Sfida tv su Raiuno, scintille tra i due contendenti alle primarie del Partito Democratico ma nel pieno rispetto dell’avversario. Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi sono apparsi divisi, in particolare su pensioni, costi della politica e alleanze.
Quando si spengono le telecamere Matteo Renzi va a salutare con un bacio la conduttrice Monica Maggioni, abbraccia i componenti del suo staff: “Ragazzi, mi raccomando, fino alla fine”. E alla domanda dei cronisti che gli chiedono com’è andata risponde scappando via “Vai, vai, vai, è andata bene, sono abbastanza soddisfatto”. Pier Luigi Bersani al termine del faccia a faccia si concede alcune foto con i suoi sostenitori e con i giornalisti si dice “soddisfatto”, ma rifiuta l’idea che sia stato un duello: “Ma quale match, è stata una serata civilissima. Nell’insieme abbiamo dato una bella impressione, sono contento per il Pd”. Infine, lasciando gli studi Rai, ai cronisti che gli chiedono se è pronto a fare un ticket con il “rottamatore”, esclama: “Ma che ticket…”.
ALCUNI DEI TEMI TRATTATI
«Rimettere in tasca i soldi al ceto medio». Questo il senso delle «misure immediate» che Renzi adotterà se andrà a palazzo Chigi. «Misure immediate» con «21 miliardi» per dare «100 euro netti al mese a tutti coloro che guadagano meno di 2000 euro mensili». Ma accanto a questo tagliare le spese dello Stato: «Bisogna che lo stato centrale, il potere politico romano tagli laddove non ha tagliato».
Sull’evasione fiscale «credo che un po’ di responsabilità ce le abbiamo anche noi del centrosinistra», è stata poi l’accusa di Renzi. «Noi in questi anni ce la siamo presa con i piccoli senza andare a prendere i grossi. Non siamo stati all’altezza», ha aggiunto.
«Io non prometto 20 miliardi l’anno prossimo ma si deve iniziare subito a fare qualcosa», ha detto il segretario del Pd. Bersani ha ribadito la possibilità di una patrimoniale parlando di un «giro di solidarietà fiscale» per rimettere in moto i consumi.
Far pagare la finanza. «Prima di tutto diamo un po’ di lavoro, cercando di far pagare alla finanza un po’ di quel che ha provocato», ha sottolineato ancora il segretario.
Bersani chiede quindi una «operazione seria di lotta all’evasione. Chi non paga non ruba allo stato, ma a chi paga». «Si paga molto perché non si paga tutti, per umanità mandiamo l’ambulanza a chi non paga le tasse. Bisogna fare la Maastricht della fedeltà fiscale come in altri paesi europei. O decidiamo di combattere l’evasione o facciamo finta, dobbiamo abituarci a usare meno il contante. E poi serve la tracciabilità dei movimenti bancari, le agenzie del fisco più amichevoli con chi paga le tasse. Bisogna attaccare a livello europeo e internazionale i paradisi fiscali».
«Sia chiaro, Equitalia non l’abbiamo inventata noi. Stiamo cercando di migliorarla e cambiarla», ha poi affermato polemicamente Bersani riferendosi alle acccuse di Renzi ai governi di centrosinistra. Il sindaco aveva attaccato definendo un errore aver messo «le ganasce di Equitalia agli artigiani». «Tu sei stato al governo 2547 giorni», ha detto ancora Renzi rimproverando Bersani per le scelte dei governi passati.
Costi della politica. Si passa alle domande da casa e si parla di costi della politica. Renzi ribadisce di voler abolire il finanziamento pubblico ai partiti e di essere per il dimezzamento del numero dei parlamentari. Bersani rivendica quanto già fatto in parlamento sul tema dei tagli alla politica. «Sono per una legge sui partiti che metta in chiaro tutto e sono per rafforzare le norme anti-corruzione», dice il segretario che si dice favorevole a dimezzare, non ad abolire, il finanziamento pubblico ai partiti.
«Bisogna studiare un tetto ai cumuli dei vitalizi e delle pensioni – ha sostenuto ancora Bersani -. Bisogna partire dalla politica ma non è inammissibile che grande manager prende buona uscita da 20 milioni di euro». «Non mi rassegno all’idea che solo i ricchi possano far politica», ha continuato il leader Pd.
