più vicino ai cittadini, che produca economie di scala e conseguenti
risparmi di risorse da impiegarsi per servizi all’altezza delle aspettative di tutti,
più efficaci, accessibili e semplici sia per le aziende sia per i cittadini. E tuttavia
a Piacenza non mancano alcuni elementi problematici che intendiamo porre in
evidenza”. Lo affermano in una nota il segretario provinciale del Pd Vittorio Silva e il
responsabile enti locali Marco Bergonzi.

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“Per gli ambiti ottimali, sono stabiliti determinati requisiti demografici di superficie,
così l’Emilia Romagna è stata suddivisa in 46 ambiti. Ma la prima cosa che balza
all’occhio è che Piacenza ha un numero di ambiti (8) sproporzionato rispetto a tutto
il resto della Regione: la Provincia di Parma ne conta solo 5, Modena 6 e Bologna 7
in tutto”.

“Dal momento che le aggregazioni verranno favorite – proseguono – anche per
quanto riguarda l’erogazione dei finanziamenti regionali, lascia perplessi il fatto
che per la nostra Provincia, si sia fatto così ampio ricorso alle deroghe rispetto al
dimensionamento minimo stabilito dalla Regione stessa, per delineare gli ambiti.
Non vorremmo che in futuro tanti ambiti piccoli, fossero più deboli nei confronti
della Regione, rispetto alle aggregazioni molto più consistenti che caratterizzano
tutte le altre province.

Nel nostro territorio si è evidenziata una certa ritrosia al ‘mettersi insieme’, ma
il prevalere della logica di campanile rischia non di salvare, ma di isolare chi la
persegue, rispetto alle dinamiche di riforma del governo del territorio che saranno
un percorso obbligato a tutti i livelli, dallo Stato alle Regioni, alle Province ed ai
Comuni. E dimagrire, significa razionalizzare e ridurre.

Oltre alle deroghe, anche alcuni criteri geografici utilizzati nella definizione del
perimetro degli ambiti, non sono facilmente comprensibili e, il caso di Sarmato
è, non l’unico, ma sicuramente emblematico. Secondo la geografia, Sarmato è
indiscutibilmente in Val Tidone (il fiume non si sposta con una delibera) e dista da
Castelsangiovanni, quanto, a Piacenza, lo stadio da Piazza Cavalli: quale logica fa sì
che venga aggregato altrove, proclamandolo in Valtrebbia?”

“Quelle in atto sono scelte importanti – concludono – per il futuro dei territori
e occorre guardare al domani, oltre l’immediatezza delle scadenze contingenti,
in un’ottica di lungo periodo. Ci auguriamo che nella definizione dei “compagni
di viaggio” con cui aggregarsi, non abbiano avuto un peso anche i rapporti
interpersonali tra gli amministratori dei vari Comuni, perchè questi sono pro-
tempore, mentre le comunità restano e su di esse ricadono le scelte”.