Fa un po’ specie vedere come Tommaso Foti (leader indiscusso per tanti anni del centrodestra piacentino, approdato di recente a Fratelli d’Italia) sia alle prese con l’imballaggio di carte, documenti e varie che racchiudono un’attività da parlamentare durata 17 anni. Un’attività interrotta lunedì notte, quando all’appello mancavano 500 voti per ottenere una conferma a Montecitorio che avrebbe significato la quinta legislatura consecutiva. Nonostante quel che si possa pensare Foti sembra già essersi fatto una ragione. Fatalismo? “No – ribatte – e’ il realismo che Ti porta ad accettare sempre e comunque il verdetto delle urne. La politica è fatta così. Certo non posso negare che sia stata una sorpresa… lunedì sera sembrava certa la mia elezione, martedì mattina una sorpresa col sapore della beffa. E’ il Porcellum bellezza.” E così anche per Foti, così come è successo per un altro illustre protagonista della politica piacentina come Roberto Reggi qualche settimana fa, si aprono le porte del ritorno all’impiego precedente all’incarico politico: mercoledì infatti Foti tornerà nella sede dell’azienda torinese (una multinazionale del settore agroalimentare) da cui era in aspettativa dal 1996 . “Accetterò la collocazione che mi verrà data. A differenza dei luoghi comuni sui politici, così come ho fatto da deputato, sono sempre stato abituato a lavorare. Il lavoro non mi spaventa certo. Tra l’altro quello aziendale è sempre stato un ambito in cui ho ricavato soddisfazioni quanto meno pari alla politica. Per di piu’ con una retribuzione sicuramente superiore”.
Tommaso Foti, senza veli: a distanza di una settimana dal voto qual è il suo stato d’animo?
“Sono molto sereno, cosciente di aver fatto il mio lavoro al meglio delle mie possibilità. L’impegno che ho profuso per il territorio piacentino lo si riscontra nei fatti: una cartella di cose concrete, di qualche centinaio di pagine, la posso esibire a chiunque”.
Insistiamo: 17 anni di Parlamento potrebbero aver dato un po’ di assuefazione. Sarebbe legittimo quanto meno un po’ di timore di fronte a una svolta. Sicuro di essere così sereno?
“Sono un parlamentare che non ha mai rubato e che, come risulta dalla mia dichiarazione dei redditi, ha sempre versato, in modo decisamente superiore a quelle che erano le richieste degli organi nazionali, i contributi annuali ai partiti in cui ho militato. Con queste premesse, cui intendo aggiungere quella di avere sempre personalmente fatto fronte alle spese per la gestione dei medesimi a livello locale, mi pare consequenziale il ritorno al lavoro”.
Beh, insomma, dopo 17 anni uno potrebbe anche ritenersi soddisfatto. Anche economicamente…
“Mi pare evidente che se uno non si è fatto delle scorte illecite o se non ha fatto la sparagnino col suo partito, quello che rimane non e’ certo un tesoro. I miei conti sono trasparenti e la mia dichiarazione dei redditi pure. Chi ha voluto l’ha potuta leggere per anni sul sito internet della Camera.”
Torniamo a lunedì sera. Si aspettava la “doccia fredda”?
“Mi sentivo da tempo che stavolta sarebbe stato difficilissimo entrare tanto è vero che, quando a ottobre ho fuso la mia vecchia Alfa 166, ho preso a noleggio una Mito. Tuttavia un conto e’ restare fuori per volonta’ degli elettori, altro per un effetto perverso della legge elettorale. Ma la politica è fatta così e la si deve accettare per come essa è fatta”.
Se si guarda indietro ha qualche rimpianto?
“Non appartengo alla categoria dei pentiti né a quella dei dissociati. Le scelte in politica si fanno o per passione o per convenienza. Quest’ultima , per quanto mi riguarda, non e’ mai esistita”.
Foti resterà comunque in politica?
“Compatibilmente al tempo che dovro’ riservare all’attività aziendale, darò il mio piccolo contributo per far crescere Fratelli d’Italia. Dopo la fase elettorale è giusto che detta forza politica si strutturi, cosi da farsi sempre piu’ conoscere sul territorio e quindi farsi apprezzare. Io alla guida? Quando sarà il momento ne parleremo, per il momento faccio il portavoce”.
Chi l’ha chiamata dopo il verdetto?
“Meloni e La Russa erano sinceramente molto dispiaciuti anche perché la notte, sia io che Viviana Beccalossi, eravamo eletti. Poi, la mattina, la beffa”.
E’ consapevole che qualcuno avrà esultato per la sua esclusione?
“La stupidità umana è talmente elevata che mi stupirei se non si fosse verificato. D’altra parte posso anche capire, pur non condividendo, quegli invidiosi sfigati che, consci di avere precluse le porte del Parlamento, al piu’ possono festeggiare le esclusioni altrui. Comunque sia: dei comportamenti puerili non ti curar di loro ma guarda e passa; degli ingrati abbi pena; di alcuni avversari politici riconosci la signorilità. In sintesi: ho scoperto amici che non consideravo tali, mentre ho toccato con mano quanto fossero infingardi alcuni che ritenevo amici”.
Che centrodestra è uscito dalle urne?
“Dalle urne è uscito un centrodestra piacentino che ha perso qualcosa come 18 punti percentuali, cioe’ oltre un terzo dei propri elettori. Il centrodestra a Piacenza alle Politiche non è mai andato sotto il 48%, oggi non arriva al 32%. Analogamente lo scarto tra centrodestra e centrosinistra è ai minimi storici, meno di un punto di percentuale. Il tutto mentre Grillo e’ salito ben oltre le tradizionali cinque stelle. Sono dati che si commentano da sé e che dovrebbero fare riflettere”.
Fatto sta che oggi la colonia di parlamentari piacentini è ridotta all’osso.
“Ho detto in tutte le salse che, in ragione della legge elettorale, se c’era un candidato nel centrodestra che poteva essere eletto ero io. Mi hanno smentito dicendo che era un’argomentazione elettorale. Oggi i fatti provano che avevo pienamente ragione, ma ovviamente nessuno di quelli che mi hanno smentito si e’ scusato con i piacentini per averli presi in giro”.
Resta Paola De Micheli.
“Anche Migliavacca e Bersani. Un bel triangolo rosso, di una sinistra rosso antico. Comunque, auguro loro buon lavoro”.
E’ però anche possibile che si vada a nuove elezioni in breve. Sicuro che non si ricandiderà?
“Mai dire mai. A dire il vero mi sono state fatte proposte per andare a Roma al gruppo o al partito, ma a me piace mantenere l’autonomia personale, che e’ prima di tutto indipendenza economica. Non mi va di legarmi mani e piedi per cercare di avere altre vetrine elettorali. Io un lavoro l’ho sempre avuto anche se, da parlamentare, anziche’ incassare due stipendi come hanno fatto in tanti, mi sono messo volontariamente in aspettativa non retribuita. Rizzo sul Corsera ha scritto che sarebbe una rivoluzione se il parlamentare in carica facesse solo quello. Tommaso Foti quella rivoluzione silenziosa l’ha fatta per 17 anni di fila. E a proposito di vergognosi costi della politica e’ giunta l’ora di togliere la reversibilità del vitalizio del parlamentare a quelle vedove o a quei vedovi che hanno significativi redditi personali.”