«Non basta dire dimezziamo il finanziamento pubblico,bisogna abolirlo, a Sposetti bisogna dire che è ora di dire stop all’aumento dei finanziamenti ai partiti e che tutte le spese dei partiti devono essere messe con fatture on line. Al Comune di Firenze c’è scritto come il sindaco spende i soldi», sottolinea Renzi. E Bersani chiede la sua quarta replica: «Son d’accordo con Matteo sulla trasparenza ma la democrazia è stata inventata in Grecia e decisero che in democrazia la politica va sostenuta pubblicamente, così non è una tirannide. Non mi rassegno all’idea che la politica la facciano solo i ricchi». Renzi replica con una battuta: «Passar da pericle a Fiorito ce ne passa…».
Si parla anche di conflitto di interessi. «Ci vuole una legge sulla incompatibilità e un antitrust nel settore delle comunicazioni. Non averlo fatto in passato è stato un limite», ha sostenuto Bersani. Il non aver fatto il conflitto di interessi con il centrosinistra al governo «è la dimostrazione più drammatica che abbiamo fallito», insieme alla caduta del governo Prodi con Mastella che tolse la fiducia, è la posizione del sindaco di Firenze. «Dobbiamo dire che nei primi 100 giorni si fa», ha aggiunto.
Botta e risposta sulla politica industriale. «Su questi temi abbiamo qualcosa da farci perdonare», ha detto Renzi replicando a una domanda sulla politica industriale del Paese. Il sindaco è andato all’attacco, tra l’altro, all’attacco anche sulla qiuestione Ilva sottolineando che «si è lasciato fare alla famiglia Riva quello che ha fatto». «Quando uno sottolinea le cose che non sono state fatte bene – ha evidenziato – uno non lo fa per essere il Giamburrasca di turno» ma perché ci sia un cambiamento. «Ma – ha attaccato – non abbiamo sempre fatto bene se gli italiani ci hanno dato il loro consenso solo a intermittenza e quando ce l’hanno dato abbiamo buttato giù il nostro premier». Sulla politica industriale Renzi ha comunque criticato l’idea che «si è sempre spostato il problema» e ha citato in questo senso i casi dell’Alcoa e dell’Ilva.
«Nessuno è perfetto – ha affermato il leader del Pdreplicando ad alcune osservazioni di Renzi – per l’amore di Dio ma non mettiamo insieme tutti gli ultimi 20 anni e i nostri governi con quelli di destra. Noi rispetto alla politica industriale abbiamo fatto parecchie cose». «Certo – ribatte Renzi – Berlusconi ha deluso tutti ma noi non abbiamo capito la strategia per i nostri figli».
Pensioni. «Matteo, bisogna che tu approfondisca questo tema». E’ stata la stoccata di Bersani a Renzi sulle pensioni. Il segretario del Pd ha replicato alle critiche del sindaco, che ha attaccato le scelte del governo di centrosinistra sulle pensioni: «L’abolizione dello scalone ci è costata 9 miliardi per far contenta la sinistra radicale. Si potevano mettere sul sociale o per gli anziani», ha detto Renzi. «Quei 9 miliardi per farci altro dovevi tirarli fino al 2060», la replica di Bersani.
No di Renzi a Casini, Bersani: aperti ad alleanze. Renzi ha ribadito il no a un accordo con l’Udc. «Non dovremmo fare l’accordo con Casini: Vendola dice che vuole sentire profumo di sinistra, questo è profumo di inciucio», ha detto Renzi. Il sindaco ha poi ribadito che l’obiettivo dovrebbe essere stato quello di catturare i voti dei delusi del centrodestra non «mandare Casini in franchising a prenderci i voti dei moderati».
«L’ultima volta che abbiamo voluto far tutto da soli ha vinto Berlusconi», è stata la replica di Bersani, aperto a un Pd alleato con i centristi. «Rivolgersi in modo aperto alle formazioni di centro, moderate, europeiste, democratiche che rifiutano derive populiste, revival con la Lega. Io non voglio far regali a Berlusconi», ha detto il segretario. Con queste forze «ci saranno alleanze? Non so, se c’è una disponibilità programmatica siamo disposti a verificarla. Ci conviene tenere la testa un po’ aperta», ha spiegato Bersani.
«Sei sicuro che riusciamo a tenere tutte le anime insieme?La nostra preoccupazione è finire come l’Unione del 2008», ha detto ancora Renzi. «Attenzione a non usare l’argomento dell’avversaio», è stata la secca replica del segretario.
I ministri. Per Renzi 10, 5 donne e 5 uomini. Per Bersani 20, fra ministri e vice, con un rinnovamente generazionale.
