“Al di là della data questo è un referendum destinato a fallire”. A parlare è Marco Bergonzi, capogruppo del Pd in Provincia. Il tema è quello del voto popolare col quale i cittadini potranno scegliere se restare in Emilia Romagna o approdare in Lombardia. Voto che si dovrebbe tenere il 10 e l’11 febbraio, se il Consiglio dei Ministri accetterà la proposta della Presidenza del Consiglio e se sarà d’accordo il presidente Giorgio Napolitano. “Non è ammissibile forzare la mano al Presidente per cambiare la data del referendum” chiosa Bergonzi. Il capogruppo del Pd si riferisce ai malumori che la data per ora decisa ha creato tra i banchi della maggioranza che lamenta l’inadeguatezza del periodo invernale per il voto e preme per un rinvio.
Bergonzi ricorda poi come l’opposizione di centrosinistra da sempre sia comunque contraria all’ipotesi referendaria: “Un’operazione che costerà circa 1 milione di euro, anche se la maggioranza vuole far credere che il costo sarà di 500mila. A parte che sarebbe comunque una cifra alta, ma se si fanno due conti si capisce come il ‘prezzo’ sia destinato ad essere molto più alto. Le elezioni comunali a Parma sono costate 980mila euro e coinvolgevano il solo comune: come può costare meno un referendum che chiama a raccolta tutta una provincia?”.
“Bergonzi non ha mai avuto dimestichezza con i numeri – commenta Giampaolo Maloberti della Lega Nord – l’unico dato inconfutabile è che si sta cercando di boicottare questo referendum in tutti i modi. Il capogruppo del Pd la smetta di dare numeri a vanvera”.