Le prime tre cose. Bersani propone la cittadinanza per i nati in Italia, una legge sull’anticorruzione e qualcosa sul lavoro e la piccola imprese. «Poi lascerei qualche sorpresa», aggiunge. Renzi vuole fare tre cose sul lavoro: ci sono troppe norme, spiega, ci vuole una legge con massimo 60 articoli e traducibile in inglese. Poi semplificare la burocrazia e un piano per l’innovazione e il digitale.
Bersani e Renzi concordano sulla necessità di riconoscere i diritti alle coppie omosessuali. «Nei primi 100 giorni davvero – sostiene Renzi – serva la civil partnership inglese, uguali diritti per coppie dello stesso sesso, in passato abbiamo perduto un’occasione su omofobia e diritti civili». Bersani evita la polemica e assicura «le unioni civili secondo la legge tedesca, che Casini sia d’accordo o meno e una legge contro l’omofobia».
Scontro sul voto Onu sulla Palestina. Bersani è poi intervenuto a proposito del voto all’Onu di domani sulla richiesta della Palestina a diventare Paese osservatore: «Dobbiamo votare sì, altrimenti avrà ragione Hamas». Se non si risolve il problema israelo-palestinese, «se non riusciremo a trovare per questi due popoli qualcosa di positivo, non si risolve nulla» nello scacchiere mediorientale, dice il segretario Pd. «Qui ci sono due popoli – uno insicuro, uno umiliato – che non si parlano. L’Italia e l’Europa devono allora incoraggiare le forze moderate» e «puntare sull’evoluzione del processo democratico». Renzi controbatte: «Non sono d’accordo sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto Israelo-Palestinese: il problema è l’Iran e se non raccogliamo il grido di dolore dei ragazzi di quel Paese, se non risolviamo lì non risolviamo nemmeno la questione tra Israele e Palestina, e un’Europa degna di questo nome non deve lasciare solo gli Stati Uniti» di fronte a questo. «Io credo – ha replicato Bersani – che sono questioni importanti e che il Pd dovrebbe avere una voce sola. Tutti i Paesi del Mediterraneo voteranno sì. Io ritengo che l’Italia dovrebbe parlare con tutti ma incoraggiare le posizioni moderate».
Gli F-35. Chiusura della missione in Afghanistan nel 2013 e rivedere la questione degli F-35: «A Obama direi parliamone vedendo come si può risagomare la cosa». Bersani avanza la sua proposta nel corso del dibattito tv, ma Renzi ha subito replicato: «Sull’Afghanistan la chiusura è già decisa nel 2014, sugli F-35 io ho proposto il dimezzamento ma non dipende da noi. Non facciamo demagogia, proprio te Pierluigi».
Le scuse. «È chiaro che viene in mente mia moglie e le figlie per tutto il tempo che ho rubato a loro. Poi chiedo scusa al mio bravissimo parroco per lo sciopero dei chierichetti, era giusto farlo ma lui ci soffrì». Sono le scuse che Bersani rivolge rispondendo alla domanda «con chi si scuserebbe?» durante la sfida tv. Per Renzi, «il primo pensiero va a moglie e figli ma soprattutto a mio fratello, laureato 110 e lode in medicina, ma ha lasciato l’Italia perchè ha detto che se faceva il medico a Firenze si dirà che sono il fratello del sindaco».
L’appello finale di Renzi: «Contro ogni pronostico siamo arrivati a un ballotaggio che è più di una finale», è la scelta tra due tipi di cambiamento «uno basato sulla sicurezza e uno sul coraggio, sul rischio. Ma oggi il vero rischio è non rischiare» e «se vi va di credere nel domani, andate a sceglierlo nelle primarie del centrosinistra», afferma il sindaco.
L’appello finale di Bersani. Il segretario lo dedica a una bimba, Lucrezia di 4 anni: «Ieri mi ha fermato e mi ha detto: per Natale voglio una bambola rossa e lo stipendio per mamma. Non riuscirò a risolvere tutto ma cercherò di guardare il mondo da quel punto di vista lì perché se lo si guarda da quel lato si fa un Paese migliore. Dal lato della gente più debole e si richiama la solidarietà di tutti per chi ne ha di più di problemi». Bersani invoca poi «un rinnovamento delle persone e cambiare il meccanismo che abbiamo alle spalle: il ghe pensi mi è alle spalle, è il passato». «Il nuovo – conclude – il segretario – è governare mettendosi all’altezza degli occhi dei cittadini e della vita comune, questo è il nuovo. Verità, semplicità, solidarietà e equità. Facciamo uno sforzo comune e ne veniamo fuori».